14 novembre 1922

 

[…]

Continuazione della riunione con la sola maggioranza

Bordiga. Propone che sulla questione della fusione non si debba eccedere a trattative per non pregiudicare la nostra posizione di principio che si dovrà fare alla seduta plenaria del Congresso.

Scoccimarro propone che il voto di maggioranza abbia valore per tutta la maggioranza della delegazione, Marabini sostiene che i mandati di fiducia è personale non collettivo per la delegazione. Non può quindi accettare il concetto di Scoccimarro. Scoccimarro fa una proposta formale che la maggioranza della maggioranza s’imponga a tutta la maggioranza della Delegazione. La proposta viene approvata da tutti tranne che da Marabini ed Arcuno.

Gramsci sostiene che si deve scendere nella commissione ristretta a discutere le condizioni della fusione per fare in modo che il P.C. abbia un controllo su tutto l’apparato nuovo che uscirà dalla fusione. Dimostra la necessità di fare un Fronte Unico con l’Internazionale contro i massimalisti.

Accettano il punto di vista Bordiga: Bordiga, De Meo, Arcuno, D’Onofrio, Natangelo e Lunedei.

Lo respingono: Longo, Gorelli, Azzario, Germanetto, Scoccimarro, Gramsci, Peluso, Marabini, Giulianini, Tresso, Ravera.

Germanetto propone che non si facciano proposte nella seduta della commissione ma si discutano solo le proposte che farà l’Internazionale, Azzario vi si oppone e Germanetto ritira la proposta.

Si dà incarico ai compagni Gramsci, Scoccimarro, Marabini di formulare le condizioni della fusione da proporsi nella commissione.

 

 

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