Durante il mese di ottobre, le repubbliche dell’Equador e del Chile sono state scosse da ventate di protesta scatenate dagli ennesimi aumenti tariffari: la classica “goccia che fa traboccare il vaso” di una condizione economica e sociale al limite della sopravvivenza.

In questa breve notarella, tralasciamo cronaca e analisi di queste esplosioni di malcontento popolare e non saremo certo tra coloro che, pur comprendendo le ragioni di chi scende in piazza, prendono poi le distanze dai “violenti” e si rammaricano che questi “conflitti” non si siano ancora suicidati nel quadro delle… norme di Santa Democrazia Martire Protettrice e Madre dello Stato Borghese. Quel che ci ha colpito è stata una frase esagerata di Sua Eccellenza il Capo dello Stato della Repubblica del Chile Sebastian Piñera che ha preceduto la prevedibile geremiade a proposito delle proteste durante le quali “unico scopo dei responsabili è quello di causare il maggior danno possibile”. Scatenando la violenta repressione poliziesca, Piñera ha infatti giustificato la presenza nelle strade dell’esercito e dei carri armati dichiarando che “siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno”.

 

Magari fosse vero, Presidente!... E, però, nello stesso tempo, complimenti per la previsione!…

Oggi, vi trovate di fronte a una spontanea ribellione popolare che ha il solo scopo di riempire le sporte di tutte quelle merci (e servizi) che salari e stipendi non possono pagare; e l’aver mandato arrosto una sede dell’azienda elettrica, qualche stazione della metropolitana e una sede dell’anagrafe, contrariamente all’impressione del capo di Stato di essere “ben consapevoli del fatto che hanno gradi di organizzazione e logistica, tipici di una organizzazione criminale”, ne è solo una esasperata conferma.

E’ invece del domani, in realtà e a ragione, che vi state preoccupando (e vi dovete preoccupare!), quando, sedimentando la semplice ed esasperata rabbia popolare, a sua volta il proletariato cileno dovesse “accorgersi” di essere intrappolato nella prigione del vostro Stato capitalista ed essere vittima del dominio borghese.

Per ora avete solo paura della vostra paura.

Il vostro terrore arriverà quando, sbollita la rabbia, un po’ più di qualche proletario comincerà a intuire che svuotare gli empori riempie solo una borsa per un giorno e che per mantenerla piena a tempo indeterminato bisogna combattere il sistema di potere che garantisce l’esistenza di questo mercato che monopolizza la proprietà privata di queste “merci e servizi” e soprattutto dei mezzi con cui si producono.

Il vero terrore arriverà quando sempre più vasti settori proletari riconosceranno a loro volta di “essere in guerra con un nemico potente e implacabile” e di aver bisogno, per combattere, del Partito Comunista, l’unica arma e guida, l’unico organo, che può permettere alle “classi oppresse” di vincere questa guerra: cioè di compiere la rivoluzione che abbatte e disarticola lo Stato della dittatura borghese e organizza le strutture del dominio proletario – la dittatura della nostra classe che, sotto la guida del Partito Comunista, permetterà di sradicare la necessità di ogni stato, ogni divisione di classe, ogni privatizzazione delle risorse e dei bisogni di tutti gli esseri umani.

Postilla

Nel corso della medesima dichiarazione, l’Illustre Presidente, insistendo su un supposto carattere “organizzato” delle proteste, si è lagnato del fatto che “unico scopo” dei responsabili “ è quello di causare il maggior danno possibile”. Lo stesso concetto espresso dal suo collega Macron, con altre francesi parole, nel corso delle marginali “devastazioni” causate dalla parte più simpaticamente esasperata degli ormai decotti “panciotti gialli”…

A questo punto, noi puntigliosi e spaccacoglioni comunisti tocca, come sempre e come al solito, precisare.

Cari Presidenti, i “danni” da voi lagnati sono solo una momentanea distruzione di un “eccesso di merci”, rappresentato da vetrine, negozi, beni di consumo, stabili e simili. In un momento di “crisi”, come quello in cui viviamo, in fin dei conti sono, per voi, una boccata di ossigeno: bisognerà pur ricostruire… e investire, comprare materie prime, utilizzare un po’ di capitale fisso, pagare un po’ di salari, et voilà D-M-D’ il gioco è fatto. Il danno diventa un utile – benché piccino – affare.

Il vero “danno” non lo può causare l’esasperato “popolo”, ma solo il proletariato. Il vero “danno” non è spaccare tutto, ma interrompere e rallentare il meccanismo della produzione delle merci e dei servizi ed è lavoro nostro. Siamo noi, senza riserve, che scendiamo in sciopero e inceppiamo il meccanismo. Eccolo lì vero danno: eccola lì l’interruzione di D-M-D’, eccolo il borsellino che non si riempie…

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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