DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Nella prefazione del 1846 all’Ideologia tedesca, Marx così inizia: “Una volta un valentuomo si immaginò che gli uomini annegassero nell’acqua soltanto perché ossessionati dal pensiero della gravità. Se si fossero tolti di mente questa idea, dimostrando per esempio che era un’idea superstiziosa, un’idea religiosa, si sarebbero liberati dal pericolo di annegare. Per tutta la vita costui combatté l’illusione della gravità, delle cui dannose conseguenze ogni statistica gli offriva nuovi e abbondanti prove”.

Ai tempi nostri, il valentuomo, rifugiandosi nell'alto dei cieli e provando l'ebrezza della micro gravità, della “caduta libera”, ha superato la fastidiosa preoccupazione nei confronti della gravità. Lassù, nella cabina rotante, è uno “spirito libero”; quaggiù, uno “spirito pesante”... Il parere democratico dei ragionieri accademici e scientifici lo ha convinto che lassù, al riparo di cadute catastrofiche, la gravità è un’idea balzana. Quale godimento, quello di librarsi in piena libertà dentro la navicella! La cosiddetta medicina spaziale ha continuato a fornirgli le prove inconfutabili che l'animale uomo “si adatta bene all'assenza di gravità”... a parte qualche piccolo malanno.

Quello che non trascurarono mai negli articoli che i compagni scrissero fin dai primi lanci spaziali, a cavallo degli anni ’50 e ’60 del ‘900, furono gli interessi economico-finanziari impegnati nell'industria spaziale, punta avanzata dell'industria militare (balistica, missilistica), attraverso cui elettronica ed informatica ebbero il loro bagno battesimale. Quella che continuano a chiamare Madame la Science, corteggiata dai suoi amanti Progresso e Sviluppo, serve a mascherare la forma più evoluta e quindi più nefasta della sottomissione reale del lavoro al Capitale. Fin dalla sua nascita, il compito del marxismo fu quello di smentire l'ideologia scientista e la presunta neutralità della Scienza: la sua critica, quindi, non può essere secondaria alla critica dell'economia politica. La massa di scritti, di impegni, di esperimenti, di finanziamenti alla cosiddetta “medicina spaziale” mostra quanto noi affermavamo sulla “funzione di cavie” degli astronauti. La letteratura borghese sulla cosiddetta micro gravità oggi è vastissima. Giustificando e contribuendo ad alimentare il capitale dell'industria farmaceutica, essa si maschera dietro il candido camice della ricerca medico-scientifica. Ci sembra di conoscere bene questo spirito samaritano anni trenta.

Molta acqua è passata sotto i ponti dai primi voli in orbita. Con la navicella l’Uomo ha ruotato in un'orbita di parcheggio attorno al nostro pianeta, ma anche attorno alla Luna… senza prendere una multa. Ha lasciato le Sue orme, la sua bandiera nazionale e il suo fuoristrada sulla Luna, immagini ripetute dai media fino alla nausea. Sappiamo per esperienza che cadere giù da un grattacielo non ci costa nulla (il viaggio è gratis), in quanto si cade seguendo direzione e verso della forza gravitazionale, e che salire al quarantesimo piano a piedi, al contrario, ci costa un bel po' di fatica (spesa d'energia meccanica) nei muscoli delle gambe o tanto consumo elettrico (spesa di energia elettrica) per salire in ascensore, perché in tal caso si procede contro la forza gravitazionale (il viaggio, com'è ovvio, non è gratis). La cabina telefonica del dott.Who dei telefilm di fantascienza ci conferma che per arrivare ad un orbita di parcheggio, per quelle leggi di Galileo, di Newton e di Keplero tanto note, basta imporre al razzo con la sua navetta in cima una velocità di circa 7,9 km al secondo e che per uscire dal campo gravitazionale terrestre occorrono (velocità di fuga) almeno 11,2 km al secondo.

Sappiamo, ma da un bel po', che le parole peso e massa vengono spesso confuse dall’uomo della strada, ma esprimono concetti che non sono sinonimi od equivalenti. Peso e massa sono grandezze diversissime: mentre la massa di un corpo in condizioni normali è una proprietà intrinseca della materia indipendente dalla sua posizione nello spazio, il peso è l'effetto su tale massa di un campo gravitazionale. Risulta che la massa di un corpo, alle condizioni abituali, è costante, mentre il suo peso, dipendente dalla massa del corpo attraente e dall'accelerazione gravitazionale, varia a seconda del luogo in cui viene misurato. Sulla Luna, un uomo, a parità di massa, pesa meno che sulla Terra per la minore accelerazione gravitazionale, di poco superiore a 1,62 m/s2 che è circa un sesto di quella terrestre.

