DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Nel 1919, in una Lettera agli operai d’Europa e d’America, Lenin scriveva: “Il parlamento borghese , sia pure il più democratico della repubblica più democratica in cui si conservi la proprietà dei capitalisti e il loro potere, è una macchina che serve a un pugno di sfruttatori per schiacciare milioni di lavoratori. I socialisti, che lottano per liberare i lavoratori dallo sfruttamento, hanno dovuto servirsi dei parlamenti borghesi come tribuna, come una delle basi per la propaganda, per l’agitazione, per l’organizzazione, finché la nostra lotta era racchiusa nei limiti del regime borghese . Adesso che la storia del mondo ha messo all’ordine del giorno la questione della distruzione di tutto questo regime, dell’abbattimento e dello schiacciamento degli sfruttatori, del passaggio dal capitalismo al socialismo, adesso, limitarsi al parlamentarismo borghese, alla democrazia borghese, abbellirla come ‘democrazia’ in generale, tacerne il carattere borghese, dimenticare che il suffragio universale, finché perdura la proprietà dei capitalisti, è una delle armi dello stato borghese, significa tradire vergognosamente il proletariato, passare dalla parte del suo nemico di classe, la borghesia, essere un traditore e un rinnegato”.

A distanza di oltre 80 anni da queste parole, con cui si scolpiva a lettere di fuoco il ruolo del parlamentarismo borghese nell’epoca imperialistica e si rimarcava la funzione antiproletaria del ‘cretinismo democratico’ che appestava l’opportunismo di ieri come quello odierno, non possiamo far altro che sottolineare come, ancora una volta, la grancassa elettorale- stavolta italiana non abbia ormai altra funzione che quella di generale e assoluto anestetizzante della gran massa della popolazione e del proletariato in particolare . Assistiamo all’ennesimo osceno e sgangherato spettacolo di burattini che – da entrambi gli schieramenti – blaterano di cose vuote e senza senso, vomitandosi addosso reciproci insulti ed accuse mentre si dimenano fra promesse chimeriche, pranzi e conventions con gli sponsor elettorali di turno e lotta all’ultimo quarti e re per il cadreghino da parlamentare che , comunque vada, assicurerà laute prebende economiche e materiali che consentiranno al “rappresentante del popolo” di garantirsi l’esistenza e la vecchiaia al riparo delle incertezze che gravano invece sulla maggior parte della “pubblica opinione” cui questi si rivolge. E tutto il meccanismo, oliato ormai alla perfezione col suo corollario di amplificazione spettacolare dell’evento grazie all’interesse solerte della stampa e dei media borghesi, diventa uno strumento potentissimo in mano alla classe dominante per sviare le energie classiste e cacciarle in un vicolo cieco in cui si esauriscono o vengono utilizzate per fini di conservazione sociale.

È nostro compito, nel fetore pestilenziale che emana da quest’orgia di democratismo rituale e sempre più svuotato di contenuti, ribattere le classiche posizioni del marxismo rivoluzionario, posizioni sulle quali il proletariato dovrà tornare per riprendere a lottare come classe che combatte sul piano storico per finalità proprie :

a) Il meccanismo elettorale - parlamentare è stato una grande conquista della borghesia rivoluzionaria, che anche attraverso esso ha consolidato il proprio potere dopo averlo strappato attraverso la forza, la violenza, la dittatura, alle vecchie classi dominanti feudali e ha instaurato il proprio potere politico, fondato su un nuovo modo di produzione, quello capitalistico.

b) Tale meccanismo si fonda sulla mistificazione democratica secondo la quale ogni singolo individuo avrebbe (indipendentemente dalle condizioni materiali in cui si trova a vivere e agire) le medesime possibilità di comprendere fino in fondo quali sono i suoi propri interessi, immediati e storici, vicini in quanto individuo e lontani in quanto classe.

c) A tale mistificazione, a partire dal 1848, il marxismo ha contrapposto una lettura della realtà, in base alla quale risulta evidente il peso enorme, esorbitante e schiacciante, delle condizioni materiali di vita sulle idee, sulle concezioni, sulle credenze e convinzioni, dei singoli individui, e una visione del processo rivoluzionario che affida invece al partito di classe( organismo che travalica le generazioni e le situazioni specifiche) la visione scientifica del percorso da s e g u i re per giungere (quando le condizioni storiche siano mature) all’abbattimento di un modo di produzione ormai vecchio, agonizzante e distruttivo .

d) La posizione dei marxisti nei confronti di quel meccanismo elettorale-parlamentare è dunque sempre stata la seguente: nessuna illusione nutrita o alimentata circa la re a l e possibilità di utilizzarlo come strumento di cambiamento sociale; un suo eventuale utilizzo solo a fini di propaganda e diffusione del programma rivoluzionario, dunque esclusivamente come tribuna da cui far sentire il proprio programma di lotta, antiparlamentare e antidemocratico .

