DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Risposta a due lettori. Un lettore francese ci ha di recente scritto per stabilire un contatto e iniziare una corrispondenza. Fra i punti sui quali chiedeva chiarimenti, c'era quello riguardante il “funzionamento” del partito, le sue caratteristiche organizzative e le sue modalità di intervento. Gli abbiamo risposto, sinteticamente, come segue:

“Principi – Teoria – Programma – Tattica – Organizzazione formano un tutto unico e non ha senso cercare di estrapolare un elemento.

“Il nostro 'centralismo organico' (obiettivo sempre da raggiungere, o meglio da conquistare nella vita e nel lavoro di partito) discende direttamente dalla teoria, dal programma, dalla tattica, e al tempo stesso ne rende possibile l’attuazione.

“Si insiste innanzitutto sul 'centralismo': per i comunisti è un principio, che si coglie nella teoria, si traduce nel programma ed è elemento fondante della tattica; e, al concetto di 'centralismo democratico' (legato soprattutto a una situazione di 'rivoluzione doppia', proletariato+contadiname povero), si oppone quello di 'centralismo organico', che vede nel Partito per l'appunto un organismo, nel quale tutte le funzioni devono operare in maniera coordinata, collettiva e mirata, sulla base di un 'piano' unico.

“Abbiamo quindi al nostro interno una gerarchia fondata su questo centralismo organico: ciò vuol dire che non abbiamo meccanismi democratico-elettivi al nostro interno (né congressi che decidano sulla 'linea' da seguire, né correnti o frazioni), bensì funzioni coordinate collettivamente e fondate su una teoria, un programma, una tattica noti a tutti i militanti, da essi riconosciuti e per essi vincolanti.

“L'adesione al partito è libera come libera ne è l'uscita: non esistono né esami d'ammissione né voti o medaglie né processi. Esiste una selezione naturale basata sul lavoro collettivo di partito, cui tutti danno il proprio contributo, sulla base di una centralizzazione di compiti, di fini, di funzioni.

“Siamo strutturati per sezioni (per ora, Italia e Germania, con compagni isolati in altri paesi), che svolgono un lavoro interno ed esterno coordinato centralmente, che preparano teoricamente e politicamente gli elementi che si avvicinano a noi, con l'obiettivo di farne quadri militanti; e che, nei limiti delle forze disponibili, intervengono nelle lotte proletarie con l'obiettivo di indirizzarle e possibilmente dirigerle.

“L'intervento nelle lotte proletarie non privilegia un ambito particolare: noi interveniamo a fianco della classe proletaria nelle sue lotte, dentro e fuori i sindacati ufficiali, senza accettare cariche che non siano quelle che la stessa base proletaria ci affida avendo riconosciuto nei nostri militanti gli elementi più combattivi e dotati di una prospettiva ampia, non localistica e non contingente. Nei sindacati ufficiali, la nostra azione è rivolta, in ogni caso, a 'risvegliare' le possibilità di lotta  e dunque si situa sempre in opposizione e contro i 'burocrati sindacali'. Il nostro intervento nelle lotte è volto a orientare la classe verso la necessità di darsi strutture organizzate e stabili di difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro. Queste strutture (organismi di base) possono solo nascere attraverso l'esperienza delle lotte e non attraverso accordi fra gruppi o pianificazioni fatte a tavolino con elementi appartenenti ad altre formazioni politiche, con le quali noi non facciamo accordi e non costituiamo fronti.

“In questa fase, oltre a intervenire negli spiragli che possono aprirsi a prospettive di lotte classiste, è di primaria importanza la preparazione rivoluzionaria dei militanti, e soprattutto delle giovani generazioni di avanguardie che si avvicinino a noi.

“È necessario poi assimilare con rigore e attenzione le 'Considerazioni sull’organica attività del partito quando la situazione generale è storicamente sfavorevole' (1965), le 'Tesi sul compito storico, l’azione e la struttura del partito comunista mondiale' (1965) e le 'Tesi supplementari' (1965-66). Si possono leggere tutte nel nostro sito”.

