DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

La borghesia ha strappato il commovente velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro.

Manifesto del Partito Comunista (1848)

 

Con un regime capitalistico sempre più in putrefazione e una “famiglia” in cui ci si lecca le ferite dei guasti sociali o se ne amplificano ancor più i contrasti (con tutte le variazioni sul tema, di cui le cronache dei media ci deliziano un giorno sì e l’altro anche), ci mancava proprio un nuovo show! Parliamo naturalmente di quello che ci è stato propinato dalla recente e a dir poco vomitevole diatriba parlamentare in salsa italiana, intorno alle cosiddette “unioni civili”.

La proposta parlamentare tesa a regolarizzare le unioni di fatto, fra cui anche quelle tra omosessuali – compresa, in caso di morte di uno dei partner, l’adozione del figlio (o dei figli) da parte dell’altro (la cosidetta stepchild adoption) – ha scatenato un putiferio tale da rimanere sbalorditi, specie se si considera il fatto che regolamentazioni sulle unioni civili esistono già da qualche tempo, in forme diverse, in quasi tutti gli stati europei. Ma si sa: come sempre, l’esigenza di suonare la grancassa a fini elettorali e governative ha prevalso e ha voluto che il “tema” tenesse banco e si amplificasse a dismisura. Infatti, da una parte, sono tornati rumorosamente in campo i difensori del “Sacro istituto familiare” e della “Vita umana”, con adunate e crociate contro i loro “distruttori”; dall’altra, gli si sono contrapposti, in nome dei “diritti civili”, i difensori della “famiglia moderna”, della “famiglia arcobaleno”.

A mettere in discussione la “Sacra famiglia”, questa volta, non erano i sostenitori del divorzio (vedi il referendum del 1974), ma una regolarizzazione delle unioni di fatto. A mettere in pericolo la “vita umana”, non era più una qualsiasi legge sull’aborto (vedi il referendum del 1978), ma – guardate un po’! – l’adozione dei figli da parte del partner vedovo omosessuale. Si è dovuto respirare così una sorta di replica del clima di allora, con la differenza che gli “attori” attuali l’hanno vinta di gran lunga per le boiate a dir poco farsesche che hanno sparato, se non ci fosse stata in gioco la (grande) “serietà” degli interessi da greppia politica. Per i sostenitori della “naturale” (addirittura!) famiglia eterosessuale, pare che quest’ultima sia costantemente in pericolo e in disgregazione, non per cause di natura economica e sociale che ne hanno minato le basi fin dalla nascita del regime capitalistico, ma perché da tempo si sono formate unioni, coppie, “anomale” e, tra queste, quelle tra omosessuali, che aspirano a regolarizzarsi come istituto familiare, per motivi di assistenza, ecc. Apriti cielo! Quale migliore occasione per i difensori religiosi della “Famiglia” di quella offerta dalla presenza dei soliti “diversi”?! Sembra proprio che in questo campo lo “spirito di accoglienza francescano” vada a farsi… benedire e che i “diversi” non possano avere “diritto di cittadinanza” dentro al “Sacro e Tradizionale Istituto Familiare”. La Chiesa cattolica “consegna” insomma alla società borghese lo “spirito” di una famiglia austera, quasi biblica, nel cui nome i suoi membri debbano “immolarsi” (come se ciò non avvenisse ogni giorno da parte dei proletari) per servire meglio la Nazione (leggi: gli interessi del capitalismo). Insomma, idealizzare, sacralizzare una “famiglia sana e forte”, una sorta di “parafulmine” che smorzi e attenui i disastri sociali, in cui non ci sia posto per gli “affetti” o i “sentimenti” o per altre… “anomalie”, non solo per le coppie omosessuali ma nanche per quelle etero…

Così, con queste chiacchiere vuote intorno a “famiglie sane, tradizionali, austere”, ecc., le vere cause, quelle economiche e sociali, della disgregazione dell’istituto familiare, sempre più lacerato e sbrindellato da mobilità, intensificazione dei ritmi di lavoro, licenziamenti, disoccupazione, precarietà (tanto per ricordare solo alcune condizioni), vengono fatte magicamente sparire. Sul banco degli imputati per “leso istituto familliare” vengono fatti salire invece le solite vittime sacrificali, con buona pace del popolo bisognoso di “riparo e rifugio” dentro una famiglia “sana e forte”, certo, ma solo perchè idealizzata e sacralizzata.

Dall’altra parte, vi sono invece coloro che vogliono solo regolamentare per legge unioni civili o adozioni, accettando la loro esistenza di fatto, ma facendo credere e illudendo – in nome del Progresso e dei diritti civili – che tali o altre regolamentazioni possano porre argine alla continua disgregazione della famiglia operata dal capitalismo. Da un lato, il cuore o… la pancia del variegato mondo popolare e cattolico, dall’altro “Civiltà”, “Diritti sociali”, il grido del pensiero popolare piccolo-borghese e intellettualistico: due rappresentazioni dello “stato della famiglia” al di fuori di ogni realtà, ma molto utili per i prossimi, così frequenti, tornei elettorali. Alla fine, come capita spesso nella politica italiana con le sue infinite e vuote schermaglie, è venuto fuori un altro… aborto parlamentare: una sorta di “regolamentazione delle unioni civili”, dove però è stata tenuta scrupolosamente fuori la “pericolosa” stepchild adoption. Sarebbe stato troppo per un ceto politico, come quello italiano, tanto avvezzo ai compromessi, alla greppia parlamentare e governativa. Così, ancora una volta, dinanzi alle strombazzate “Sacre Famiglie”, quelli veramente rispettati sono stati gli interessi delle civili… unioni governative!

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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