L’economia dell’Eurozona rischia l’ennesima caduta. Il pericolo di un capitombolo e di conseguenza l’arrivo di una nuova recessione sono sempre in agguato, dietro l’angolo. A confermare tale tendenza sono i dati della produzione industriale, che in agosto è calata dell’1,8%, più delle attese.

Un’accelerazione della crisi la  può dare la Germania, con l’annuncio che la sua economia si ferma, per l’anno 2014, all’1,2% contro l’1,8% stimato ad aprile. Non contento, il tedesco infierisce sulla situazione economica traballante, sottolineando che nel secondo trimestre il prodotto interno lordo si è contratto dello 0,2%; e continua, nel suo accanimento, rimarcando che la caduta sarà anche nel terzo trimestre. La prospettiva, poi, per il 2015 non è lusinghiera: Il Ministero dell’economia prevede una crescita dell’1,3% contro il 2% pronosticato.

Ma il pericolo più grande, la preoccupazione che non fa dormire Merkel e colleghi, sta nelle cifre che mostrano difficoltà per le esportazioni. E si sa che per i cavalieri teutonici l’export è la colonna portante dell’economia: infatti, l’incertezza delle esportazioni si è ripercossa al cuore di tutto il sistema finanziario tedesco.

Un mondo, quello della finanza, tutto in subbuglio. Le banche e le compagnie assicuratrici sono sul piede di guerra. Hanno dissotterrato l’ascia di guerra contro la Bce, accusandola di tenere i profitti dei titoli di stato troppo bassi. La conseguenza può essere disastrosa per alcune compagnie che si trovano con rendimenti bassi e sono incapaci di far profitti. Se poi non riescono a versare le prestazioni pensionistiche, che si sono impegnate a versare ad altrettante famiglie, apriti cielo!

Se poi nel menù, come contorno, ci mettiamo: contrazione della domanda interna, disoccupazione in crescita (ogni anno, la forza lavoro tedesca diminuisce di 200mila unità, c’informa il Sole 24 – Ore del 15 ottobre 2014), introduzione del salario minimo (che si fa sentire nel salvadanaio dello Stato), una politica energetica con costi altissimi per l’industria, e il calo degli investimenti stranieri in territorio germanico, l’indigestione è garantita.

Concludiamo questo grazioso quadretto di famiglia col “battere dove il dente duole” e ricordiamo che gli ordini all’industria sono calati del 5,7%  nell’ottobre 2014, dopo essere aumentati del 4,9% a luglio: la caduta più pesante dal gennaio 2009. Le cifre non lasciano scampo: gli ordini dall’estero sono calati dell’8,4%; di essi, quelli provenienti dagli altri Paesi dell’area Euro sono scesi del 5,7%, quelli da Paesi terzi del 9,9%, e nel mercato interno del 2%. Il settore industriale che ha registrato il peggior andamento è stato quello dell’industria automobilistica, con una contrazione del 10,9%.

Per il cavaliere teutonico le prospettive non sono certo delle migliori!

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista)

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