Sul sito della rivista “Internazionale” è apparso di recente un breve articolo a proposito dell’uso della lingua sul posto di lavoro e nei rapporti tra imprenditore e dipendente (Neha Thirani Bagri, “Nella lingua usata dalla Gig Economy spariscono i dipendenti”, 12 aprile 2017). Ne riportiamo alcuni passi:

Le Startup della cosiddetta gig economy (un modello economico basato su prestazioni lavorative temporanee) sono molto criticate per il modo in cui trattano i loro lavoratori. Aziende come Uber e Postmates sostengono che i loro collaboratori sono lavoratori autonomi o appaltatori indipendenti più che dei dipendenti a tempo pieno. A questa flessibilità si affianca la mancanza di servizi e di sicurezza sul lavoro che i lavoratori si aspettano dalle aziende. Un’inchiesta recente del ‘New York Times’ ha scoperto che Uber sta sperimentando le scienze comportamentali per spingere i lavoratori (teoricamente indipendenti) a lavorare più ore, a volte in orari e in posti meno redditizi. […] Il ‘Financial Times’ è venuto in possesso di un documento che illustra le linee guida linguistiche di Deliveroo, un’azienda di consegne a domicilio con sede nel Regno Unito. Il documento mostra fino a che punto le aziende della sharing economy si spingono pur di limitare il rapporto di lavoro e le responsabilità verso i loro lavoratori. Le sei pagine di ‘cose da dire e da non dire’ spiegano allo staff di Deliveroo come rivolgersi ai propri corrieri (anche se l’azienda preferisce chiamarli ‘fornitori indipendenti’). Espressioni come ‘vi paghiamo ogni due settimane’, per esempio, vanno evitate e sostituite con la formula ‘le fatture dei guidatori sono processate a cadenza quindicinale’. La scelta delle parole ha delle conseguenze per i rider che lavorano con Deliveroo: definendoli ‘fornitori indipendenti’, l’azienda non è obbligata a garantire i benefici previsti dal diritto britannico. […] Adesso il governo britannico sta sostenendo che forse aziende come Deliveroo esercitano sui propri lavoratori un controllo tale da non permettere di definirli appaltatori indipendenti, e ha commissionato una relazione per verificare se le norme sul lavoro debbano essere aggiornate per riflettere le realtà della nuova economia della condivisione. […]”

Ci par di sentire Nanni Moretti che in “Palombella rossa” sbraita che “Le parole sono importanti!”. Ma, tralasciando le riflessioni fini a se stesse sull’importanza della lingua, è ancora una volta evidente il grado di crisi cui è arrivato il mondo del lavoro sotto la dittatura del Capitale. In barba ad ogni chiacchiericcio, per le imprese è sempre più difficile mantenere dipendenti assunti regolarmente e il precariato diffuso, lo stagismo e queste forme di collaborazione senza uno straccio di garanzia stanno dilagando in modo sempre più invasivo e generalizzato. E, quel che è peggio, tali – bisogna dirlo – meccanismi di sfruttamento della classe lavoratrice vengono regolarmente infiocchettati, edulcorati, e serviti in pasto a chi non può che accettare, come acqua putrida in bocca un assetato.

L’utilizzo spesso ingiustificato della lingua inglese, l’italianizzazione vomitevole di termini stranieri, l’invenzione di nuove parole ispirate alla sfera della tecnologia e l’utilizzo di espressioni dalla forma ambigua e scivolosa, sono gli strumenti del mestiere, giacché la lingua in sé è a tutti gli effetti un’arma, oggi in mano alla classe dominante. Così, “Lavorare per Deliveroo” diventa “Lavorare con Deliveroo”, in un bieco tentativo di coinvolgimento, appendice ultima di quella balla che è la comunanza di interessi tra lavoratore e imprenditore; l’inizio del turno diventa il “Login” che suona più volontario e meno imposto; il licenziamento – che brutta parola! – viene chiamato “Interruzione di prestazione”...

In questo stucchevole vortice di parole nascoste ed espressioni assurde, l’impresa sceglie di rinunciare al verbo “Assumere”, preferendo l’espressione “Far salire a bordo”. Sì, a bordo di una barca che sta per affondare e su cui noi – avendo ben altra rotta – non saliamo e non saliremo.

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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