La componente più artistica, creativa ed ironica del “movimento dei gilet gialli” ha pubblicato e fatto circolare, sia sui vecchi e tradizionali mezzi di comunicazione di massa che sui modernissimi “social”, la riproduzione di un antico e significativo quadro (“La Libertà che guida il popolo”), dipinto da Eugène Delacroix nel 1830 per celebrare l'insurrezione che nel luglio di quell'anno pose fine al “terrore bianco” della restaurata monarchia borbonica: una donna a petto nudo guida la sommossa stringendo in pugno il tricolore francese.  In questa riproduzione, ai protagonisti di quelle antiche gesta sono stati fatti indossare gli ormai famosi gilet e la stessa immagine, nella sua versione moderna con gilet gialli, è già diventata un murale (nelle versioni più radicali, oltre ai gilet sono stati aggiunti anche i simboli dell'estetica dei “casseurs”: la maschera antigas, il cappuccio della felpa e il passamontagna, tutti rigorosamente neri). “La Libertà che guida il popolo" è universalmente noto, a ragione, come il primo dipinto politico nella storia dell'arte moderna: vero e proprio manifesto della borghesia capitalista rivoluzionaria, radicale e repubblicana, esprime in meravigliosa sintesi quel che metafisicamente la borghesia pensa di se stessa: la Storia è lotta politica per la Libertà.

Nel 1830, a poco più di quarant’anni dalla Rivoluzione del 1789 e a meno di venti dalle Glorie Napoleoniche che seminarono in tutt'Europa le “idee” del dominio borghese, la resistenza delle “forme politiche” precapitalistiche è ancora potente e la borghesia è costretta agli ultimi sussulti rivoluzionari. Ripropone, anzi impone, soprattutto in quella Francia che ancora è il centro dello scontro e l'esempio per tutte le borghesie, la sua più grande invenzione e mistificazione politica: il Popolo che affascia tutti i bisogni e gli interessi nella Fraternità della Nazione.
In quel suo dipinto, Delacroix, borghesissimo, coerente e maschio, ci dice: muove l'Uomo l'ideale potente come l'amore... e questo Uomo si stringe coi suoi simili nella rappresentazione dei diversi ceti che nella foga della lotta diventano il Popolo, che a sua volta diventa Nazione...

Ma dal 1830 di acqua ne è passata sotto i ponti, specie in quella stessa Francia che soli diciotto anni dopo, a Parigi, nei giorni di una nuova vampata rivoluzionaria, ha visto enuclearsi dal Popolo-Nazione la Classe Proletaria. Certo, tutto era ancora confuso: borghesi radicali e piccolo-borghesi repubblicani avevano ancora qualcosa da balbettare. Ma sulle barricate del 1848, con il sangue proletario, il tricolore diventa Bandiera Rossa! E da quel momento non sarà più la Libertà a guidare il popolo, ma LA CLASSE PROLETARIA A COMBATTERE PER IL COMUNISMO. Ce n’était que le début, non fu che l'inizio: l'irrompere del comunismo non ha potuto certo imporre una sua veloce vittoria e la dinamica della storia della moderna lotta di classe si è svolta e si svolge in una guerra di lunga durata, con un paio di entusiasmanti vittorie (La Comune del 1871 e l’Ottobre Rosso del 1917) e periodi di opprimente controrivoluzione, come quello – lunghissimo – in cui stiamo ancora immersi.

Oggi, 2019, quell'icona, ritoccata e aggiornata, è tutt'altro che un’"icona inoffensiva". Indubbiamente, tra i fattori scatenanti della rivolta dei Gilet Gialli ci sono interessi e bisogni anche proletari. Indubbiamente, tra i Gilet Gialli ci sono anche proletari. Ma ancora sciolti nel popolo... Così, quell’immagine la dice lunga sulla difficoltà che la nostra classe vive nell'emanciparsi e liberarsi dal Popolo-Nazione. Una difficoltà che non vuol dire impossibilità, ma che indica la necessità della nostra paziente, inflessibile, continua opera di restauro di quell'organo rivoluzionario che, solo, grazie al proprio lavoro a contatto e tra le fila della nostra classe, con l'analisi critica di quel che succede e con l'opera di organizzazione, non soltanto mantiene viva la prospettiva del comunismo, ma prepara la nostra classe a rovesciare l'ordine borghese con i sui popoli e le sue nazioni – per abilitarla a conquistare con polso fermo una nuova società, che di popoli e nazioni farà definitivamente a meno.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

 

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