DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

La classe proletaria è sotto attacco in tutti i paesi. Le misure adottate dalle varie borghesie nazionali nel tentativo di “uscire dalla crisi” (tentativo vano, perché quelle stesse misure non fanno che contribuire ad avvicinare altre crisi ancor più catastrofiche) lo colpiscono duro. La disoccupazione si mantiene ovunque alta, ed è destinata a crescere, al di là di momentanei, illusori rallentamenti. Le condizioni di lavoro si aggravano giorno dopo giorno per l'intensificato sfruttamento, la corsa alla produttività, i ritmi elevati, dando origine a stress, malattie, incidenti mortali. Le condizioni di vita peggiorano man mano che ogni tipo di welfare (pagato comunque duramente dai proletari nell'epoca del boom economico) è smantellato. Settori sempre più vasti e vulnerabili della popolazione proletaria (i giovani, gli anziani, le donne) subiscono ogni giorno che passa i contraccolpi della crisi.

Il precariato e l’incertezza del presente e del futuro pesano come macigni, soffocando vite e legittimi desideri e bisogni. Partiti e sindacati ufficiali fanno a gara per emanare misure sempre più costrittive e limitative nei confronti di ogni lotta operaia, reale o potenziale. Gli esecutivi di cui, nel vuoto gioco parlamentare, la classe dominante si dota per gestire situazioni sociali difficili, attuali o future, si mostrano sempre più forti e autoritari, limpida esemplificazione della “democrazia blindata” emersa all’indomani del secondo conflitto mondiale. La militarizzazione della vita sociale da parte di uno Stato che sempre più si rivela per quel che è (il braccio armato del Capitale) miete vittime su vittime, mentre un'alienazione progressiva sembra afferrare giovani senza speranza. Le guerre fra imperialismi per il controllo di fonti e vie energetiche e aree geo-strategiche devastano intere regioni del globo e moltiplicano i senza terra e i senza risorse, cacciandoli da un luogo all'altro, resi miserabili da sofferenze, privazioni, fame, malattie, ferite nel corpo e nella mente. Si acuiscono le disparità sociali ed economiche, cresce la miseria, si allarga sempre più la forbice fra “ricchi” e “poveri”. E, intanto, nel profondo della società borghese, si preparano le condizioni oggettive di un nuovo, sanguinoso macello mondiale...

A fronte di tutto ciò, le risposte proletarie, per quanto generose, restano ancora gracili, disperse ed episodiche. Dopo decenni di controrivoluzione aperta e di miraggi riformisti, il proletariato mondiale è solo e inerme di fronte al suo nemico storico, il Capitale, e non riesce ancora a ricollegarsi a quella gloriosa tradizione di lotte e organizzazioni che è sua propria e che ha offerto esempi magnifici di coraggio e abnegazione, di volontà di battersi per migliori condizioni di vita e di lavoro e, nei momenti più alti, di “dare l’assalto al cielo”, di farla finita con un modo di produzione ormai solo distruttivo.

Da materialisti, noi sappiamo che la classe proletaria sarà costretta, proprio per le miserevoli condizioni in cui deve vivere e lavorare (o non vivere e non lavorare!), a riprendere la strada di lotte acute ed estese. E’ proprio in questa prospettiva, vicina o lontana che sia, che si pone con urgenza la necessità dell’organizzazione di classe, sui due piani che le sono propri e che sono distinti, ma egualmente indispensabili: il piano della difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro e il piano della preparazione rivoluzionaria per l’abbattimento del potere borghese.

