L’“affare GM-Opel” è interessante per tanti motivi diversi. Il primo riguarda naturalmente la crisi economica mondiale, di cui l’episodio (il tracollo della big automobilistica, la guerra commerciale in atto a livello mondiale nel settore automobilistico, ecc.) è parte integrante. Il secondo riguarda le modalità con cui, brutalmente e sfacciatamente (ma si sa: “business is business!”), l’accordo GM-Magna è stato stracciato dopo mesi di trattative, un bel tira-e-molla fra Germania, USA, Russia, Canada, e più di un miliardo di euro sganciati dal governo tedesco come prestito-ponte per salvare la GM dal fallimento: adesso, a bocce finalmente ferme (si fa per dire: l’instabilità regna sovrana), ecco che gli americani... prendono i soldi e scappano (certo, promettono di restituire il maltolto: ma, si sa, nella giungla dell’affarismo mondiale non si sa mai)! Il terzo motivo d’interesse sta nelle implicazioni: solo un ingenuo può non vedere, dietro tutto questo ambaradan dalle cadenze quasi da comica finale, una bella guerra commerciale fra USA e Germania, gli antagonisti di sempre (con la Russia nemmeno troppo dietro le quinte) – una guerra commerciale che tocca livelli raramente raggiunti prima, negli ultimi decenni. Gli schieramenti sono fluidi e tali ancora rimarranno per molto tempo: ma qualche segnale arriva, ed è più forte e distinto che in passato – e, di fronte a ulteriori avvitamenti della crisi economica, i tempi possono accelerare di colpo. Attenzione, proletari! leggete anche in questa comica finale il prefigurarsi di scenari di guerra non più solo commerciale, ma – quando la condizione oggettiva e quella soggettiva lo richiederanno – anche guerreggiata. Il quarto motivo d’interesse riguarda poi soprattutto loro, i proletari: infatti, alla notizia della fuga con i soldi degli americani, a scendere in campo non è stata solo Frau Merkel, furente per lo sgarro (e, a seguire, un indignato Putin: da che pulpito!). A scendere in campo sono stati immediatamente i sindacati tedeschi, la potentissima IG-Metal, che ha mobilitato i propri aderenti con vigorose manifestazioni anti-GM (“Al diavolo la GM!”, si legge sui cartelli innalzati). Ora, un conto è lottare per la difesa del posto di lavoro (ne sono in pericolo diecimila negli stabilimenti Opel), e tutt’altro conto è farsi convincere a scendere in lotta per la difesa della propria industria nazionale. Nel primo caso, si tratta di una battaglia di difesa necessaria; nel secondo, di un arruolamento aperto dei proletari a difesa dell’economia nazionale – e anche in questo i segnali di una futura guerra guerreggiata ci sono, eccome!

 

I proletari leggano bene, dunque, l’“affare GM-Opel” e non caschino nella trappola: se i banditi oggi si fregano a vicenda e domani si tagliano la gola, sono fatti loro. Gli interessi proletari sono tutt’altra cosa. 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°06 - 2009) 

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