Intorno a metà marzo, due episodi di lotta, in Francia e Belgio, han mostrato che, lentamente, sotto i morsi della crisi, la classe proletaria comincia a reagire.
A Parigi, i lavoratori della Peugeot-Citroên (Gruppo PSA) hanno manifestato davanti al Salone dell'Auto, scontrandosi ripetutamente con la polizia e i famigerati CRS (i reparti antisommossa nati nel 1948 dalla fusione di quadri del regime di Vichy e della Resistenza francese: ogni commento è superfluo!). La multinazionale intende chiudere lo stabilimento di Aulnay-sous-Bois, una delle banlieues parigine dove già nel 2005 si ebbero moti di rivolta giovanile: il che comporterebbe 8mila licenziamenti (su 80mila abitanti!). Già qualche tempo prima, come ricordavamo nel numero scorso di questo giornale, c'erano state dure proteste degli operai Peugeot-Citroên a Parigi.
Qualche giorno dopo, a Namur, in Belgio, un folto contingente degli operai delle acciaierie ArcelorMittal di Liegi, giunti per manifestare davanti al parlamento della Vallonia dove erano in seduta sindacalisti e parlamentari, s'è scontrato violentemente con la polizia. A gennaio, la ArcelorMittal, gigante dell'acciaio (con una sede, lo ricordiamo, a Piombino, oltre che in altre località italiane), aveva dato l'annuncio di voler chiudere sei linee a freddo dei suoi impianti, licenziando 1300 lavoratori: già allora c'erano stati scontri fra dimostranti e polizia.
In apertura d'articolo, abbiamo messo in corsivo l'avverbio lentamente. Non ci facciamo illusioni: il cammino è ancora lungo. Importante è cominciare a imboccarlo. Intanto, cresce la temperatura…