Organizzazione di classe vuol dunque dire rinascita di organismi territoriali che superino le contingenze, le compartimentalizzazioni e le segmentazioni categoriali (o, peggio, regionali e nazionali), aperti a tutti i proletari, occupati e disoccupati, giovani e anziani, precari e pensionati, senza differenza di origini, lingua, cultura, età, sesso; che si facciano carico di tutti gli aspetti della condizione proletaria, sul posto di lavoro (orario, salario, ritmi, nocività, contratti) come nella vita quotidiana (casa, trasporti, bollette), colpendo duro là dove il Capitale più è sensibile (il profitto), riappropriandosi delle armi classiche della guerra di classe (picchetti, blocco delle merci, scioperi selvaggi, sciopero generale senza limiti di tempo), formando un reale fronte di classe contro Stato e padronato e le loro bande armate legali e illegali… Organismi decisi a mettere in pratica l’antico grido di battaglia “L’attacco a uno è un attacco a tutti” e sappiano così restituire colpo su colpo. La rinascita di questi organismi territoriali, come base di un futuro sindacato di classe, è urgente e necessaria per ridare alla classe stessa il senso della propria forza, della propria compattezza, della propria decisione nel scendere in campo.

Ma (ed è questo l’altro piano della necessaria e urgente organizzazione di classe) la rinascita di questi organismi, per quanto urgente e necessaria, non è sufficiente, se non è accompagnata dal radicamento internazionale del partito rivoluzionario, di quel partito che, negli alti e bassi di più di un secolo e mezzo di storia del movimento operaio e comunista, punteggiati da episodi straordinari e sanguinose sconfitte, ha saputo mantenere la rotta del comunismo, nonostante tutti i furibondi attacchi che gli sono stati portati, sia dalla classe al potere in tutte le sue vesti (democratiche e fasciste, liberali e socialdemocratiche) sia da ogni tipo di revisionismo controrivoluzionario che in tutti i modi ha cercato di soffocarlo, senza mai riuscirvi. In quel partito si condensa la scienza della rivoluzione, frutto della teoria e della prassi, dell’esperienza storica di generazioni su generazioni di rivoluzionari – una scienza della rivoluzione che non può appartenere né al singolo proletario in quanto tale né ai suoi organismi di difesa immediata per quanto combattivi possano essere. E’ di questa organizzazione politica che i proletari hanno oggi un bisogno drammatico, perché è essa che, nello svolgersi delle lotte, nelle avanzate come nelle ritirate, a stretto contatto con la classe nei limiti delle proprie forze, conosce e indica la strada da seguire per uscire dall’abisso.

I due piani, quello dell’organizzazione di difesa immediata e quello dell’organizzazione politica rivoluzionaria, non sono gli stessi e non si sovrappongono. L’organismo di difesa immediata che volesse fungere anche “da partito”, darsi un orientamento politico specifico, abdicherebbe al proprio compito primario che è quello di organizzare il più largo numero di proletari, senza pregiudiziali politiche, ideologiche, culturali, religiose. L’organismo politico rivoluzionario che si accodasse al movimento della classe in lotta modellando su di esso la propria teoria, la propria tattica, la propria organizzazione, che se ne facesse insomma “il portatore d’acqua” aderendo a esso, abdicherebbe, da parte sua, al proprio compito di direzione politica, che va ben oltre le contingenze dell’oggi, pur radicandosi in quest’oggi, pur non rimanendone separato.

Noi comunisti lavoriamo al radicamento internazionale del partito rivoluzionario, nella convinzione – frutto della nostra teoria e della nostra ormai secolare esperienza – che questo radicamento non possa essere rimandato a un futuro non ben definito o – peggio ancora – alla “vigilia della rivoluzione” (quando cioè sarà ormai tardi: anche qui, l’esperienza insegna!). E lo facciamo, nei limiti delle nostre forze, a stretto contatto con la classe in tutti i suoi momenti di vita, quelli più bui come quelli più luminosi, e in tutti i suoi sforzi di darsi quegli organismi di difesa che oggi più che mai sono così disperatamente necessari.

Non tocca a noi comunisti creare a tavolino gli organismi di difesa immediata (o applicare vuote etichette a questo o quell’organismo): saranno le esperienze stesse della classe proletaria in lotta a spingere in quella direzione, e nostro compito sarà quello di accompagnare quelle esperienze con l’obiettivo di guidarle e indirizzarle e, se possibile, prenderne la testa. Ma certo tocca a noi lavorare oggi per il partito compatto e potente di domani.

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