Ripubblichiamo alcune delle più significative fra le 22 “Tesi sulla democrazia borghese e la dittatura del proletariato”, approvate e diffuse dal Primo Congresso dell’Internazionale Comunista – alla faccia dell’ideologia imperante, pacifista oggi, guerrafondaia domani, sempre e comunque anti-proletaria e dittatoriale anche quando si presenta come democratica. Le ripubblichiamo proprio mentre le contraddizioni fisiologiche del modo di produzione capitalistico (la crisi economica sempre più acuta) preannunciano quegli scossoni destinati a riportare il proletariato di tutto il mondo (suo malgrado, e in un tempo che dovrà, nostro malgrado, fare i conti con i maledetti ottant’anni della controrivoluzione) alla lotta politica radicale e indipendente, e quindi alla necessità dell’abbattimento violento e insurrezionale della borghesia imperialista – a scorno di tutti coloro che si beano di un passato “irripetibile” (!) e di tutti coloro che hanno cercato e cercano invano, con i rituali delle celebrazioni, di impagliare ed esorcizzare la rivoluzione comunista.

Non pratichiamo in questo modo un’opera da esegeti della lotta di classe, ma ripresentiamo alcuni punti programmatici e di principio che rappresenteranno alcune delle munizioni con cui la nostra classe caricherà le armi per sviluppare il processo rivoluzionario e così, attraverso l’estensione del potere proletario e la sua concentrazione sotto la guida del Partito Comunista Mondiale, aprire la strada a una società finalmente umana.

A mo’ di introduzione riportiamo i primi due paragrafi della “Piattaforma dell’Internazionale Comunista”, anch’essa approvata dal Primo Congresso.

 

 

 

 

1 - La conquista del potere

La conquista del potere politico da parte del proletariato significa annientamento del potere politico della borghesia. Il più potente strumento di governo della borghesia è costituito dall’apparato statale, con il suo esercito capitalistico sotto il comando di ufficiali borghesi o nobili, con la sua polizia e i suoi carabinieri, i suoi carcerieri e i suoi giudici, i suoi preti, i suoi funzionari, ecc. La conquista del potere politico non può significare soltanto un avvicendarsi di persone nei misteri, ma deve voler dire l’annientamento di un apparato statale nemico, la conquista delle leve effettive, il disarmo della borghesia, degli ufficiali controrivoluzionari, delle guardie bianche, l’armamento del proletariato, dei soldati rivoluzionari e della guardia rossa operaia; l’allontanamento di tutti i giudici borghesi e l’organizzazione di tribunali proletari: l’eliminazione del dominio della burocrazia reazionaria e la creazione di nuovi organi amministrativi proletari. La vittoria del proletariato sta nella disorganizzazione del potere nemico e nell’organizzazione del potere proletario; nella distruzione dell’apparato statale borghese e nella costruzione dell’apparato statale proletario. Soltanto quando avrà raggiunto la vittoria e spezzato la resistenza della borghesia, il proletariato potrà ridurre i suoi vecchi avversari nella condizione di servire utilmente il nuovo ordine, ponendoli sotto il suo controllo e guadagnandoli gradatamente all’opera costruttiva del comunismo.

 

2 - Democrazia e dittatura

Lo stato proletario è – come ogni Stato – un apparato di costrizione, volto, però, contro i nemici della classe operaia. Il suo scopo è di spezzare e di rendere vana la resistenza degli sfruttatori, che nella loro lotta disperata impiegano ogni mezzo per soffocare nel sangue la rivoluzione. La dittatura del proletariato che colloca dichiaratamente quest’ultimo in una posizione preminente nella società è d’altra parte un’istituzione transitoria. Nella misura in cui la sua resistenza sarà spezzata, la borghesia sarà espropriata e diventerà gradatamente massa lavoratrice, la dittatura del proletariato scomparirà, lo Stato si estinguerà e con esso anche le classi sociali.

“La cosiddetta democrazia, cioè la democrazia borghese, altro non è che la dittatura borghese mascherata. La comune ‘volontà popolare’ tanto decantata è inesistente, come è inesistente l’unità del popolo. In realtà esistono classi con volontà opposte, inconciliabili. Ma poiché la borghesia è una piccola minoranza essa si serve di questa finzione, di questa falsa etichetta della ‘volontà popolare’ per consolidare con l’aiuto di questa bella definizione il suo dominio sulla classe operaia e per imporle la sua volontà di classe. Al contrario, il proletariato, che costituisce l’enorme maggioranza della popolazione, applica apertamente la potenza di classe delle sue organizzazioni di massa, dei suoi soviet, per eliminare i privilegi della borghesia e appianare la strada verso la società comunista senza classi.

“La sostanza della democrazia borghese sta in un riconoscimento puramente formale dei diritti e delle libertà che sono tuttavia inaccessibili proprio alla popolazione lavoratrice, ai proletari e semiproletari che non dispongono di mezzi materiali, la sua stampa e le sue organizzazioni per raggirare il popolo e ingannarlo. Al contrario il sistema dei soviet – questa nuova forma di potere statale – dà al proletariato la possibilità di realizzare i suoi diritti e la sua libertà. Il potere dei soviet mette a disposizione del popolo i migliori palazzi, le case, le tipografie, le riserve di carta ecc… per la sua stampa, le sue riunioni, i suoi circoli. Solo in tal modo diventa possibile la democrazia proletaria.

