DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Non è stata nemmeno portata a compimento la sentenza che aveva coinvolto i vertici della SARAS di Sarroch (Cagliari) per la morte di tre operai, risalente al 26 maggio del 2009, avvenuta in una cisterna a causa delle esalazioni di gas, che l’11 aprile scorso la tragedia si è ripetuta seguendo un copione ben noto che sembra una fotocopia dell’incidente avvenuto due anni fa. In questa circostanza a farne le spese è stato un operaio siciliano di appena 30 anni, arruolato in una delle tante ditte esterne che prendono in appalto i lavori di pulitura e preparazione delle cisterne dove devono essere stoccati e trattati i prodotti della raffinazione petrolifera.

I sindacati hanno subito indetto uno sciopero di ben… otto ore, dichiarando che la motivazione dell'agitazione – si fa per dire! – è contro l’inquinamento ambientale e contro i criteri di sicurezza. Non sia mai che gli impianti si fermino per troppo tempo e causino la perdita di profitti ben più importanti, se paragonati con la vita di uno dei tanti operai velocemente rimpiazzabili. Dopotutto, di braccia disponibili e a buon mercato se ne trovano tantissime in questa fase di grave crisi economica.

Le ditte esterne rappresentano la chiave per comprendere l’intricato meccanismo di appalti e subappalti che regola i lavori nelle grosse industrie che si occupano di raffinazione petrolifera e di trattamento di sostanze speciali, poiché tramite esse è possibile abbattere i costi gettando in un meccanismo infernale i proletari costretti a svolgere lavori pericolosissimi oltre che pesanti e mal retribuiti. Per evitare i tempi morti, le ditte esterne possono mandare a farsi benedire tutte le normative sulla sicurezza, e spedire gli operai ad operare dentro i vari silos e cisterne senza rispettare i tempi necessari dopo una bonifica. Anche tutti gli altri lavori di manutenzione e vigilanza ambientale, come ad esempio i rilevamenti sulla presenza di gas nocivi o i controlli sulla salute degli operai, sono affidati alle ditte esterne con gare di appalto al ribasso, in cui chi vince è chi spende meno per la prevenzione. In questo modo la società appaltatrice abbatte i costi, aumenta i profitti e se ne lava le mani.

La paura da parte degli operai è grande, e le domande che essi pongono ai capi reparto sono quasi sempre fondate, poiché in gioco c’è la loro stessa vita, ma le risposte sono sempre le stesse e molto simili anche in ditte diverse: “Finite il lavoro più presto possibile. E’ questa l’unica vostra priorità!” Come dire, lasciate perdere questioni sciocche che poco hanno a che fare con la crescita del fatturato.

Così, qualcuno fa finta di indignarsi e grida che sarà fatta giustizia, ma intanto ci si dimentica che nella precedente occasione sono stati elargiti pochi spiccioli - una somma di 5 milioni di euro in tutto versati dalla famiglia Moratti quale indennizzo per le vittime – per evitare che le famiglie degli operai si dichiarassero parte civile nel processo che ha coinvolto la SARAS dei Moratti.

Eppure, quello ai vertici Saras non è l'unico processo per incidenti sul lavoro di questi ultimi tempi. Ad aprile, erano previste le udienze preliminari per 17 indagati nell'ambito dell'inchiesta bis sull'incidente alla Truck Center di Molfetta (Bari), nel quale morirono asfissiati per le esalazioni in una cisterna che stavano lavando; e non si dimentichi l'incidente sul lavoro nel depuratore comunale di Mineo (Catania) dell'11 giugno 2008, in cui morirono 6 persone; un altro caso drammatico di omicidio sul lavoro è stato quello dell’11 settembre 2010 a Capua (Caserta), nel quale hanno perso la vita 3 operai calatisi all'interno di un silos che si è trasformato in una vera e propria camera a gas. “Stragi dimenticate” sono anche le morti degli operai della Umbria Olii di Campello sul Clitunno nel novembre 2006 e dei 5 lavoratori al Molino Cordero di Fossano (Cuneo) nel luglio 2007, entrambe causate da esplosioni con successivi incendi – senza dimenticare gli operai morti per all’Eureko Holding, di Paderno Dugnano (Milano), nel novembre 2010... L’elenco potrebbe continuare. Il denominatore comune di tutte questi omicidi – il cui esecutore è sempre e solo questo modo di produzione ormai marcescente – è ovviamente la necessità delle ditte di far quadrare i bilanci a scapito della sicurezza dei lavoratori.

Così, quando i morti sul lavoro mettono a nudo il girone infernale dello sfruttamento capitalistico sono tutti pronti, a parole, a battersi il petto e a predisporre “accertamenti sulla dinamica e sulle cause degli incidenti”, o ad esprimere cordoglio per la tragica morte di questo o quell’altro “martire del lavoro”. Ma mai nessuno si azzarda ad additare il vero colpevole di questa strage ininterrotta: il modo di produzione capitalistico. Quindi, passato il primo periodo di scandalo e indignazione, tutto viene messo a tacere. Il capitale richiede sempre più di incrementare i propri profitti riducendo i salari e aumentando i ritmi di lavoro, anche a scapito delle più elementari norme sulla sicurezza e di salute. I lavoratori delle ditte appaltatrici ricevono in media un migliaio di euro mensili! e il paese di Sarroch, dove ha sede la raffineria Saras, convive da decenni con le esalazioni di gas e con tassi di leucemie e malattie cancerogene drammatici. Eppure è ancora impossibile rompere il muro di omertà che protegge la Saras. La rabbia operaia non riesce ancora a prevalere sulla fame di lavoro, in una regione con altissimi tassi di disoccupazione. E’ un ricatto del capitale che costringe a chinare la testa di fronte alla sofferenza più profonda, pesante e triste.

Ma non fatevi illusioni, signori borghesi, le pagherete tutte, le vite rubate, le continue sofferenze e umiliazioni inferte quotidianamente. Oltre il silenzio, c’è una rabbia che cresce e che esploderà come un serbatoio incapace di contenere tutta la pressione che gli si richiede.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°03 - 2011)

 

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