Benevento. Al centro sociale “Depistaggio” di Benevento si è svolta un'iniziativa interessante sull'estrazione di petrolio in Basilicata e sulla devastazione ambientale e sociale che ne consegue. E' stato proiettato un documentario, con intervista a soggetti del luogo e a figure legate agli interessi dei petrolieri. Il documentario evidenziava che: 1) L'estrazione del petrolio avviene senza che le società petrolifere paghino un solo euro allo stato o alla regione; 2) l'estrazione del petrolio ha portato incerti profitti ai petrolieri e diminuzione dell'occupazione e devastazione dell'agricoltura; 3) si è prodotto un inquinamento smisurato del terreno, delle falde acquifere, dell'aria.

Alcuni “studiosi onesti”, e perciò perseguitati, denunciati e sospesi dal lavoro, hanno fornito dati assolutamente allarmanti, che denotano grave pericolosità per la salute degli uomini, degli animali e della vegetazione. Ma la regista ha avvertito che per ogni “studioso onesto”, per ogni “funzionario zelante”, vi sono decine di “esperti” (leggi: esperti in manipolazione) a libro paga dei petrolieri, che dicono il contrario e dimostrano la... salubrità dell'attività estrattiva.

Dopo la proiezione del documentario, si è sviluppato il dibattito, con domande, considerazioni e relative puntuali risposte: il tutto all'insegna della denuncia, dell'indignazione e del vagamente riformista.

Un nostro compagno, nel suo intervento, ha posto alcune domande: Che nome diamo a questa situazione? Quali le “colpe” e quali i “meriti”? Che fare?

Alla prima domanda, nessuna risposta.

Alla seconda domanda, qualche risposta: “colpe” tante, “meriti” pochi.

Alla terza domanda, si è ribadito che si tratta di “sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione”, col rammarico di non poter fare di più.

A questo punto, il nostro compagno ha provato a dare risposta alle domande poste: Il nome di questa situazione è “Modo di produzione capitalistico”, finalizzato al profitto e del tutto disinteressato ai danni che produce ai proletari, agli esseri umani, all'ambiente. E ha proposto una domanda definitiva: “Questa devastazione è PATOLOGIA O FISIOLOGIA del modo di produzione capitalista?”. La risposta della regista è stata pronta: “FISIOLOGIA”! Ma allora, ha ribattuto il nostro compagno, se non c'è patologia, “NON VI E' CURA POSSIBILE”.

Questo modo di produzione non muore da solo: non sa morire da solo, nemmeno se volesse. Tutt'al più concepisce, nella sua putrescente agonia, di portare l'intera umanità alla rovina totale. Per questo motivo, per scongiurare la rovina dell'umanità, il capitalismo va aiutato a morire.

Quanto alla terza domanda (“Che fare?”), essa conosce una sola risposta: PREPARARE LA RIVOLUZIONE PROLETARIA ED ESTIRPARE IL CANCRO CHE PORTA L'UMANITA' ALLA GUERRA E ALLA ROVINA.

La strada è lunga ma va imboccata con decisione.

D'altra parte, proprio la regista ha detto che per ogni “onesto studioso” che denuncia il disastro ve ne sono dieci che giurano sul benessere dovuto al petrolio. E' l'equivalente di quanto affermava Carlo Marx: “Se i teoremi di geometria ledessero gli interessi di qualcuno... si tenterebbe di confutarli”

Dunque, non va proposta una gara di cultura e/o di sapere: l'opinione la fa chi ha soldi e mezzi – cioè loro, i capitalisti e i loro porta-interessi. Sarebbe una battaglia persa in partenza.

E nel frattempo, qualcuno potrebbe ironizzare, in attesa della rivoluzione, che fare? Imboccare la strada della lotta per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro – quella strada che, sotto la guida del partito rivoluzionario, conduce finalmente all'assalto al cielo.