e) Con l’entrata del sistema capitalistico nella sua fase ultima, quella dell’imperialismo (che significa estensione a livello mondiale del modo di produzione capitalistico, ruolo primario della finanza, centralizzazione estrema della vita economica e politica, acuirsi dei contrasti fra capitali nazionali, guerre sempre più distruttive per il controllo dei mercati e la ripartizioni dei profitti), risulta evidente ai marxisti che il ruolo del meccanismo elettorale - parlamentare diventa essenzialmente quello di sviare in senso non pericoloso tutte le spinte classiste, anche quelle pallidissime che possono svilupparsi stentatamente in una situazione di bassa tensione sociale; e che dunque compito dei rivoluzionari è quello di boicottare apertamente tale meccanismo.

f) In particolare, nella situazione creatasi mondialmente dopo la fine della Seconda guerra mondiale (fascistizzazione della vita economica e politica, presenza sulla scena di grandi mostri statali e militari, sottomissione totale di ogni aspetto della vita sociale agli imperativi del capitale, creazione di un sistema strettamente integrato di interessi economici e finanziari, gestione di ogni loro aspetto da parte di banche centrali e organismi finanziari sovranazionali, dalla Banca Mondiale al Fondo Monetario Internazionale, ecc.), in questa situazione, illudersi e illudere che le misure riguardanti la vita di questa o quella nazione (o, peggio ancora, di questa o quella città o paesino) siano affidate a questo o quel governo, da far nascere grazie a “libere” elezioni, il cui esito è affidato all’”opinione” del “cittadino”, significa svolgere un ruolo apertamente contro rivoluzionario .

g) La politica borghese non può che obbedire fedelmente (e ottusamente) alle esigenze di un capitale che è forza sociale internazionale. La fila di cialtroni e burattini che sfilano sulle ribalte politiche, e chiedono il voto degli elettori “perché se no…”, tuonano l’uno contro l’altro come se si avvicinasse il giorno del giudizio, cambiano maschera e gabbana, scrutano da manifesti fotocopia, è composta solo ed esclusivamente da piccolissimi esecutori di strategie che vanno ben al di là dei confini locali o nazionali: perché mai legittimarli ogni volta, immaginandoli, a seconda dei punti di vista, come “angeli del bene” o “demoni malvagi”, reali artefici di miglioramenti o minacciosi autori di catastrofi?

h) Proprio perché la politica borghese obbedisce fedelmente al capitale, è più che ovvio che, in una fase come questa in cui la crisi capitalistica mondiale s’approfondisce settimana dopo settimana, anche essa sia in crisi, cerchi da una parte e dall’altra i burattini più efficaci e credibili, e non riesca sempre a trovarli: l’ha dimostrato, per esempio, il lungo, ridicolo travaglio delle elezioni statunitensi, con tutto il suo seguito di azioni legali, scoops giornalistici, scandali e retorica a buon mercato .

i) Di fronte a tutto ciò, l’alternativa non è il “disgusto della politica”. L’alternativa è voltare le spalle con decisione irrevocabile a questa secolare presa in giro e imboccare una strada completamente diversa. Questa strada passa necessariamente attraverso la difesa intransigente dei propri interessi di classe, il rifiuto aperto delle “necessità superiori dell’economia nazionale” e dunque di qualunque tipo di sacrifici contrabbandati come “via necessaria al risanamento”, la rottura nei confronti di ogni fedeltà e sostegno alla propria borghesia nazionale e al suo stato sia all’interno ( misure economiche, politiche e sociali) sia all’esterno (future avventure militari), la comprensione della necessità urgente di riconoscersi parte di un fronte proletario internazionale indipendente da ogni schieramento statale, il lavoro paziente e quotidiano per riannodare le fila di un internazionalismo stracciato da più di settant’anni di contro rivoluzione e l’altrettanto paziente e quotidiano lavoro per radicare il partito rivoluzionario nella classe operaia internazionale. Al fondo di questa strada, come i marxisti degni di questo nome hanno sempre proclamato, può solo esserci – con l’approfondirsi della crisi e la minaccia di una terza guerra mondiale – la rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato come necessari ponti di passaggio verso la società senza classi e dunque senza stato, verso il comunismo.

j) Se non s’imbocca questa strada, o se si pretende di surrogarla con apparenti scorciatoie, altri massacri attendono la classe proletaria, e - dopo di essi - il riaprirsi di un ciclo di sfruttamento ancor più bestiale e sanguinoso. Altro che andare a mettere la scheda nell’urna nella speranza che vinca il “faccione meno peggio”, per risvegliarsi il giorno dopo nell’angoscia dell’impotenza piuttosto che nel delirio dell’illusione!

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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