Da giorni, a Santiago e in altre località del Cile, proletari e masse proletarizzate sono scesi in strada e si sono scontrati con le “forze dell'ordine”: un'autentica sommossa – completa di assalti a supermercati – contro il continuo peggioramento delle condizioni di vita. Il potere borghese ha subito riconosciuto il proprio antagonista storico. Nel proclamare lo stato d'emergenza e il coprifuoco e nell'inviare 10mila militari a pattugliare le principali città, il presidente Piñera ha dichiarato infatti che “il Paese” sta vivendo “una guerra” contro “un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno” (vedi www.corriere.it).

 

Noi comunisti guardiamo con interesse ed entusiasmo a questa rottura dell'ordine stabilito, molto simile a quella prodottasi da settimane in altra parte del mondo (il Libano): non solo perché segnala una volta di più che le contraddizioni dentro il mondo capitalistico vanno facendosi via via più acute, ma anche perché il potere ha detto con chiarezza ciò che è nella realtà delle cose, anche se fatica ancora a farsi strada nelle dinamiche della nostra classe: che cioè tra capitale e lavoro non ci può essere conciliazione, ma solo antagonismo aperto. Perché questo antagonismo non rimanga però al livello, importante ma non risolutivo, della sommossa, bisogna che il proletariato imbocchi la strada della prospettiva rivoluzionaria internazionalista e che le sue avanguardie di lotta si orientino con fermezza e decisione verso la necessaria preparazione rivoluzionaria – cioè, verso il Partito comunista internazionale.

23/10/2019

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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