 

Conferenze pubbliche. Oltre alle iniziative di Bologna (25 maggio: “Che cos'è il Partito Comunista Internazionale”) e di Milano (1 giugno: “Necessario il comunismo”), il 30 maggio, al circolo ARCI “I camalli” di Imperia, si è tenuto un incontro di presentazione del nostro Partito, con una quindicina di lettori e di soci del circolo: l’esposizione ha voluto dimostrare come, a contrastare l’invarianza storica dell’opportunismo nelle sue diversissime forme (come i blocchi elettorali nel PSI di inizio Novecento e la loro variante dei blocchi interclassisti antifascisti del secondo dopoguerra; la teoria “culturista” del 1912, ripresa poi dall’Ordine Nuovo qualche anno dopo e oggi dai tanti immediatisti; i continui scivolamenti verso la democrazia borghese, elettorale e parlamentare, che caratterizzano purtroppo tutta la storia del proletariato, quando il suo partito non riesce a far sentire alta la necessità della presa violenta del potere e della dittatura di classe), si è sempre collocata l’invarianza delle posizioni della Sinistra comunista, arroccata sulle posizioni del marxismo rivoluzionario. Sono state poste alcune domande di chiarimento, che hanno dimostrato l’utilità di tale incontro per meglio chiarire le nostre posizioni, l’attività del nostro Partito, il modo con cui esso si relaziona alle lotte rivendicative immediate, l’attuale corso del capitalismo e della crisi generale.

Nell'insieme, importanti momenti di propaganda e buon “allenamento” politico-organizzativo per i compagni coinvolti.


 


Napoli. Una breve testimonianza sul 1° Maggio. Le realtà di movimento (qui le varie correnti si chiamano “strutture”, ma non si sa bene cosa intendano, visto che sono tutti lo stesso pastrocchio), insieme ai Comitati di lotta (tra cui il combattivissimo Comitato dei cassintegrati di Pomigliano d'arco), hanno indetto un corteo alternativo al concerto organizzato a Città della Scienza dai sindacati confederali. Città della Scienza è un luogo simbolo per il riformismo sinistroide napoletano: nato da una cooperativa di ex sessantottini, è il portabandiera delle assunzioni clientelari dei sindacati, la portatrice del messaggio della “cultura come strumento di emancipazione dell'uomo” – ora che è stata martirizzata dalla camorra, sarà opprimente quasi come... San Gennaro! Il corteo aveva come striscione semplicemente "contro governi e sindacati cgil cisl uil posate e sord!” (=”dateci i soldi”!). Non c'erano le sigle dei sindacati minori che nei comitati di lotta, sto verificando, godono ancora della fiducia dei lavoratori, anche se hanno comportamenti stalinisti della peggior maniera. Con tutto il corteo, il Comitato di lotta dei trasporti si è diretto proprio a Città della Scienza e lo slogan che univa tutti era "Non abbiamo governi amici". Entrati a Città della scienza, gli operai di Pomigliano premevano per fare un intervento sul palco, dal contenuto “Non c'è niente da festeggiare, ma lottare !”, e un cantante vicino al movimento napoletano ha cercato di dare loro il microfono mentre si esibiva, ma subito sono state spente le casse.
Poco dopo, il servizio d'ordine della CGIL, composto da operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia, ha iniziato ad usare le mani. Il corteo dei Comitati non ha indietreggiato, ma i sindacalisti, vista la malaparata (ossia, che i loro mastini le stavano buscando), essendo che erano dietro il palco, hanno fatto entrare la Celere che ha caricato. Più tardi, ci si è riuniti fuori da Città della Scienza a fare un bilancio a caldo di quello che era accaduto. Sottolineo il sostegno della piazza, immediato nel momento in cui si è capito chi erano gli oppressori.
Il ruolo che hanno i sindacati sembra chiaro anche nel Comitato di lotta dei trasporti, che si occupa della vertenza dei lavoratori del trasporto urbano, ma che cerca anche di unificare tutte le lotte sul territorio. Quando le cose si capiscono con la pancia, sono sempre più chiare rispetto a quando si intendono con le mediazioni dell'intelletto!
Il livello di repressione a Napoli si è alzato: c'è un Reparto Celere, in particolare, comandato dal vicequestore che si è distinto per l'ottimo lavoro fatto a Genova nel 2001, che nelle occasioni successive non ha smesso di caricare anche quando la situazione era chiaramente tranquilla.
Il Comitato di lotta dei trasporti ha indetto per il 14-06-2013 un'assemblea pubblica che cercherà di coinvolgere tutte le realtà di lotta del territorio regionale. Si sta cercando di estendere i lavori anche alle vertenze che non riguardano solamente il trasporto. L'obiettivo è creare un fronte unico di classe che possa al meglio fronteggiare gli attacchi padronali.

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°04 - 2013)

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