Anche in provincia di Belluno la crisi ha colpito. Nella mag-gior parte dei casi, la strategia utilizzata dalle imprese per ri-spondere a essa consiste nell’alternare cassa integrazione e ferie prolungate. Le principali industri metalmeccaniche (la Costan di Limana, l’Acc ex Elettronix di Mel, la Surfrigo e la Seat di Trichina) hanno optato per le ferie lunghe: dal 19 di-cembre al 7 gennaio. Lo stesso regime per il manifatturiero (metalli e alluminio: dalla Pandolfo di Lentiai alla L.T.S. di Feltre) e per l’elettronica (dalla Procond di Longarone alla Ceramica Dolomite di Trichina per finire con l’Invensys, Cli-maveneta e la Clivet), senza contare che è questo il settore più penalizzato, con circa 3.000 lavoratori in cassa integrazione. Aria brutta anche per il settore del legno, dove troviamo sei a-ziende in crisi e 170 lavoratori in cassa integrazione. Nel tes-sile, invece, troviamo circa 6-700 lavoratori in cassa ordinaria o straordinaria; mentre nell’edilizia c’è un aumento della cas-sa ma non si hanno dati e nel commercio e turismo i dati non sono ancora pervenuti, ma la situazione non sembra proprio felice. Concludiamo questo primo breve quadro con il setto-re chimico, dove tutte le aziende sono interessate dalla cassa integrazione, dalla Marangoni, con cinque precari licenziati a fine anno, all’Idealstandard, dove 45 dipendenti sono stati messi in mobilità. Passiamo quindi all’occhialeria, fiore all’occhiello del miracolo del Nord-Est. I colossi (Luxottica, Safilo, De Rigo e Marcolin) hanno optato per una chiusura festiva prolungata dal 19 dicembre al 7 gennaio. Ma le cattive notizie giungono dagli Stati Uniti, un mercato che era arriva-to a divorare l’incredibile cifra di 900 milioni di occhiali (tre per ogni abitante, bambini compresi!): dalla scorsa estate, le vendite oltreoceano sono crollate, determinando nel trimestre luglio-settembre un crollo dell’export italiano del 9 % rispet-to al 2007. Pur monopolizzato da un made in China forte di 2 milioni di occhiali prodotti all’anno, il mercato americano re-sta uno sbocco essenziale anche per i prodotti nostrani. Se più del 70 % della produzione italiana (stimata tra gli 80 e i 90 milioni di pezzi l’anno) finisce all’estero, il 40 per cento di questa quota è infatti destinato agli Stati Uniti: e la gelata dei consumi americani rischia di avere conseguenze serie sul di-stretto degli occhiali. A parte le nuove multinazionali (Luxot-tica, Marcolin, De Rigo e Safilo), ci sono 480 aziende grandi e piccole che lavorano nel settore. Alcuni numeri elaborati dall’Assindustria di Belluno riassumono bene la situazione. Nel 1998, il distretto dava lavoro a 13 mila addetti e realizza-va un fatturato di circa 1.3 miliardi di euro. Se a fine 2007, gli occupati erano quasi stabili e i ricavi erano cresciuti a 2.1 mi-liardi, il numero di aziende si era quasi dimezzato. Le cifre parlano chiaro:
Anno | Occupati | Aziende |
2007 | 12.806 | 485 |
2006 | 12.610 | 530 |
2005 | 11.540 | 560 |
2004 | 11.660 | 606 |
2003 | 12.470 | 684 |
2002 | 14.000 | 750 |
2001 | 13.800 | 780 |
2000 | 13.700 | 820 |
1999 | 13.552 | 850 |
1998 | 13.000 | 930 |
Finora la crescita dei grandi gruppi ha assorbito la manodo-pera in esubero. Una funzione che potrebbe venir meno. A fi-ne settembre il numero degli addetti era già sceso a 12.400. Anche i dati borsistici parlano chiaro; nel 2008, la situazione dei titoli era la seguente: per la Luxottica, il prezzo d’apertu-ra il 2 gennaio era di €21,15; il prezzo di chiusura il 23 di-cembre, di €12,67 (– 40.09 %); per la Marcolin, inizio €1,862; chiusura €1,003 (– 46,19 %); per la Safilo, inizio €2,332; chiusura €0,569(– 75.47 %). Questa, per il momento, è la situazione in provincia. Non ci resta che aspettare ulteriori sviluppi e tenere costantemente sotto controllo lo svolgersi della crisi, dal punto di vista degli effetti sulla classe operaia e delle eventuali (e auspicabili) sue prossime reazioni.
Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2009)