Scena prima. Milano, sabato 2 marzo u. s. Un corteo di almeno 200mila persone sfila per le strade della città, riempiendo infine Piazza Duomo. Canti, balli, colori, bambini, vecchi, uomini, donne, carrozzine, cani e biciclette, l'ANPI e l'Azione Cattolica, italiani e stranieri, scouts e cattolici cinesi, studenti e studentesse, combattenti e reduci… Tutti insieme, con gioia pacifista, non-violenta e arcobaleno, a dire “No al razzismo!”.

Scena seconda. Milano, venerdì 15 marzo u. s. 100mila giovani disertano le aule delle scuole di ogni ordine e grado fino a quelle universitarie per aderire allo “Sciopero per il clima”, nutrito drappello d'un movimento mondiale che raccoglie milioni di ragazzi e ragazze, con lo slogan “Vogliamo avere un futuro!” gridato a vecchie generazioni che sembrano sorde al richiamo. “E' il nostro '68!”, proclamano dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, e dalla Svezia alla Calabria

Dissolvenza.

Scena terza. Muggiò, Milano, 4 marzo u. s. Cancelli della Toncar, specializzata in stampa e spedizione di figurine e materiale di pubblicità. I lavoratori, molti dei quali extracomunitari, picchettano i cancelli dopo che l'azienda, attraverso un fasullo cambio d'appalto, ha licenziato in blocco 78 di loro. Le “forze dell'ordine”, intervenute in gran numero, sfoderano i manganelli e picchiano duro, calci e pugni, e agitano il loro nuovo gioiellino, il taser: alcuni feriti, lavoratori condotti in questura, il delegato dei lavoratori fermato e minacciato di applicazione immediata del Decreto Salvini (leggi: foglio di via).

Scena quarta. Cancelli della Zara di Castel Giubileo (Roma), 6 marzo u. s.. I lavoratori che da una settimana bloccano il magazzino della ditta d’abbigliamento, rivendicando il ripristino del contratto nazionale della logistica e gli arretrati di 10 anni (lavorano anche 220-230 ore al mese, invece delle 168 previste, senza un euro di straordinario), vengono aggrediti da una squadraccia di vigilantes armati di taser: tre lavoratori in ospedale, uno con prognosi di 20 giorni, uno con fratture scomposte, altri con escoriazioni varie per l'uso della famigerata pistola elettrica.

(continua)

Commento (che non trovate su nessun Dizionario del cinema). “Che c'entrano i cortei con questi episodi?”. C'entrano eccome! Là si opera, a livello ideologico, amplificato da tutti i microfoni e da tutte le pagine di giornale, per sviare dalla reale natura di problemi reali (il razzismo, l'ambiente) e condurre chi se li pone verso soluzioni del tutto irreali, per alimentare un blando approccio riformista che non conduce da nessuna parte e lascia così com’è il mondo del capitale, dello sfruttamento dell’uomo, della donna della terra su cui viviamo. Qui si fa largo uso di manganello e pistola elettrica per intimidire, paralizzare, isolare e, apertamente, ferire i lavoratori in lotta, meglio se immigrati perché così si creano altre fratture dentro la classe proletaria. Le guance dipinte d’arcobaleno o di verde da una parte e il taser stretto in pugno dall’altra: le due facce della medesima repressione borghese.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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