Venerdì 4 maggio, alle 20.30, presso lo spazio gestito dall’associazione anarchica “Libera”, a Modena, si è tenuta una cena-dibattito in solidarietà con i compagni e gli operai colpiti dalla repressione e dai licenziamenti alla Ferrari e alla Cnh, entrambe realtà del gruppo Fiat. Da alcuni anni, questo gruppo industriale si è distinto per essere la testa d'ariete della borghesia italiana nell'attacco alle condizioni di vita e di lavoro degli operai.

Dopo la cena e una nutrita raccolta di sottoscrizioni (che dovrebbe essere il primo passo per la costituzione di una cassa comune di solidarietà territoriale proletaria), si è sviluppato il dibattito introdotto da Francesco, l’operaio saldatore licenziato dalla Cnh e poi “integrato” – vicenda di cui abbiamo dato notizia nei precedenti numeri di questo giornale – che ha descritto la situazione sempre più tesa nelle fabbriche Fiat e non solo (la reiterata sospensione di un altro operaio, fra i più combattivi della Ferrari, ne è la dimostrazione).

Una quarantina i presenti, operai di diverse fabbriche: Fiat Cnh Modena e San Matteo, Ferrari Maranello e Ferrari-Scaglietti Modena, Terim, Safim Soliera, Operai Edili e lavoratori delle Coop e del Comune di Modena, e appartenenti a diverse sigle sindacali, iscritti alla Fiom e anche delegati Rsu della stessa, oltre agli operai aderenti all’Usi e lavoratori della Usb e della Cub.

Il dibattito è stato, come sempre in questi casi, franco, appassionato quando non acceso, ma del tutto reale e proficuo. Questa iniziativa s’innesta certamente nel solco di un lavoro assembleare operaio che dura oramai nella zona emiliana da quasi 2 anni.

All’incontro hanno partecipato anche i nostri compagni che da sempre lavorano all'interno di questa ancora giovane esperienza e di seguito riportiamo il volantino che hanno distribuito all'iniziativa.

In un successivo articolo, avremo cura di riportare un più esteso resoconto dell'intero dibattito svoltosi quella sera.

 

Operai, compagni!

Salutiamo l'iniziativa di questa sera, che ci sembra un ulteriore importante passo verso l'unità delle lotte –obiettivo che da sempre condividiamo. E' indubbio che la crisi abbia portato a una serie di profondi attacchi alle nostre condizioni di vita e di lavoro; è altrettanto indubbio che la borghesia e i padroni aumentino il grado di repressione e di provocazione nei confronti degli operai più combattivi e in generale dei lavoratori che tentano di contrapporsi ai loro piani. Divisa al proprio interno sul piano economico, in eterna concorrenza, la borghesia è bene organizzata sul piano politico e dotata di potenti strumenti di controllo ideologico e militare, atti a imporre ai lavoratori le proprie unitarie e dittatoriali “soluzioni”.

E’ ormai da più di 4 anni e mezzo che la crisi mondiale macina l'economia capitalistica ed è ormai da più di 4 anni che andiamo dicendo che “la crisi non la vogliamo pagare”. Invece, la stiamo pagando, e molto cara: furto del TFR, furto della pensione, drastico taglio dei salari, miliardi di ore di cassa integrazione, licenziamenti generalizzati e chiusura di fabbriche, ristrutturazione della componente lavorativa delle aziende con progressiva sostituzione della manodopera tutelata con manodopera flessibile e senza tutele, aumento indiscriminato di tasse e bollette e generi di prima necessità... tutte manovre che erodono i già scarsi salari. Miseria e disperazione per tutti: e tanta, tanta repressione.

Ora sembra che tutti i nostri problemi siano legati all'“articolo 18”, e così le lotte (se di lotte si può parlare: meglio parlare di scioperi “rarefatti e telefonati”, come recita l'appello che indiceva l'iniziativa di questa sera) sembrano concentrarsi su questo obiettivo, quasi fosse l’unico problema sul tappeto. Ma così non è, per due semplici ragioni: 1) perché l'articolo 18 copre solo circa la metà dei lavoratori salariati e, di questa metà, solo un'altra metà è rappresentata da veri proletari – dunque, lascia scoperto il resto della grande massa dei nostri fratelli di classe; 2) perché l'attacco è profondo e generalizzato e non si ferma certo al solo articolo 18. Non dovremmo allora lottare per difendere questo “presidio legale”? Non saremo certo noi a dire di no: non siamo indifferenti alle condizioni di vita della nostra classe e sicuramente l'articolo 18 ne fa parte. Invitiamo però operai e compagni a non farsi imbrigliare dalle manovre sindacali che utilizzano, opportunisticamente, l'“affare articolo 18” per deviare i lavoratori dai loro veri obiettivi intruppandoli in scioperi e manifestazioni farsa (e, non ultimo, pilotarli verso le loro merdosissime “elezioni democratiche”).

 

Operai, compagni!

Noi lavoratori comunisti operiamo perché si continui sulla strada fin qui percorsa, perseguendo quel processo di aggregazione fuori e contro qualsiasi organizzazione sindacale istituzionale (almeno fino a quando, e non sappiamo se mai più accadrà, esse non saranno tornate sotto il controllo della classe). Auspichiamo dunque che avvenga fra noi un continuo processo di integrazione, sul piano della lotta della difesa delle condizioni di vita e di lavoro: dunque, sul piano della lotta sindacale. Abbiamo bisogno come del pane di continuare a incontrarci, e sia esperienze come l'Assemblea Proletaria di Bologna sia le iniziative dei compagni di Modena si muovono sulla giusta strada di una riaggregazione genuinamente di classe. Esse devono essere rafforzate e generalizzate. Naturalmente, siamo consci che abbiamo diversi modi di intendere le “cose della politica”: ma siamo anche altrettanto convinti che si possa, sul piano delle lotte di difesa (e di attacco), trovare una strada comune. Alla potenza e organizzazione della classe nemica, dobbiamo necessariamente contrapporre una potenza altrettanto decisa, pena il soccombere alla repressione e oppressione borghese. Non sappiamo quale sarà la via che troverà la lotta per esprimersi: sindacati, assemblee territoriali, consigli, o altro ancora. Ma per noi comunisti questo non è un problema: la differenza non la fanno gli organismi, ma i contenuti e i metodi della lotta stessa. E su questo dobbiamo concentrarci. Dobbiamo dire NO agli attacchi della borghesia, nella consapevolezza che, se il nostro NO non esce dalla virtualità delle parole e dei proclami per erompere nella vita reale delle fabbriche, ma anche delle piazze, questo NO, ripetuto come un mantra, diverrà alla fine un SI, e i piani borghesi di piegarci per farci pagare la loro crisi passeranno come schiacciasassi sulle nostre teste.

Fronte comune dal basso, autorganizzazione e coordinamento delle lotte sul territorio, momenti assembleari generali con strutture stabili, casse di solidarietà per sostenere i compagni in lotta, fino ad arrivare a una prima risposta di piazza forte e potente, da indire almeno a livello regionale: queste sono le proposte che sottoponiamo a quest’assemblea.

 

SOLIDARIETA' ATTIVA E MILITANTE AI COMPAGNI E OPERAI COLPITI DA REPRESSIONE E LICENZIAMENTI!

I compagni del Partito comunista internazionale (Il programma comunista)

 

 Partito Comunista Internazionale

(il programma comunista n°03 - 2012)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.