Il Sindacato Rosso 15 luglio 1922

Il C.N. della C.G.L. considerato che l’indirizzo seguito dai dirigenti confederali dinanzi all’offensiva del padronato, definito dalla tattica del caso per caso, dalla predicazione della non resistenza alla reazione, e dall’inganno della Commissione sulle industria, e il loro atteggiamento di abile svalutazione della Alleanza del Lavoro, hanno paralizzato l’azione di difesa e di riscossa del proletariato;

considerato che nel campo internazionale i dirigenti confederali, che strapparono l’adesione ad Amsterdam sotto il pretesto che vi avrebbero compiuta opera di critica, si sono resi solidali colla politica controrivoluzionaria della Internazionale gialla;

ritiene l’indirizzo dei dirigenti confederali contrario ai principi e alle esigenze della lotta di classe, e lo condanna.

Ritenuto quindi che l’opera della Internazionale sindacale di Amsterdam è contraria agli interessi e alle idealità proletarie ed ha carattere di complice solidarietà con la politica reazionaria della borghesia mondiale ed i suoi sforzi diretti alla ricostituzione del regime capitalista profondamente minato dalla crisi;

invia il suo saluto alla gloriosa Repubblica rivoluzionaria del proletariato russo, in lotta contro gli attentati molteplici della reazione mondiale;

e delibera la consultazione delle masse organizzate, attraverso un Congresso confederale immediato, sulla proposta di distacco dalla Internazionale sindacale di Amsterdam e di adesione alla Internazionale dei sindacati rossi di Mosca;

affermato poi che i rapporti di collegamento e di dirigenza tra sindacati e partiti politici si stabiliscono in quanto questi ultimi siano riesciti a creare nell’interno dei primi la rete organizzativa dei propri aderenti impegnandoli a seguire determinate direttive conformi al programma del loro partito;

ritenuto che l’attuale patto di alleanza tra partito socialista e Confederazione Generale del Lavoro crea per la più importante organizzazione di classe del proletariato italiano una situazione di equivoco, e che confermandolo la Confederazione resterebbe impegnata ad una direttiva suscettibile di oscillare in modo non prevedibile attualmente fra i più diversi indirizzi, e suscettibile anche di trovarsi in contrasto con quel indirizzo che sarà sancito dalla maggioranza del presente Consiglio confederale;

denunzia il patto di alleanza fra Confederazione e il Partito socialista.

Infine il C.N., considerato che l’offensiva padronale e reazionaria in tutte le sue manifestazioni economiche e politiche costituisce la esplicazione di un piano di schiacciamento del movimento proletario, piano in cui la classe dominante vede l’unica via per sboccare dalla presente situazione nel consolidamento del suo dominio economico e politico;

che la situazione in Italia è caratterizzata dalla profonda crisi degli istituti capitalistici, malgrado tutta la violenza del contrattacco con cui essi si difendono, e dalla affannosa ricerca da parte del proletariato di una via di uscita dalla situazione insostenibile creatagli dalle riduzioni salariali, dalla disoccupazione, dalla gesta del fascismo, da tutte le altre forme di vessazione e di persecuzione in cui si esplica la politica di classe della borghesia e dello Stato;

ritenuto che la proposta di adoperare la forza politica delle organizzazioni sul terreno delle combinazioni parlamentari e per la costituzione di un Governo di compromesso tra talune frazioni politiche borghesi e i rappresentanti del proletariato che dovrebbe svolgere un’azione per il ripristino dei diritti elementari delle masse, costituisce una illusione o un inganno, e avrebbe come risultato il disarmo del proletariato in una attesa che sarebbe seguita da una immancabile delusione per tutto il proletariato, a tutto vantaggio delle forze conservatrici;

afferma che, contro la disastrosa alternativa del trionfo del piano di attacco borghese con lo stritolamento di ogni movimento ed organizzazione di classe del proletariato, non si apre altra via che quella dello schieramento e dell’impiego di tutte le forze proletarie sul terreno di una azione comune, che nel passaggio dalla tattica insufficiente delle azioni isolate a quella della lotta generale, affasci tutte le vertenze che la offensiva padronale solleva e si prefigga come obiettivi le seguenti rivendicazioni:

