DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 Dieci anni fa, l’India sembrava pronta ad assumere in Asia il ruolo di potenza economica e strategica dominante, in concorrenza con la Cina. La crescita economica era in impennata e tutto sembrava far credere che, nel lessico comune, il paese non fosse più assimilato alla parola “fame”. Oggi, le cose sono un po' diverse. Che cos’è successo?

Economisti borghesi e post-marxisti si stanno interrogando e in molti accorrono al capezzale del malato eccellente. Dopo accurati esami diagnostici, si è appurato che le cause risiedono in un'eccessiva burocrazia, in infrastrutture antiquate, nell'incapacità di approvare riforme necessarie e di prendere decisioni “serie” circa gli investimenti... Poche cose fatte bene, e poi, con un mercato interno di 1,2 miliardi di consumatori, che ci vuole a rimettere in movimento l’economia? Non dimentichiamo che c’è anche la “risorsa umana”: un proletariato che va sfruttato un po’ di più, visto che il paese dispone di un’industria manifatturiera e mineraria limitate e poco produttive. Ecco! Per i dottoroni, le soluzioni ci sono.

Ma la Vecchia Talpa incalza e con il suo continuo ed estenuante scavare porta tutti alla realtà quotidiana di un sistema produttivo capitalistico ormai alla canna del gas. Said Raijv Biswas, capo economista per l’Area Asia-Pacifico, commenta infatti: “La crescita è passata dall’8-9% di qualche anno fa al 4% di oggi. L’India è il malato dell’Asia… il paese è in crisi”. E Sonal Varna, economista indiano della Nomura Securities di Mumbai, aggiunge: “Penso che la situazione peggiorerà ulteriormente prima di migliorare” (citazioni da La Repubblica del 5 settembre 2013)

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Intanto, anche le pistole fanno cilecca, in India. A metà agosto 2013, uno dei sottomarini più avanzati della flotta indiana, il Sindhurakshak, è esploso e affondato all’ormeggio a Mumbai: diciotto dei ventuno marinai di guardia sono morti – ennesima dimostrazione dei gravi problemi di cui soffrono le forze armate indiane.

L’India infatti si appoggia ancora alla Russia per più del 60% del fabbisogno della difesa: gli armamenti in dotazione di esercito, aviazione e marina, sono di fabbricazione russa, spesso vecchi e di qualità sempre inferiore. Incapace di fabbricare e di comprare armamenti, l’India, a detta degli analisti, sta sguarnendo pericolosamente la propria difesa. E intanto l’aspra rivalità con il Pakistan prosegue: a metà agosto 2013, un generale al vertice delle forze armate ha annunciato che 28 persone sono morte tra luglio e agosto 2013 nel Kashmir, dal cessate il fuoco del 2003 (dati da La Repubblica del 5 settembre 2013).

 

Partito Comunista Internazionale 

 

(il programma comunista n°06 - 2013)

 

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