Mentre l'insieme dei lavoratori non riesce ancora a reagire e a contrastare disoccupazione, precarietà, progressivo aumento del costo di abitazioni, beni energetici e di consumo, distruzione dell'ambiente, nocività e omicidi nei posti di lavoro (e i venti di guerra che spirano sempre più forti), la repressione si scatena contro le purtroppo sporadiche reazioni di lotta e organizzazione.
Nel giro di pochi giorni intorno al 23 marzo, nella sede di Genova del S.I. Cobas ha fatto irruzione un manipolo di energumeni; nel Piacentino, nel corso di un’azione sindacale, un lavoratore è stato accerchiato e malmenato dai gendarmi; e un paio di settimane prima, a Napoli, non meglio identificati individui hanno devastato una sede della peraltro ben poco combattiva CGIL e preso a sberle un funzionario della FIM.


Fatto ancor più significativo, la magistratura bolognese ha notificato la conclusione di un’inchiesta a carico di alcuni operatori sindacali e lavoratori iscritti al S.I. Cobas, accusati di “comportamenti ricattatori”, “corruttivi”, “di stile mafioso”, e così via... Non è la prima volta che, proprio nelle zone dove i lavoratori esercitano il loro dovere di sciopero e di organizzazione con il metodo della lotta che colpisce duramente e direttamente l'interesse economico padronale, le istituzioni dello Stato democratico accorrono in soccorso delle aziende! Sono talmente tante le regole e regolette cui possono ricorrere per ingabbiare la lotta sindacale che gli è sempre facile trovare il cavillo con cui trattare da “delinquenti” i lavoratori, quando, con coraggio, reagiscono ai vincoli e così ottengono ciò che gli è semplicemente dovuto.
Come sempre, il nostro Partito esprime la propria solidarietà militante ai lavoratori e ai sindacalisti colpiti ancora una volta dalla violenza dei crumiri pagati da padroni e padroncini e da quella dello Stato che è sempre e solo il capitalista collettivo e le cui istituzioni garantiscono fino alla morte la proprietà privata dei mezzi di produzione, della terra e della ricchezza prodotta dalla divisione sociale del lavoro... È la stessa solidarietà che portiamo ai militanti dei movimenti sociali (come quello che si oppone alla devastazione della Val Susa, ma non solo), parimenti colpiti dalla repressione, anche quando non condividiamo le loro posizioni anarchicheggianti e libertarie.
Verrà il momento in cui la nostra classe ritroverà quell'energia di lotta che ci permetterà finalmente di difenderci e rompere il monopolio della violenza dello Stato: l’energia che tanto agita il sonno dei nostri nemici! In vista di quel momento, bisogna prepararsi già da ora, rafforzando le lotte e l'organizzazione di difesa economica e sociale; ma soprattutto organizzandosi nel Partito Comunista, fuori e contro il politicantismo elettoralesco, demagogico e riformista.

 

26/3/2022

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