Lacrisidi sovrapproduzione

La sovrapproduzione di merci e capitali porta al collasso, più o meno lontano, dell'intero sistema produttivo capitalistico: i mercati sono saturi; le merci, di ogni genere, imperversano dappertutto e restano invendute; e a complicare la situazione ci si mette anche la tasca del “cittadino”, sempre più vuota. Ecco allora che il capitale, per necessità, diviene inventivo, elabora le più bizzarre iniziative per vendere: “compra due e prendi tre”, “accumuli tremila bollini e hai diritto a uno sconto”, “arrivi al negozio e vesti la famiglia, perché sei il 20° cliente”, “ti rottamiamo le scarpe vecchie con un paio di nuove”...

Ma può diventare estroso nel senso cattivo del termine, perché in guerra tutto è lecito. Da uno studio commissionato dai Verdi tedeschi a scienziati ed economisti (Repubblica, 21 marzo 2013), “si scopre” che il capitale ha messo a punto una strategia per aumentare le vendite ai danni dei consumatori. Il principio si chiama “obsolescenza programmata”: serve a produrre e vendere di più. Lo studio “ha rivelato” che certi elettrodomestici (lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie) sono stati programmati per autodistruggersi dopo la scadenza della garanzia: la loro durata media è crollata dai 12 anni del 1998 ai 6 anni e mezzo attuali, ai 3 per i prodotti più economici. Le TV ultrapiatte sono fabbricate con condensatori di poco valore, che di solito bruciano quando la garanzia è scaduta. E la cosa riguarda anche i nuovi strumenti della comunicazione mobile, dall'iPod a diversi smartphone, computer, ecc.: le loro batterie non sono sostituibili, ripararli è impossibile, o troppo difficile e costoso. Il capitale è proprio è proprio un bel... furbetto.

Inflazione e deflazione

Rallenta ancora l’inflazione: secondo stime diffuse dall’Istat, nel mese di marzo il tasso di crescita dei prezzi al consumo si è fermato all’1,7% con un sensibile calo rispetto all’1,9% di febbraio (La Stampa, 30 marzo 2013). L’inflazione che rallenta è una bandiera che il Capitale sventola per dimostrare la propria sovranità sull’economia: più dimostra di dominarla, più riesce ad assumere il ruolo di garante contro la crisi economica, e il popolino, digiuno di problemi economici e cresciuto nell’idea che l’inflazione è il demone da combattere, tifa per chi riesce a tenere sotto controllo questa “piaga sociale”. Ma, se è vero che da un lato l’inflazione è segno che qualcosa non va sul mercato tra vendita e consumo, è altrettanto vero che essa viene usata come “cavallo di Troia” per aumentare i prezzi e compensare così, in maniera forfettaria, le perdite avute dal calo dei consumi. Ed è quest’ultimo passaggio che fa tremare i polsi al Capitale: vendere sotto costo ed essere travolto dalla deflazione – l'altra, vera bestia nera. E, se i dati dell’inflazione, riportati nella Stampa del 30 marzo 2013, sono veritieri, per noi... avvoltoi comunisti vanno bene: a marzo 2012, è al 3,3%; a ottobre, è al 2,6%; nei primi mesi del 2013: gennaio 2,2%, febbraio 1,9% , marzo 1,7%.

Il rischio che i prezzi inizino a scendere a causa della crisi economica e della scarsità di denaro in circolazione preoccupa molti ed è gioia per altri (per noi comunisti del “tanto peggio tanto meglio”!). Ma per gli economisti borghesi e “neo-marxisti”, un calo dei prezzi leggero e temporaneo non sarebbe necessariamente una catastrofe: “ci sono stati casi di deflazione accompagnati da una crescita dell’economia”, dicono. Contenti loro... Ma proviamo a domandare a questi cervelloni: “Se però la deflazione è forte e non breve, i rischi sono elevati?”. E qui cade l’asino: nessuno di lor signori ha la risposta e la soluzione del problema. E ciò perché il capitale e la sua brama di profitto escono da ogni calcolo razionale e creano, essi stessi, una spirale deflazionistica: caduta della produzione, riduzione dei salari e dell’occupazione. Ma niente paura! la “politica”, il “buon governo”, riusciranno ancora una volta superare il momento difficile. Tassi d’interesse vicino allo zero e interventi di liquidità da parte delle banche centrali possono, secondo quei cervelloni, interrompere la spirale deflazionistica. Auguri vivissimi!

Il Giappone non gli ha proprio insegnato niente: contaminato dalla deflazione, nel decennale precedente, non è riuscito a risolvere il problema nonostante l’abbassamento dei tassi d’interesse. Il problema, per i cervelloni, è che il Giappone non ha risolto il problema per motivi... sociologici (sic!).

La deflazione è un problema economico e il modo di produzione capitalistico è internazionale. Infatti, la deflazione incide sui mercati, sulla distribuzione e, udite! udite!, è vittima della poca velocità con cui il capitale, in questo momento, gira – un messaggio per i No Tav! A conclusione, si può ben dire che la Vecchia Talpa lavora con ritmi da stacanovista.

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°03 - 2013)
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