  1. a) otto ore di lavoro per tutti i lavoratori;
  2. b) arresto della discesa dei salari per salvare il proletariato da un regime di fame e rendere possibile la riconquista di un livello di vita meno infimo dei produttori;
  3. c) rispetto e ripristino in generale di tutti i patti di lavoro nella industria e nell’agricoltura;
  4. d) difesa della organizzazione contro le imprese della reazione;
  5. e) assicurare la esistenza per i lavoratori disoccupati e delle loro famiglie gravandone gli oneri sulla classe padronale e sullo Stato;
  6. f) controllo della organizzazione sulle assunzioni e i licenziamenti;

definisce il valore e la portanza di una tale battaglia nella riaffermazione della capacità di azione delle organizzazioni proletarie [illeggibile] piattaforma [illeggibile] e nel [illeggibile] la classe lavoratrice [illeggibile] di affama mento e di aumentata [illeggibile] ed efficienza rivoluzionaria [illeggibile] per le ulteriori lotte e le massime [illeggibile] svolgendo così una politica rivoluzionaria di classe, che allo ingannevole [illeggibile] della collaborazione legalitaria contrapponga [illeggibile] alla lotta diretta contro le bande reazionarie e la rivendicazione del governo degli operai e contadini;

ritiene che l’azione debba essere proclamata e diretta dalla Alleanza del Lavoro, alle iniziative della quale augura che tutti i partiti e gruppi politici proletari impegneranno la adesione e la disciplina delle loro forze, e che la lotta si debba impostare sulla situazione creata da un momento saliente della offensiva borghese, come quello attuale della lotta nazionale dei metallurgici;

delibera che la Confederazione del Lavoro nelle forme più sollecite, e possibilmente mentre siede questo stesso Consiglio, provochi la immediata convocazione della Alleanza del Lavoro e faccia in essa la proposta di attuare lo sciopero generale nazionale di tutte le categorie col carattere qui delineato;

e passa infine a nominare la delegazione confederale nella Alleanza del Lavoro, con criterio proporzionale alle tendenze che in questo Convegno si sono manifestate.

La mozione confederale

Il Consiglio nazionale della Confederazione del Lavoro udita la relazione morale del Consiglio direttivo l’approva ed esaminata la situazione in cui versano le organizzazioni proletarie violentate dall’imperversante reazione legale ed extralegale nella loro libertà di movimenti e di associazione, dichiara di approvare pienamente le direttive seguite dal Comitato Direttivo confederale con l’approvazione dell’ordine del giorno Zirardini votato nel gennaio scorso che invitava la direzione del partito a dare al gruppo parlamentare socialista la facoltà di appoggiare quel governo che desse garanzie per il ripristino delle elementari libertà e per l’attuazione di un programma che contenga i postulati del programma proletario di carattere immediato.

Il Consiglio nazionale afferma la propria volontà di mantenere il patto di alleanza a fa voti ancora una volta che il partito socialista intenda la gravità del momento che il proletariato italiano attraversa e presti ascolto alle invocazioni delle classi lavoratrici, le quali - mentre si preparano ad agire nel paese in difesa delle ragioni della propria esistenza - si attendono che il congresso del partito socialista italiano consenta al gruppo parlamentare di svolgere un’azione che, coordinata con quella delle masse, serva a valorizzare l’azione del movimento sindacale.

La mozione massimalista

Il Consiglio nazionale della Confederazione Generale del Lavoro afferma che la organizzazione economica del proletariato ha per iscopo di organizzare il movimento proletario nel campo della resistenza per modo che alle lotte di categoria subentreranno sempre, gradatamente, le lotte di insieme tendenti ad elevare il tono di vita di tutta la classe lavoratrice ed a dare a questa la convinzione che ogni miglioramento conseguito nel campo del salario o mediante la lotta di categoria (la quale a lungo andare è destinata ad essere vana, ove essa classe lavoratrice non provveda con più stretta azione contro il potere politico ed economico a trasformare radicalmente l’istituto della proprietà privata) e della costituzione di una società di libertà e di umanità, che abbia come suo fondamento la proprietà comune dei mezzi di produzione e di scambio.