***

Un lettore italiano ci ha invece scritto, chiedendoci “quale sia il vostro programma, la vostra linea di azione politica”. Gli abbiamo risposto come segue:

“Non abbiamo ben capito il senso della tua osservazione/domanda...
“Se ci chiedi una soluzione immediata, una piattaforma di richieste che possano da sole risvegliare la nostra classe dalla lunga narcosi in cui per più di mezzo secolo è stata costretta dalla peggiore ‘ondata’ di controrivoluzione mai esistita, non possiamo certo dartela...
“La nostra azione politica segue l'indicazione dialettica per cui i comunisti agiscono tra i ranghi della classe nella consapevolezza che solo le contraddizioni materiali costringeranno l'immensa schiera dei venditori di forza lavoro a mettersi in un movimento del cui antagonismo politico saranno costretti ad essere protagonisti senza saper bene dove si andrà a finire....
“Il nostro lavoro consiste nel preparare la classe a trovare attraverso quelle lotte l'orientamento verso lo scardinamento rivoluzionario delle istituzioni politiche mediante le quali la ‘borghesia’ esercita il suo dominio.
“In parole semplici, al limite dello slogan, la classe ‘sarà costretta a fare la rivoluzione’ mentre il partito deve dirigere il processo rivoluzionario verso ‘un nuovo mondo’...
“Il partito prepara la classe alla rivoluzione accompagnandola nella concretezza delle sue esperienze di lotta con indicazioni che contrastino l'azione politica delle forze borghesi che a loro volta agiscono nel generale movimento sociale. Per esempio, nell'ambito di questo momento storico ovunque le nostre forze ce lo permettano, lavoriamo affinché sulla base di contenuti e metodi ‘classisti’ e dalla esperienza reale delle lotte stesse si riorganizzi un movimento di resistenza economica (sindacato di classe) che superi le barriere di luogo di lavoro, categoria ecc... e che, a fronte dei cambiamenti organizzativi imposti dalla stessa crisi (per esempio la riduzione della concentrazione operaia negli stabilimenti...), si occupi e preoccupi di tutti i lavoratori,occupati disoccupati precari precarizzati..., presenti sui territori abbinando alla ‘tradizionale’ ‘rivendicazione salariale e normativa’ obbiettivi ‘sociali’ (dalla organizzazione ‘autogestita’ delle casse di resistenza al ‘diritto’ alla salute e alla casa...)
“Il partito prepara la classe alla rivoluzione mantenendo e difendendo la teoria, cioè la concezione materialistica della storia e la più serrata critica dell'economia politica borghese, sottoponendo alla critica dialettica ogni evento della società contemporanea, senza ripetere come eruditi pappagalli ‘il verbo dei padri fondatori’... e senza cedere alla lusinga cinica e disincantata delle novità dell'intellettualismo contemporaneo.
“Il partito prepara la classe alla rivoluzione difendendo, diffondendo, propagandando i principi del comunismo e i suoi obbiettivi di trasformazione radicale della società umana nella consapevolezza che le forze  di produzione sono a tal punto mature che ogni ipotesi di riforma delle forme di produzione in cui sono mantenute è solo una mistificazione reazionaria e conservatrice.
“Il partito prepara la classe alla rivoluzione dimostrando e propagandando che, anche in quest'oggi di controrivoluzione e dominio della borghesia – ideologicamente pratico e concretamente mistificato – , le istituzioni e gli organi del potere ‘democratico’ attraverso la pratica ‘falsa coscienza’ di un dogmatico ‘interesse e bene comune’ non sono altro che vincoli e catene attraverso le quali il Capitale garantisce la propria perniciosa sopravvivenza: vanno distrutte tutte, dai parlamenti ai tribunali, dalle forze dell'ordine alle università.
“I comunisti, organizzati nel partito, sono consapevoli di agire e vivere in un momento storico molto particolare, certamente differente da quelli vissuti dai compagni che li hanno preceduti, di un processo storico lungo, articolato, il cui sbocco, oltre che dalle cause oggettive del suo esplodere, dipende e dipenderà dal loro lavoro collettivo: la direzione del processo rivoluzionario sarà l'esito di questo lavoro di preparazione che non si improvvisa. Sono altresì consapevoli del fatto di non essere una setta di illuminati ed infallibili cospiratori, ma proprio perché espressione politica teorica organizzativa della classe proletaria sono altrettanto consapevoli della necessità di commettere il minor numero possibile di errori di riconoscerli e di superarli.
“Questo è il lavoro che ci aspetta. Ed è un lavoro che chiede forza e costanza. E' un lavoro che non offre ‘cadreghe’, ‘onori’, ‘stipendi’, tantomeno l'‘aura del martirio’ o la gloria di un posto nella storia.... ma tanta, tanta fatica, sì.
“Puoi dunque continuare a seguirci, ad osservarci... a chiederti (e chiederci) ‘se ce la faremo’... noi continueremo a seguire il nostro istinto di classe.
“Se invece al posto di stare alla finestra qualcosa ti spingerà a scendere in strada... sai dove trovarci”.

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