(Da “ Prometeo”, n° 2 - 3 - 4 - 6 - 7 del 1946/1947)

 

 

Nel marzo 1926 ha luogo a Mosca la Sessione del IV Esecutivo Allargato, e Bordiga conclude il suo intervento affermando che è giunta l'ora per gli altri partiti dell'Internazionale di rendere al Partito Russo quanto questo ha loro dato nel campo ideologico e politico, e chiedendo espressamente che la questione russa sia posta all'ordine del giorno dei successivi dibattiti dell'Internazionale.

 

Se, dal punto di vista formale, tale proposta ebbe esito favorevole, in quanto alla VII Esecutivo Allargato come pure alla successiva sessione plenaria dell'Esecutivo dell'Internazionale, la questione russa fu ampiamente dibattuta, dal punto di vista sostanziale le cose andavano invece ben diversamente, e tutti i partiti dell'Internazionale bloccarono con le soluzioni teoriche, politiche e disciplinari precedentemente date dal Partito Russo. Queste soluzioni colpivano in pieno i principi fondamentali su cui era stata costruita l'Internazionale Comunista e portavano alle basi stesse della rivoluzione russa quelle sostanziali trasformazioni, che dovevano condurre alla spietata repressione contro gli artefici della rivoluzione e al parallelo capovolgimento della Russia dei Soviet, destinata infine a diventare uno degli strumenti essenziali della controrivoluzione e della preparazione del secondo conflitto imperialista.

 

La verità è che, già nel 1926, e grazie al successo di quella “bolscevizzazione” che Zinoviev aveva fatto trionfare al V Congresso Mondiale del 1924, i quadri dirigenti di tutti i partiti erano stati radicalmente modificati. Alle correnti che nel 1920, al sorgere dell'Internazionale, avevano organicamente confluito verso lo stesso sbocco rivoluzionario affermatosi in modo decisivo nel trionfo dell'Ottobre russo, altre tendenze erano state sostituite; e queste tendenze, vere e proprie mosche cocchiere che avevano seguito il carro vittorioso della rivoluzione russa senza portare alcun contributo alla formazione dei partiti comunisti, e che sonnecchiavano in essi in attesa della loro ora non potevano che rispondere presente all'appello rivolto dalla controrivoluzione nascente in Russia e darle man forte nell'opera allora appena abbozzata di frantumamento dei quadri dell'Internazionale.

 

Se abbiamo ricordato le proposte fatte dalla sinistra italiana per bocca di Bordiga al VI Esecutivo Allargato dell'Internazionale, lo abbiamo fatto per sottolineare che questa corrente aveva già presenti tutti i grandi avvenimenti in maturazione ed il punto centrale di essi: lo spostamento radicale che si preparava nella politica della Russia Sovietica.

 

Era l'ultima volta che la sinistra italiana poteva farsi sentire nel seno dell'Internazionale e del Partito: un anno dopo, non solo essa, ma ogni altra corrente d'opposizione era definitivamente espulsa dall'Internazionale e condizione per l'appartenenza a questa diventava il riconoscimento di quella teoria del “socialismo in un solo paese” che rappresentava una palese rottura di principio sui programmi su cui la stessa Internazionale si era costituita.

 

L'asservimento del Comintern agli interessi dello Stato Russo si era ormai verificato e i partiti comunisti delle varie nazioni, anziché muoversi verso l'unico reale obiettivo della lotta rivoluzionaria contro il loro capitalismo, venivano manovrati come pedine del gioco diplomatico impegnato dalla Russia con le altre potenze e portati, quando queste esigenze lo richiedessero, ai più fallimentari compromessi con le forze dell'opportunismo centrista e della borghesia.

 

Questo studio, che ha solo un carattere di informazione sulla tattica del Comintern dal 1926 al 1940, e che non può nemmeno esaurire un così ampio problema, deve ridursi a offrire gli elementi essenziali di questa tattica nelle sue tappe fondamentali, che qui elenchiamo: 1° Comitato anglo-russo (1926);2° Questione russa (1927);3° Questione cinese (1927);4° Tattica dell'offensiva e del social-fascismo (1929-1933);5° Tattica dell'antifascismo e del Fronte Popolare (1934-1938);6° Tattica dei partiti comunisti nel corso del secondo conflitto imperialista mondiale. 

