DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Mentre il governo belga, frutto dell’accordo fra liberali e destra nazionalista e xenofoba, taglia l’assistenza sanitaria di qualcosa come 1,7 miliardi di euro, aumenta l’IVA sull’eletrticità dal 6 al 21%, congela i salari, riduce i contributi sociali per gli imprenditori e le tasse per le società, come pure i budget nei servizi pubblici (5 miliardi per anno), infierisce sui disoccupati, ritarda l’età pensionistica fino ai 67 anni, il 14 dicembre scorso scioperi e azioni di lotta si sono avuti ai quattro angoli del Belgio.

In realtà, da tempo i lavoratori erano in subbuglio, specie nella regione vallona (francofona). Le agitazioni alla Lidl, alla RyanAir e ad Aviapartner erano già un chiaro segno di insofferenza. Poi, a metà novembre, è venuto il lungo sciopero, dilagato subito a livello nazionale, nelle poste. La Bpost è un’azienda per metà di proprietà statale che negli ultimi anni ha visto crescere il proprio volume d’affari (nel 2017, +25% rispetto all’anno precedente), ma contrarsi leggermente i profitti (-7%), a causa anche dell’acquisizione di altre imprese, come la statunitense Radial. A fronte della crescita dell’azienda, c’è stata una continua espulsione di manodopera, al punto che BPost occupa oggi quasi la metà dei lavoratori rispetto al 1989 : 25.000 contro 46.000, di cui un terzo è rappresentato dai portalettere. Questo grosso calo nella manodopera si è tradotto ovviamente in un aumento dei carichi di lavoro per chi ancora opera dentro a Bpost, specie fra i portalettere, il settore più sfruttato e minacciato anche da una precarietà diffusa : non a caso, l’agitazione è partita proprio da loro, con le richieste di un rilancio delle assunzioni (almeno 500), di un freno alla flessibilità e alla precarietà e di un aumento generalizzato dei salari – richieste che sono poi state fatte proprie dagli altri settori, fino a quello dei lavoratori che movimentano i pacchi. Quest’ultimo è, per l’azienda, il settore più delicato, perché, pur crescendo dell’81% fra il 2013 e il 2017 e del 28% nel 2018, non riesce ancora a compensare il calo delle entrate derivanti dal settore « lettere », vittima principale del diffondersi della messaggistica elettronica (email, sms, whatsapp, ecc.). Dunque, bloccare lo smistamento pacchi significa colpire duramente l’azienda. La posizione di Bpost, ovviamente spalleggiata dal governo, era più che chiara : il suo AD, Koen Van Gerven, l’aveva già esplicitata il 18 agosto al quotidiano “Le Soir”: “Oh, lo sapete bene, il mercato ha sempre ragione!”. Il che voleva dire: mano libera nel licenziare i lavoratori e le lavoratrici che non raggiungevano gli obiettivi di redditività, sopprimere il premio annuale di 900 euro, limitare le assunzioni (delle mille promesse ai sindacati, solo 100 erano “contratti a tempo indeterminato”).

Così, a partire da metà novembre e per una settimana, le poste sono state bloccate dai picchetti dei lavoratori nelle Fiandre, in Vallonia, a Bruxelles, insomma in tutto il Belgio, sia pure con la tattica, imposta dai tre sindacati (socialista, cristiano, liberale), dello sciopero a scacchiera per settori di lavoro – tattica che, invece di creare un fronte compatto, ha l’effetto di alimentare ulteriori divisioni fra i lavoratori. In risposta alle 13 proposte messe sul tavolo dall’azienda e unanimemente respinte dai lavoratori, i picchetti sono stati rafforzati ed estesi. Alla fine, gli scioperanti di Bpost sono riusciti a conservare il premio annuale (strappando anche 75 euro in più) e a ottenere un aumento dei salari e due giorni di congedo in più per gli ausiliari e per chi lavora il sabato. Lo sciopero è stato sospeso, ma agitazioni sparse si sono protratte ancora per alcuni giorni, a dimostrazione dello stato d’insofferenza profonda in cui si trovano i lavoratori e le lavoratrici di Bpost. Vedremo in seguito gli sviluppi di questa situazione, che la conclusione dello sciopero non ha certo modificato in profondità.

Si giunge così allo sciopero generale nazionale del 14 dicembre. La situazione generale della classe lavoratrice belga si sta facendo sempre più difficile : cala il potere d’acquisto, si allontana l’età pensionabile, aumentano flessibilità, precariato e carichi di lavoro, e in più il padronato insiste per bloccare per legge ogni richiesta di aumenti salariali e per eliminare gli scatti di anzianità… A fronte di questa situazione, le richieste avanzate riguardavano consistenti aumenti salariali (con salario minimo di 14 euro l’ora), accessi all’impiego con contratti a tempo pieno e a durata indeterminata, un regime pensionistico che permetta l’uscita fra i 60 e i 65 anni con riduzione progressiva dei carichi di lavoro a partire dai 55 anni, riduzioni dell’orario di lavoro con settimana di 4 giorni e nuove assunzioni. L’insofferenza e la determinazione nello scendere in sciopero erano ulteriormente accresciute dalla notizia, data dal quotidiano « Le Soir », che nel 2016 853 aziende avevano spedito nei vari paradisi fiscali qualcosa come 221,3 miliardi di euro (una media di 260 milioni per azienda), pari alla metà del PIL ! Sono state così bloccate grandi ditte come Avery Dennison, Volvo, ArcelorMittal, Honda, CocaCola, Materne, ma lo sciopero ha coinvolto anche il terzo settore e i servizi pubblici.

Lo sciopero generale (proclamato e totalitariamente gestito dalle tre centrali sindacali) poi s’è accavallato alle mobilitazioni dei ‘gilet gialli’. I blocchi sono stati in numero minore rispetto a quelli dei vicini francesi e si sono concentrati nelle regioni industriali e nelle periferie operaie a forte tasso di disoccupazione, specie intorno a Liegi e Hainaut, e praticamente solo nel Belgio francofono : per esempio, ci sono stati scontri con la polizia intorno alla cittadina di Feluy, c’è stato il blocco di un grosso centro di distribuzione di carburante della Total, le strade e le autostrade tutt’intorno sono state bloccate. A volte, i dimostranti hanno avuto il sostegno dei camionisti (sia padroncini sia salariati) che hanno partecipato ai blocchi con i loro veicoli. S’è trattato di un movimento del tutto autonomo, con scarsa o nulla politicizzazione. – una rivolta bruta, che non è inquadrata né dai sindacati né da partiti, che ha visto la partecipazione di proletari con o senza lavoro, giovani (numerosi) e adulti, uomini e donne, belgi e d’origini diverse. Il lumpen ha preso parte a queste azioni : a volte, gli hooligans di un qualche club di football vicino si sono uniti ai picchetti. I ‘gilet’ denunciavano il « fine mese » complicato, la mancanza di quattrini, « le tasse elevate », « il futuro dei figli » in una società così. Anche militanti fascisti si sono fatti portavoce dei gruppi regionali, come un capolista di Agir/FN a Charleroi nelle ultime elezioni municipali. Siamo dunque in pieno interclassismo e avventurismo populista, e a volte in pieno hooliganismo. Ma anche questo è un segnale che ci viene dal profondo della società.

Crescono dunque le tensioni sociali in tutto il Belgio e tutto ciò conferma la necessità del Partito rivoluzionario, per reintrodurre posizioni di classe, organizzare e dirigere le lotte, orientarle verso obiettivi politici rivoluzionari.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.