Da un po' di tempo, s’assiste al tentativo degli intellettuali “esecutori” del potere (i suoi “teorici” e imbonitori) di mostrare il mondo attuale come il “migliore dei mondi possibili”. Al tempo stesso, ecco una folta schiera di altri intellettuali (quelli in… lista d’attesa), che si dedicano all’osservazione e denunzia di un mondo definito figlio di un “capitalismo barbaro”: di norma, a contestare l'affermazione che questo sia il “migliore dei mondi possibili”, sono, a volta a volta, i fautori di un “capitalismo buono” o “dal volto umano”, i riformisti, gli indignati, i sostenitori della “vera democrazia”, etc. etc.

Non ci arruoliamo certo in questa schiera!

Viene infatti da ridere nel vedere la replica di un'antica rappresentazione: non era la nobiltà a proporre quello feudale come “il migliore dei mondi possibili”? E lo facevano bene, e col divino sostegno di preti e predicatori! E non erano gli illuministi (vedi Voltaire, col suo Candido) a voler distruggere in breccia quella tesi? Non crediamo, tra l'altro, che alcuno saprebbe o potrebbe meglio di Voltaire, con pari ironia ed efficacia, distruggere definitivamente la teoria, reazionaria, del “migliore dei mondi possibili”.

I marxisti (o meglio: i comunisti) non hanno bisogno degli ideali illuministi (che sono a buon titolo gli ideali della borghesia), per spiegare e cambiare il mondo. Nell'attuale risvolto storico, in cui la crisi morde il sedere al capitalismo mostrandone ancor più i limiti distruttivi, la borghesia e i suoi lacchè si guardano bene, tra l'altro, di presentare il mondo d'oggi come il migliore possibile. Ora, borghesia, riformisti, indignati, veri democratici, etc., sembrano proporre piuttosto la “teoria del meno peggio”. Così, a chi attacca il governo Monti dicono che è sempre meglio di Berlusconi (o almeno “meno peggio”). Se ti lamenti della disoccupazione o dei salassi di Monti, ti ammoniscono dicendo che “l'alternativa  è la Grecia” (quindi, scegliete il “meno peggio”). Indignati, riformisti, veri democratici, sinistri vari (nel senso di “biechi”!) sono tutti impegnati a spiegare che è meglio un pezzo di pane duro che un pugno in un occhio.

Vediamo allora se troviamo il modo di confutare la “teoria del meno peggio”. Gli illuministi non pare possano aiutarci. Conviene ricorrere alla scienza. E il signor Galileo, di epoca non sospetta, ci suggerisce il metodo sperimentale (ma prima di procedere all'esperimento, chiediamo alle associazioni di difesa degli animali di non allarmarsi: l'esperimento che ci accingiamo a compiere non è reale, ma solo virtuale). Dunque: prepariamo una pentola di acqua bollente e buttiamoci dentro una rana; questa schizzerà via a cercare refrigerio altrove, pensando e congratulandosi con se stessa: “Perbacco, l'ho scampata bella!”. Prendiamo un'altra rana, mettiamola in una pentola di acqua fresca e sotto accendiamoci il fuoco: l'acqua, lentamente, si riscalderà, ma, sorpresa!, la rana non schizzerà via e alla fine finirà lessa, senza alcuna protesta o tentativo di fuga. Immaginiamo il modo di pensare della rana: si sarà detta “Comincia a far caldo nell'acqua, figuriamoci fuori!”, e così, fiduciosa, è rimasta immersa nell'acqua. Ha scelto ciò che sembrava il… “meno peggio”.

Ciò dimostra che il “meno peggio” è il “peggio possibile”, e comunque il “peggio più o meno”.

Riformisti, indignati, veri democratici, verdi, ambientalisti, ultrademocratici, rattoppatori vari vorrebbero tutti, in omaggio al principio del “meno peggio “, sostituire le catene d'acciaio che ci legano con catene in fibre di carbonio, molto più leggere (e ciò viene contrabbandato come un “miglioramento delle condizioni di vita”!), ma molto più difficili da spezzare.

I comunisti al contrario propongono ai lavoratori di spezzare ogni catena per guadagnare il mondo!

 

Partito Comunista Internazionale

(il programma comunista n°05 - 2012) 

 

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