Il nostro eroe spaziale sa benissimo che in un’orbita quasi circolare la forza gravitazionale viene equilibrata dalla forza centrifuga (tanto più piccole entrambe quanto più grande è la distanza dalla Terra) e tuttavia, con la sua telecamera fissata all’interno della navicella, egli non resiste alla tentazione di farsi riprendere mentre “galleggia liberamente” nell’angusto monolocale che è la sua navicella-madre. L’equivalenza tra massa gravitazionale e massa inerziale che Einstein gli spiega nella teoria della relatività generale lo conforta. Un osservatore del tutto estraneo alla dinamica navicella-astronauta (sistema inerziale) dovrebbe riferirgli che non sta affatto galleggiando, ma che sta cadendo costantemente (ruotando intorno alla Terra), che la sua orbita è circolare e che quindi il suo moto è uniformemente accelerato con g (accelerazione gravitazionale) all’incirca 8,70 m/s2 (non molto diversa da 9,806 m/s2) e la sua velocità orbitale è di 7,07 Km/s (vedi i dati della “Stazione Spaziale Internazionale” su wikipedia.it). Giustamente, il nostro astronauta replicherebbe: “la Terra ruota attorno al Sole con una velocità di 10 Km/s, non per questo a noi terrestri gira la testa”!

Con queste considerazioni relativiste “molto ristrette”, la stupidità umana continua a rinascere. La povera cavia umana di nome Luca Parmisano, rimasta l’anno scorso, per sei mesi, a lavorare all'interno e all'esterno della navicella ruotante, ci ha portato il resoconto della sua bella condizione di salute toccando il suolo del nostro bel pianeta azzurro e lanciando… un sospiro di sollievo. “Effetti collaterali del Progresso civile”, direbbe ogni brav’uomo di questa Terra… e con lui anche la stessa cavia.

Dal Corriere della sera dell'11 novembre 2013: “ Ora Luca Parmisano dovrà affrontare il non semplice adattamento alla gravità. L'organismo dopo un lungo periodo senza peso subisce alterazioni che lo indeboliscono e mettono a rischio la sua salute. Le sue ossa perdono calcio, i muscoli, cuore compreso, rattrappiscono, la circolazione del sangue cambia, il sistema immunitario riduce le sue facoltà. [...] In orbita, un movimento brusco della testa mette a soqquadro il sistema vestibolare che governa l'equilibrio, portando a non riconoscere il luogo dove si guarda […] Occorrono sei mesi per essere dichiarati clinicamente normali. [...] La risposta dell'organismo all'adattamento può variare, ma per il primo mese quando camminare può essere complicato, quattro ore quotidiane di fisioterapia sono necessarie per riportare il fisico verso la normalità. Uno dei rischi maggiori, e accade, è che i muscoli si stacchino dalle ossa causando dolori fortissimi. Il cuore perde il 25% della sua capacità e occorre aiutarlo a tornare normale. Le ossa si impoveriscono di calcio (fino al 10%) e chiedono cautela per evitare rotture. Al mattino si soffre di dolori alle gambe, le caviglie si gonfiano per mesi e nella notte ci si sveglia in preda a fortissimi giramenti di testa. L'equilibrio si riconquista dopo tre-quattro settimane e per la restituzione della patente bisogna aspettare. Tornare terrestri, insomma, è una grande fatica ma nessuna ha mai impedito ad un astronauta di inseguire il sogno di vedere la Terra azzurra ruotare nel buio cosmico”.

Non c'è malaccio come condizione di vita e di lavoro, forse un po' migliore di quella dei lavoratori della ThyssenKrupp, dell'Italsider di Taranto e di Porto Marghera quando ritornano, se ritornano, a casa alla fine della giornata lavorativa, intossicati e con i polmoni disfatti. Impugni una causa del lavoro, caro Luca! Certo c’è una bella differenza tra il nostro astronauta e la razza dei proletari: il nostro astronauta, sottoposto anch'egli a un lavoro usurante, è pagato con un salario molto, ma molto più alto... Egli è un manifesto vivente di propaganda, che serve a rinnovare di fronte al pubblico che lo attende estasiato a bocca aperta, i “rigurgiti del vecchio illuminismo” – santissima icona religiosa della gigantesca Macchina Tecnologica –, rigurgiti che allora, nei primi anni eroici della corsa allo spazio, venivano riversati ad abundantiam urbi et orbi ogni qual volta una “nuova avventura spaziale” veniva spinta nelle pagine dei giornali. Poi vennero i tempi abitudinari: quelli in cui il ritmo di sviluppo delle applicazioni produttive e quindi dei profitti si ritrassero come lumache dentro il guscio. La Stazione Spaziale Internazionale, messa in progetto all’inizio di questo nuovo secolo, che ospita un bel po’ di agenzie spaziali nazionali, divenuta una fabbrica a tempo pieno con lavoratori che si danno il cambio sei alla volta ogni sei mesi, non riesce più a destare le meraviglie di un tempo. Colpa della nuova crisi? E tuttavia il lavoratore spaziale non può esimersi dal propagandare la sensazione di “libertà”, il volo ad angelo dentro e fuori la navicella “in assenza di gravità”, non legato al naturale cordone ombelicale che lo tiene legato a Madre Terra. Ora, questi neosaltimbanchi alla corte dei grandi “regni” imperialisti destano solo meraviglia; suscitano allegre manifestazioni di piacere le capriole, le passeggiate fuori dalla navicella, gli esercizi ginnici sui tapis roulants. Dopo quarant’anni dall’allunaggio e dalla divertente passeggiata a mo’ di canguri sulla superficie lunare del 20 luglio 1969, il Grande progetto attuale del viaggio e dello sbarco su Marte non scuote entusiasmo. Quello che manca è il clima delle Ricostruzioni nazionali del dopoguerra, il fascino della Guerra fredda e la follia della bomba: ovvero, la resa dell’Umanità alla Vittoria Alata.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2014)

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