(Data illeggibile, ma agosto)

 

I recenti avvenimenti hanno profondamente modificato la situazione in Italia. Lo sciopero generale ha avuto un’importanza enorme. Esso sta a provare:

  1. La efficacia della campagna condotta dal P.C. fin da un anno fa per lo sciopero generale, che si è finalmente imposto grazie ad essa, pur contro la campagna pacifista della coalizione di tutti gli altri partiti sedicenti rivoluzionari.

  2. La incapacità organizzativa e rivoluzionaria degli attuali dirigenti delle masse, i quali, visto che lo sciopero si imponeva, lo hanno accettato passivamente senza una direttiva precisa, senza una adeguata preparazione, senza una adeguata organizzazione, senza curarsi di scegliere il momento opportuno per la sua dichiarazione.

  3. Il tradimento di molti socialisti, i quali intendevano di sfruttare lo sciopero (pacifico e legalitario) come arma atta a premere sulla soluzione della crisi ministeriale.

  4. La capacità organizzativa e rivoluzionaria del P.C.I., il solo che con la parola e con l’azione abbia dato una direttiva al movimento ed abbia dimostrato di saper essere all’altezza del compito.

  5. La mancanza di qualsiasi direttiva, l’assenteismo completo, dinanzi ad ogni responsabilità, del “massimalismo serratiano”.

  6. La capacità rivoluzionaria delle masse, le quali hanno risposto al di sopra di ogni aspettativa con entusiasmo e combattività, malgrado il tradimento dei capi, malgrado la impreparazione tecnica e spirituale in cui essi le hanno lasciate.

  7. Come conseguenza logica di tutto ciò, l’acuirsi fino agli estremi della crisi nel partito socialista, e l’orientamento sempre maggiore delle masse verso il partito comunista d’Italia.

Serrati continua il gioco nel più perfido equivoco. Allettato ancora dalla speranza di un possibile accordo con i riformisti, viene procrastinato il congresso socialista, ed intanto viene affievolita la polemica con i riformisti e non si parla più di scissione. Se non che, dinanzi a tale pusillanime incertezza, i riformisti agitano con maggiore impudenza i loro vessilli. Baldesi scrive della necessità di sottrarre le organizzazioni sindacali ad ogni influenza del partito socialista, il gruppo parlamentare invoca il congresso, e l’Avanti!, mentre valorizza un discorso parlamentare di Treves, ultrapacifista fino alla viltà, con nuovi accenni alla necessità dell’unità, posto categoricamente con le spalle al muro da una lettera di Maffi, occasionata dalla lettera del comp. Zinovieff, deve confermare ancora che: “i destri hanno provveduto da se stessi a tagliare tutti i ponti e li hanno tagliati così bene, grazie alla sincerità del loro segretario Baldesi, che ogni accomodamento sarebbe insincero e ridicolo”; ma non risponde neppure indirettamente alla questione di precisare la posizione dinanzi all’Internazionale comunista.

Il partito socialista lancia un vuoto manifesto di critica al modo come è stato indetto e condotto lo sciopero generale, senza segnare alcuna direttiva, senza impegnarsi comunque per un qualsiasi programma. Intanto, in questa crisi, in questo equivoco, continueranno a disperdersi, come è avvenuto fin qui dal congresso di Milano, le forze operaie rivoluzionarie che sono in seno al P.S. Né la frazione Maffi ha tale capacità organizzativa e tale autorità in esso da poter impedire questa dispersione. Occorre d’altra parte non lasciar perdere quel che il momento ci offre: ogni dilazione è nociva. Sotto la recente esperienza, le masse si orientano verso di noi: bisogna andar loro incontro. Bisogna che il Partito italiano lanci un manifesto invitandole a schierarsi sotto la nostra bandiera. Il manifesto potrebbe essere raccolto dalla frazione Maffi, la quale potrebbe fare [manca il sostantivo NdR] additando come mezzo la più sollecita convocazione del congresso del P.S., e impegnandosi essa stessa a convocarlo, entro brevissimo termine, qualora ciò non facciano gli organismi responsabili. Non occorre più oltre valorizzare la frazione Serrati. Può essere questo il momento della sua definitiva liquidazione. L’uscita della frazione Maffi con accettazione del manifesto lanciato dal P.C. può dare ad essa sufficiente autorità per impedire o diminuire almeno la dispersione di energie rivoluzionarie. Ma occorre affrettarsi, sia per non perdere il momento favorevole, sia perché l’incalzare degli avvenimenti pone sempre maggiormente il P.C. nella necessità di assumere sempre più gravi responsabilità, se si vuole evitare l’abbandono e lo sbandamento di un proletariato che ha testé dato le prove più lusinghiere della propria capacità rivoluzionaria.

La situazione è gravissima e piena di incognite. Da un lato si inneggia a D’Annunzio quale primo presidente della repubblica italiana; Mussolini in una sua intervista, pur negando per ora una marcia militare fascista su Roma, fa comprendere tuttavia che tutti i mezzi tecnici all’uopo sono apprestati; il manifesto dei fascisti parla di una prossima grande azione definitiva; nella stessa Camera dei deputati e nel Senato, si hanno ripercussioni in favore della dittatura, non certo proletaria.

Siamo forse alla vigilia di avvenimenti la cui portata non è possibile prevedere. In queste condizioni, valorizzare delle forze ipotetiche significa contribuire al tradimento del proletariato, favorendo la possibilità che egli si schieri sotto i vessilli dei falsi rivoluzionari.

E d’altra parte il partito comunista non può rinunziare – pena la sua svalorizzazione – alle responsabilità del momento. Si deve dire una parola chiara: che solo una forza rivoluzionaria nel paese ha la capacità di guidare il proletariato, il partito comunista, e, senza tergiversazioni, senza dilazioni, bisogna invitare il proletariato a schierarsi con noi, abbandonando il riformismo e coloro che, con le loro indecisioni, furono fin qui responsabili delle sue disfatte, più dei riformisti stessi.

Chiediamo l’immediata convocazione del Presidium per discutere su questa nostra proposta.

 

Gramsci Ambrogi

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