 

1. - Il Comitato anglo-russo

 

Nel 1926, un avvenimento di grande importanza sconvolgerà sia l'analisi della situazione, data dal V Congresso dell'Internazionale (1924), sia la politica che ne era conseguita in Russia e negli altri paesi. La situazione mondiale era stata caratterizzata dalla formula della “stabilizzazione”, la quale evidentemente non escludeva la possibilità di una ripresa dell'ondata rivoluzionaria, mar - per il riflesso tattico che comportava - lungi dal facilitare l'orientamento dell'Internazionale verso una ripresa della lotta proletaria, doveva renderla prigioniera di formulazioni tattiche e di organismi, che non si modificano o rompono dall'oggi al domani.

 

In effetti, il processo politico non è un conglomeramento difforme di espedienti tattici, a tal segno che il partito possa applicare ad ogni situazione quello che vi corrisponde come farebbe un medico dopo aver diagnosticato la malattia. Il partito, che è un fattore dirigente dell'evoluzione storica, non può che plasmarsi in funzione della tattica e della politica che applica, e sarà abilitato ad intervenire in una situazione rivoluzionaria nella sola misura in cui avrà saputo prepararvisi nelle fasi che l'hanno preceduto. In mancanza di questa preparazione, è evidente che il partito, incastratosi in un opposto processo politico, non potrà non restarvi incuneato, interdicendosi così ogni possibilità di dirigere la lotta proletaria.

 

Ora, quando nel 1924 si era parlato di “stabilizzazione”, non ci si era evidentemente limitati ad un puro esame statistico e tecnico dell'evoluzione economica, ma, dall'indiscutibile constatazione della discesa dell'ondata rivoluzionaria in seguito alla disfatta della evoluzione tedesca del 1923, si era fatta discendere una discussione politica che era d'altronde in perfetta armonia con le decisioni tattiche dell'Internazionale.

 

Queste decisioni erano imperniate sull'obiettivo fondamentale del mantenimento dell'influenza comunista sulle grandi masse. E poiché, nella detta situazione sfavorevole, il contatto con le grandi masse non era possibile che attraverso lo sviluppo di rapporti politici con le organizzazioni socialdemocratiche che del riflusso rivoluzionario profittavano, la formula della “stabilizzazione” comportava la tattica del “noyautage” delle direzioni dei partiti e dei sindacati socialdemocratici.

 

Quando, nel 1926, scoppio il gigantesco sciopero dei minatori inglesi, l'Internazionale non poteva dunque che trarre le conseguenze dalle permesse tattiche già stabilite. I capi trade-unionistici si affrettarono a stabilire accordi permanenti con i capi dei sindacati sovietici, e il Comitato anglo-russo fu costretto a esercitare la funzione che gli avvenimenti gli imponevano.

 

Lo sciopero divenne generale e, se tutta l'analisi economica fatta dal V Congresso andò in frantumi, non così avvenne della tattica che ne era risultata. L'Internazionale non solo si trovo nell'impossibilità di svelare alle masse il ruolo contro-rivoluzionario dei dirigenti tradunionistici, ma dovette andare fino in fondo e mantenere la sua solidarietà con loro nel corso di tutta questa importante agitazione proletaria in uno dei settori fondamentali del capitalismo mondiale.

 

Onde meglio afferrare la tattica dell'Internazionale in questa questione, occorrerà ricordare che, contemporaneamente, trionfava in Russia la tendenza di destra di Bukharin-Rikov. Questa tendenza si era sviluppata nel quadro generale di una tattica che, dopo aver assimilato la sorte dello Stato Russo alla sorte del proletariato mondiale, era passata in un secondo stadio a far dipendere la politica dei partiti comunisti dalle necessità di quello stato. E Bukharin potrà giustificare la tattica seguita nel Comitato anglo-russo con gli “interessi diplomatici dell'U.R.S.S.” (esecutivo dell'Internazionale del maggio 1927).

