Fa bene rileggere quanto scriveva Marx a proposito del sensazionalismo e dello scandalismo profusi a piene mani da benpensanti, piccolo-borghesi, giornalistume, sgherri padronali e politicanti all’epoca della gloriosa Comune di Parigi del 1871 [1]. Fa bene rileggerlo, perché questa fetente mobilitazione di luoghi comuni, calunnie sbavanti e insulti rabbiosi si ripete ogni volta che gli oppressi levano il capo e mettono in discussione il profumato, sorridente, pacifico ordine della classe al potere, ogni volta che la rabbia degli oppressi e dei disperati, dei senza riserve e dei senza prospettive, scuote d’improvviso il placido tran-tran del migliore dei mondi possibili.

Tengano bene a mente queste parole, i lettori e i simpatizzanti che si avvicinano al Partito, che scendono sul terreno difficile ma glorioso della guerra di classe:

“In tutti i suoi trionfi sanguinosi sui combattenti che si sacrificavano per una nuova e migliore società, questa civiltà scellerata, fondata sull’asservimento del lavoro, soffoca il gemito delle sue vittime sotto uno strepito di calunnie che trovano un’eco mondiale. La serena Parigi operaia della Comune viene improvvisamente trasformata in un inferno dai segugi dell’‘ordine’. E che cosa prova questa terribile trasformazione agli spiriti borghesi di tutti i paesi? Null’altro se non che la Comune ha cospirato contro la civiltà! Il popolo di Parigi muore con entusiasmo per la Comune, in numero superiore a quello dei morti di qualunque battaglia della storia. Che cosa prova ciò? Null’altro se non che la Comune non era il governo del popolo stesso, ma la usurpazione di un pugno di criminali! Le donne di Parigi sacrificano con gioia la loro vita sulle barricate e sul luogo del supplizio. Che cosa prova ciò? Null’altro se non che il démone della Comune le ha cambiate in Megere ed Ecati! La moderazione della Comune durante due mesi di dominio incontrastato è eguagliata solo dall’eroismo della sua difesa. Che cosa prova ciò? Null’altro se non che la Comune per mesi ha nascosto con cura sotto una maschera di moderazione e d’umanità la sete di sangue dei suoi istinti infernali, che si dovevano scatenare solo nell’ora della sua agonia!

“Parigi operaia, nell’atto del suo eroico sacrificio, ha travolto nelle sue fiamme case e monumenti. Quando fanno a pezzi il corpo vivente del proletariato, i suoi dominatori non debbono più contare di fare un ritorno trionfale in mezzo all’architettura intatta delle loro dimore. Il governo di Versailles grida: ‘Incendiari!’ e sussurra a tutti i suoi sgherri, fino nell’ultimo villaggio, la parola d’ordine di dare dappertutto la caccia ai suoi nemici come sospetti di essere incendiari professionali. La borghesia di tutto il mondo, che assiste con compiacimento al massacro dopo la battaglia, rabbrividisce d’orrore al veder profanati la calce e i mattoni!

“Quando i governi danno la licenza ufficiale alle loro marine di ‘uccidere, bruciare e distruggere’, questa è o non è una licenza di incendiare? Quando le truppe inglesi dettero deliberatamente fuoco al Campidoglio di Washington e al palazzo d’estate dell’imperatore della Cina, si trattava o no di atto da incendiari? Quando i prussiani, non per ragioni militari, ma per puro spirito di vendetta, dettero fuoco, con l’aiuto del petrolio, a città come Châteaudun e a innumerevoli villaggi, erano o no incendiari? Quando Thiers per sei settimane bombardò Parigi, col pretesto che voleva metter fuoco solo alle case abitate, era o no un incendiario? In guerra, il fuoco è un’arma legittima come tutte le altre. Gli edifici occupati dal nemico vengono bombardati per appiccarvi il fuoco. Se i difensori si devono ritirare, appiccano essi stessi il fuoco per impedire all’attaccante di fare uso degli edifici. L’essere distrutti dalle fiamme è sempre stato l’inevitabile destino di tutti gli edifici situati sul fronte di combattimento di tutti gli eserciti regolari del mondo. Ma nella guerra degli schiavi contro i loro asservitori, la sola guerra giustificabile nella storia, ciò non dovrebbe più essere vero! La Comune fece uso del fuoco esclusivamente come mezzo di difesa. Ne fece uso per sbarrare alle truppe versagliesi quei viali lunghi e rettilinei che Haussmann aveva aperto appositamente per il fuoco dell’artiglieria; ne fece uso per coprire la ritirata, allo stesso modo che i versagliesi, nella loro avanzata, fecero uso delle cannonate che distrussero per lo meno altrettanti edifici quanti ne distrusse il fuoco della Comune. […]

“Se gli atti degli operai di Parigi sono stati vandalismo, è stato il vandalismo di una difesa disperata, non il vandalismo del trionfo, come quello che i cristiani perpetrarono a danno dei tesori d’arte veramente inapprezzabili dell’antichità pagana; e persino questo vandalismo dei cristiani è stato giustificato dagli storici come elemento concomitante inevitabile e relativamente insignificante della lotta titanica tra una società nuova in sul nascere e una vecchia società al tramonto. Gli atti degli operai di Parigi furono ancora meno del vandalismo di Haussmann, il quale distrusse la Parigi storica per far posto alla Parigi dei bighelloni”.



[1] Karl Marx, La guerra civile in Francia, Editori Riuniti, 1990, pagg.64-67.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2011)

 

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