L'assemblea che si è svolta a Roma il 3 ottobre u. s., convocata da varie organizzazioni di base tra cui SDL, RDB, CUB e altre, è stato uno dei passaggi che queste organizzazioni sindacali stanno conducendo per la creazione di un unico soggetto sindacale. La stessa quantità di sigle e il carattere di “passerella” che troppo spesso queste assemblee assumono hanno precluso la possibilità di un  intervento dei nostri compagni presenti, ma nondimeno è stato possibile allestire un tavolo con la nostra stampa e diffondere l’opuscolo “Per la difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari. Forme di organizzazione, metodi e obiettivi di lotta”. La distribuzione ha avuto un buon esito anche per il fatto che non solo alcuni rappresentanti delle organizzazioni ma anche i militanti di base hanno forti riferimenti di classe – un orientamento che fa da contraltare all’ossequio di molti altri al feticcio della democrazia e del sindacato di servizio (ufficio legale, patronato, ecc.). E' evidente che, come la borghesia sente l'approssimarsi del malcontento sociale e continua a emettere leggi antisciopero (nonché a concertare con la CGIL), così la stessa spinta si manifesta in quelle che potrebbero essere le sue propaggini nel proletariato. La nostra attenzione deve dunque andare a quelle frange, che ritenendosi di classe e come tali agenti all’interno del proletariato, hanno perso i riferimenti politici e teorici e sono più avvicinabili a una prospettiva rivoluzionaria.

A seguito dell’Assemblea, abbiamo ricevuto questa lettera, che ci pare riassuma bene il senso dell’Assemblea stessa e lo stato d’animo di molti che vi hanno partecipato.

Cari compagni,

sono un lavoratore che, venuto a conoscenza di una assemblea nazionale promossa da varie sigle sindacali da tenersi a Roma il 3/10/2009 al Centro Congressi Frentani, vi ha partecipato con l’intento di comprendere e dare un contributo. Mi è capitato di trovare qui del materiale di “il programma comunista”, in particolare l’opuscolo “ Per la difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari”. Con grande piacere mi è sembrato di cogliere negli interventi dei molti lavoratori molti dei temi posti da Voi nel documento distribuito. Tutti gli interventi evidenziavano il ruolo dei sindacati confederali, in particolare della CGIL, di aperto collaborazionismo nella CONCERTAZIONE. Qualcuno ha evidenziato che si è andati ben oltre la concertazione: “Siamo nell’epoca della complicità”, si è detto. In più di un intervento si è parlato di sindacato di classe. In particolare e con una chiarezza che ci fa respirare aria pulita, un lavoratore ha affermato: “Siamo di parte, di parte. Nessuna compatibilità o comprensione per l’economia del paese.” E’ stata ampiamente espressa la necessità di mettere al centro il salario, l’orario di lavoro, gli infortuni, etc. Ha avuto rilievo la necessità di superare le categorie e puntare al complesso dei lavoratori, con propensione al territorio più che ai singoli luoghi di lavoro. Forte è stata l’esigenza di rigettare le divisioni con i lavoratori immigrati e si è espressa profonda critica agli episodi di rastrellamenti verificatisi a Milano che evocano scene da Gestapo. Vi è stato anche chi ha evidenziato il problema della casa, visto come parte del salario se è vero che il fitto, a volte, mangia oltre la metà di un salario. Grande solidarietà è stata espressa a quei proletari, immigrati, precari, che si organizzano e occupano le case. Questi lavoratori, si è detto, vedono questa lotta come sostegno al reddito, come parte del salario. Personalmente, ritengo che è un buon argomento materiale per contrastare il legalitarismo e il rispetto di regole che la borghesia impone e il sindacato tricolore appoggia e diffonde.

Quindi tutto bene? Il “sindacato dei lavoratori” è fatto, e tutto è chiarito?

NO, purtroppo no. Insieme a posizioni chiaramente di classe si sono espresse anche posizioni e concetti che appartengono ad un’altra classe. Tali errate posizioni non sono espresse da alcuni, per cui basterebbe isolarli; negli stessi singoli lavoratori convivono, a volte, chiare posizioni di classe e illusioni portate dalla classe avversa. Per esempio, il mito e il rito della democrazia sono largamente presenti e, come sabbia di mare nel cemento, corrode il ferro della classe proletaria. Siamo per i picchetti e per la forza in caso di sciopero. Cosa c’è di democratico in questo? Ce ne freghiamo delle leggi antisciopero e scioperiamo lo stesso. Non affermiamo con ciò la nostra “illegalità” contro la loro democrazia? Ma la borghesia e i sindacati tricolori hanno fatto diventare la democrazia un luogo comune, un dogma, un obbligo, e se qualcuno la nega essi esclamano scandalizzati e minacciosi: “Ma tu neghi l’evidenza di Dio !”

Ebbene, SI!

In conclusione, sento la necessità di impegnarmi in questo progetto di formazione del sindacato dei lavoratori ed anche l’esigenza di approfondire le posizioni e il ruolo della Vostra organizzazione. Spero dii poter avere delle indicazioni ulteriori e non mancherò di seguire con grande interesse la Vs stampa.

Fraterni saluti.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°06 - 2009)

 

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