 

Quanto a questa tattica, basti ricordare che, dopo le Conferenze anglo-francese di Parigi del luglio 1926 e di Berlino dell'agosto 1926, alla Conferenza di Berlino dell'aprile 1927 i delegati russi, i quali avevano riconosciuto nel Consiglio generale “l'unico rappresentante e portavoce del movimento sindacale d'Inghilterra”, si impegnarono a “non diminuire l'autorità” dei capi tradunionisti e a “non occuparsi degli affari interni dei sindacati inglesi”. Dopo il tradimento aperto dello sciopero generale da parte della direzione socialdemocratica. E non è inutile ricordare che il capitalismo inglese, non appena potrà liquidare lo sciopero generale, ripagherà con la consueta gratitudine i dirigenti russi che gli erano stati così prodighi di servizi e che, direttamente a Londra, indirettamente a Pechino, il governo di Baldwin passerà all'offensiva contro le rappresentanze diplomatiche sovietiche.

 

La rivista “Lo Stato Operaio”, edita dal Partito Comunista Italiano a Parigi, nel numero 5 del luglio 1927, in un articolo su “l'Esecutivo e la lotta contro la guerra” (si tratta dell'Esecutivo dell'Internazionale), polemizzando contro l'opposizione russa, scrive a proposito del Comitato anglo-russo:
“Questa tendenza (dell'opposizione - n. d. r.) viene alla luce ancor meglio nelle critiche alla riunione del Comitato anglo-russo. La riunione di Berlino del Comitato anglo-russo deve essere considerata e giudicata con attenzione senza precipitazione e senza partito preso. Il momento in cui il C. A. R. si riunisce a Berlino era internazionalmente assai grave. Il governo conservatore inglese preparava la rottura con la Russia. La campagna per l'isolamento della Russia da tutto il mondo civile si svolgeva in pieno. La delegazione dei Sindacati Russi fu bene o mal sconsigliata nel fare alcune concessioni allo scopo di non venire, in quel momento, a una rottura con la delegazione dei Sindacati Inglesi?”. Questo documento pone in forma interrogativa la questione sulla bontà della tattica seguita dalla delegazione dei sindacati russi alla riunione di Berlino ma, come abbiamo visto, Bukharin fu ben più esplicito nell'affermare che nell'interesse diplomatico dello stato russo era necessario non rompere il Comitato anglo-russo, Comitato che pur aveva servito da paravento ai capi tradunionistici per sabotare lo sciopero generale, mentre ufficialmente si riconosceva in esso gli “unici rappresentanti del movimento sindacale inglese”.

 

Gli stessi documenti ufficiali pongono in modo inequivocabile il problema: un possente moto proletario sarà sacrificato perché così vogliono le esigenze di difesa dello stato russo. Ecco d'altronde una nuova conferma del ruolo giocato dal C. A. R. in seno al movimento inglese. La rivista “L'Internazionale Communiste” (numero 17 del 15-8-28) reca in un articolo di R. Palme Dutt sull'assemblea plenaria del Partito Comunista Cinese del Febbraio 1928 le seguenti affermazioni: “Ecco una svolta decisiva nell'atteggiamento del Partito Comunista verso le masse. Fino ad ora il Partito aveva giocato il ruolo di critico e di agitatore indipendente (e perciò di capo ideologico) nel movimento diretto dai riformisti. D'ora in poi il compito del partito comunista è di combattere i capi riformisti per mettersi esso stesso alla testa delle masse”.

 Ed in una nota dell'autore aggiunge: “Si dice talvolta che noi siamo passati dalla parola d'ordine “lottare per la direzione” a quello di “cambiamento di direzione”. Non è esatto. Di fatto la parola d'ordine “cambiamento di direzione” era stata già attuata prima della tattica nuova, anche quando si combatteva questa tattica nuova, e non significa che una cosa: bisogna rimpiazzare alla testa del movimento la “destra” del partito laburista con la “sinistra” dello stesso partito. Attualmente il partito combatte per i suoi propri interessi, e non per correggere gli errori del partito laburista. Bisogna lottare per raggruppare le masse dietro il Partito Comunista e gli elementi che gli si sono associati (minoranza ecc.). É in questo senso che la parola d'ordine “cambiamento di direzione” è valida per il periodo attuale”.

 

Il ruolo del Partito era stato dunque nel 1926 di agire in qualità di “capo ideologico” del movimento diretto dai riformisti e di “correggere gli errori del partito laburista”. Quanto alla “nuova tattica”, che sarà altrettanto deleteria per il movimento proletario quanto quella opposta del Comitato anglo-russo, ne riparleremo nel capitolo destinato all'“offensiva” ed al “socialismo”. 

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