Come mezzo per raggiungere questa finalità, la Confederazione accetta il concetto della intransigente lotta di classe del proletariato contro la classe borghese capitalistica; conseguentemente si respingono tutte quelle proposte che mirano, anche attuando forme non chiare e incerte, a fare entrare la lotta della classe lavoratrice nei limiti della legalità, e tendono a compromettere il carattere della organizzazione classista e a compiere opera ricostruttrice che risolve la crisi del capitalismo derivata dalla conflagrazione internazionale.

Il Consiglio nazionale afferma che la Confederazione Generale del Lavoro nella sua azione pratica, mantenendo l’alleanza col Partito Socialista Italiano che sul campo politico si muove verso le conquiste delle medesime idealità, e interpretando il sentimento e la volontà delle masse, così nel campo internazionale che nazionale, promuove tutti quegli accordi con i Partiti sovversivi anti-legalitari che vengono a costituire il fronte unico con tutti i mezzi che saranno di volta in volta ritenuti necessari. Particolarmente nella sua attitudine immediata il Consiglio nazionale delibera di intensificare l’azione:

  1. a) per l’abrogazione degli iniqui trattati di pace e contro il pericolo di nuove guerre;
  2. b) per il riconoscimento della Repubblica socialista dei Soviet;
  3. c) contro la reazione, organizzando la resistenza offensiva e difensiva delle classi lavoratrici;
  4. d) per la difesa delle conquiste operaie (otto ore di lavoro, contratti di lavoro, libertà politiche e sindacali ecc.). A questo scopo tutti gli organi del movimento operaio sono tenuti a mantenere la più stretta disciplina considerando che se azioni individuali o autonomiste sono sempre pericolose, anche nei periodi normali della lotta di classe, sono estremamente dannose nei periodi reazionari nei quali la lotta si acutizza fino ad assumere la forma di guerra civile.

Mozione III Internazionale

Il Consiglio Nazionale della Confederazione Generale del Lavoro constata:

che l’attuale Consiglio Direttivo Confederale ha accuratamente evitato ogni valorizzazione effettiva delle forze sindacali, svolgendo una propaganda addormentatrice allo scopo di convincere il proletariato che la sua salvezza può solo venire da alleanze con forze parlamentari borghesi, e negando la forza nascente della solidarietà di interesse delle varie categorie di lavoratori sotto la pressione dell’offensiva padronale avente unità di intenti e di azione antiproletaria;

che i diversivi di controllo e di inchieste sulle industrie creati allo scopo suddetto, si sono rivelati praticamente inattuabili;

che d’altra parte gli attuali dirigenti non hanno tenuto fede agli impegni assunti, nel Congresso di Livorno e nel Consiglio Nazionale di Verona, non conducendo un’opposizione recisa all’opera di collaborazione colla borghesia dei dirigenti dell’Internazionale di Amsterdam, essendo anzi solidali con essi nel proposito di impegnare le energie proletarie nell’opera di ricostruzione economica del capitalismo;

disapprova l’operato dell’attuale Consiglio Direttivo della Confederazione Generale del Lavoro;

ritenendo che il proletariato debba far valere il blocco delle proprie forze poiché è risaputo che la borghesia ha maggiori probabilità di vittoria quando può combattere separatamente le agitazioni locali e per categoria col concentrare successivamente contro organizzazioni operaie e contadine le proprie forze di repressione;

reclama che l’Alleanza del Lavoro spieghi la propria attività come organismo unitario d’azione delle forze sindacali proletarie, assumendo in se praticamente la difesa delle otto re, la opposizione alle riduzioni salariali ed all’inasprimento delle condizioni di lavoro, la tutela degli interessi dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie, col mezzo dell’azione coordinata delle masse e dello sciopero generale nazionale, a cui si deve risolutamente tendere con una decisa preparazione.

La mozione di sinistra

Il Consiglio Nazionale della Confederazione Generale del Lavoro, esaminata nel suo complesso l’offensiva reazionaria scatenata dallo schiavismo agrario ed industriale;

condividendo le preoccupazioni del Consiglio direttivo della Confederazione sull’aggravamento

progressivo della situazione sindacale;

considerando che il movimento delle classi lavoratrici italiane è permeato di idealità socialiste, riconosce nel Partito Socialista italiano il partito di classe che deve guidare, nell’azione politica, le schiere proletarie in lotta per la conquista dei pubblici poteri e della propria emancipazione;

ripudiando ogni intesa con i possibili fautori della costituzione di un Partito del lavoro che in Italia segnerebbe la rovina del Movimento Sindacale, sviluppatosi attraverso le organizzazioni della resistenza, in perfetta armonia di intenti e di disciplina col Partito Socialista italiano, in virtù del patto di alleanza che intende assolutamente mantenere;

giudicando opera negativa e dannosa alla difesa delle conquiste sindacali costringere l’azione di un partito entro la cerchia d’un’intransigenza assiomatica,

delibera: di invitare il Partito Socialista italiano a svolgere un’azione parlamentare che, escludendo a priori la collaborazione diretta, si ispiri alle necessità urgenti dell’attuale momento politico. Azione politica che, informata ai principii della lotta di classe, permetta al Gruppo Parlamentare Socialista, di fare pesare la forza dei propri voti, in determinate circostanze, onde premere sulla situazione parlamentare, e sospingerla nel cammino della ripresa di quella libertà di organizzazione, di movimento e di azione, che costituiscono la premessa fondamentale della difesa delle conquiste sindacali, quali: le otto ore di lavoro, il rispetto ai concordati, il diritto di organizzazione e di sciopero; e come programma minimo costringa il Parlamento alla discussione ed alla approvazione di progetti di Legge di previdenza sociale già elaborati e in via di elaborazione dal G.P.S. e dalla C.G.d.L.

Il Consiglio Nazionale della Confederazione convinto che una nuova tattica nella valorizzazione delle forze del Gruppo Parlamentare Socialista, svolgentesi attraverso alle discipline ed al controllo di un direttorio composto in equa misura di membri della Direzione del Partito e del Consiglio Direttivo della Confederazione Generale del Lavoro, contribuirà a modificare sensibilmente l’attuale situazione; fa voti che il Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano abbia ad accettare i desiderata delle organizzazioni sindacali. Ove questa richiesta non venisse accettata dalla Direzione del Partito o se nella sua attuazione la nuova tattica non sortisse i desiderati effetti;

il Consiglio Nazionale della Confederazione Generale del Lavoro decide:

di chiedere al Partito Socialista Italiano di imporre ai propri rappresentanti al Parlamento, nei Consigli Comunali, Provinciali, nelle Opere Pie le loro dimissioni collettive immediate per arrivare susseguentemente all’applicazione di tutti quei provvedimenti che le contingenze del momento potranno suggerire.

La votazione

Camere del Lavoro:

Mozione Confederalista        voti      904,869

     “     Comunista                   ”      152,081

     “     Massimalista                “      145,490

     “     Terz’Internaz.               “       23,334

     “     Centrista                      “       22,660

Astenuti                                               334

Federazioni:

Mozione Confederalista      voti      332,482

     “         Massimalista          “        104,932

     “         Comunista              “         97,438

     “         Terz’Internaz.         “         11,450

     “         Centrista                “         20,873

Astenuti                                           12,669

TOTALE:

Mozione Confederalista       voti        537,351 

      “        Comunista               “      249,519

      “         Massimalista           “      250,472

     “          Terz’Internaz.         “        34,784

     “          Centrista                “        43,532

Astenuti                                           13,303

Subito dopo la lettura dell’esito della votazione il compagno Guarnieri, ha dichiarato che i voti ottenuti dalla mozione terza internazionale dovevano essere considerati come riversati sulla mozione comunista per cui l’esito definitivo va modificato come segue:

Camere del Lavoro:

Mozione Confederale        voti         204,869

      “     Comunista             “          175,415

      “     Massimalista          “          145,490

      “     Centrista                “           22,660

Astenuti                                              334

Federazioni

Mozione Confederale       voti         332,482

       “    Comunista             “          108,888

       “    Massimalista          “          104,982

       “    Centrista                “           20,873

Astenuti                                          12,669

NUOVO TOTALE:

Mozione Confederale       voti          537,351

      “     Comunista             “          284,303

      “     Massimalista          “          250,472

      “      Centrista                “          43,533

Astenuti                                          13,003

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