“Con il suo sistema parlamentare la democrazia borghese illude a parole di essere partecipi all’amministrazione dello Stato. In realtà le masse e le loro organizzazioni sono tenute del tutto lontane dal vero potere e dalla vera amministrazione dello Stato. Nel sistema dei soviet, governano le organizzazioni delle masse e, tramite loro, le masse stesse, giacché i soviet chiamano alla amministrazione dello stato una schiera sempre crescente di operai: solo così tutta la popolazione operaia potrà essere chiamata a poco a poco a partecipare effettivamente al governo dello stato. Il sistema dei soviet poggia quindi sull’organizzazione delle masse proletarie, rappresentate dai soviet stessi, dai sindacati rivoluzionari, dalle cooperative ecc.

“La democrazia borghese e il sistema parlamentare, con la distinzione fra il potere legislativo e il potere esecutivo e con l’irrevocabilità dei mandati parlamentari, acutizzano la scissione delle masse dallo stato. Al contrario, il sistema dei soviet, con il diritto di revoca, con l’unione dei poteri legislativo ed esecutivo, con i soviet intesi come collettività di lavoro, lega le masse agli organismi amministrativi. Questo legame è rinsaldato dal fatto che nel sistema dei soviet le elezioni non avvengono in base ad artificiose ripartizioni territoriali ma in base alle unità di produzione. Il sistema dei soviet realizza quindi la vera democrazia proletaria, una democrazia che si fa strumento del proletariato e ne diventa la forza interiore contro la borghesia. In tale sistema, si preferisce affidare al proletariato industriale, per la sua migliore organizzazione e maturità politica, il ruolo di classe dirigente, sotto la cui egemonia i semiproletari e i piccoli contadini hanno la possibilità di elevarsi progressivamente. La momentanea situazione di vantaggio del proletariato industriale deve essere utilizzata per sottrarre le masse più povere della piccola borghesia contadina all’influenza dei grandi proprietari terrieri e della borghesia per organizzarle ed educarle a collaborare alla costruzione del comunismo”.

 

 

Dalle “Tesi sulla democrazia borghese e la dittatura proletaria”

(4 marzo 1919)

 

 

1 – Lo sviluppo del movimento rivoluzionario del proletariato in tutti i paesi ha suscitato gli sforzi convulsi della borghesia e dei suoi agenti nelle organizzazioni operaie al fine di trovare gli argomenti politici e ideologici per difendere il dominio degli sfruttatori. Tra questi argomenti vengono messi in particolare rilievo la condanna della dittatura e la difesa della democrazia. [...].

 

2 – Prima di tutto. In questa argomentazione, si opera con i concetti di “democrazia in generale” e di “dittatura in generale”, senza che ci si domandi di quale classe si tratta. Impostare così il problema al di fuori o al di sopra delle classi, come si trattasse di tutto il popolo, significa semplicemente prendersi giuoco della dottrina fondamentale del socialismo, cioè appunto della dottrina della lotta di classe, che viene riconosciuta a parole ma dimenticata nei fatti da quei socialisti che sono passati alla borghesia [...]. In effetti, in nessun paese civile capitalistico esiste la “democrazia in generale” ma esiste soltanto la democrazia borghese, e la dittatura di cui si parla non è la “dittatura in generale” ma la dittatura della classe oppressa, cioè del proletariato sugli oppressori e sugli sfruttatori, cioè sulla borghesia, allo scopo di spezzare la resistenza che gli sfruttatori oppongono nella lotta per il loro dominio.

 

3 – La storia insegna che nessuna classe oppressa è mai giunta e ha potuto accedere al dominio senza attraversare un periodo di dittatura, cioè di conquista del potere politico e di repressione violenta della resistenza più furiosa, più disperata, che non arretra dinanzi a nessun delitto, quale è quella che hanno sempre opposto gli sfruttatori. [...]

 

4 – Tutti i socialisti, chiarendo il carattere di classe della civiltà borghese, della democrazia borghese, del parlamentarismo borghese, hanno espresso la stessa idea, che già Marx ed Engels avevano esposto con il massimo rigore scientifico, dicendo che la repubblica borghese più democratica è soltanto una macchina che permette a un pugno di capitalisti di schiacciare le masse lavoratrici. [...] Proprio ora, mentre il proletariato rivoluzionario è in fermento e si muove per distruggere questa macchina di oppressione e per conquistare la dittatura del proletariato, i traditori del socialismo presentano le cose come se la borghesia, rinunciando a resistere, fosse disposta a sottomettersi alla maggioranza dei lavoratori, come se nella repubblica democratica non ci fosse stata e non ci fosse alcuna macchina statale per l’oppressione del lavoro da parte del capitale.

 

5 – La Comune di Parigi [...] ha mostrato con singolare evidenza il carattere storicamente convenzionale e il valore limitato del parlamentarismo e della democrazia borghesi, istituzioni sommariamente progressive rispetto al medioevo ma che richiedono inevitabilmente una trasformazione radicale nell’epoca della rivoluzione proletaria. Proprio Marx, che ha valutato meglio di ogni altro la portata storica della Comune, ha mostrato nel farne l’analisi il carattere sfruttatore della democrazia borghese e del parlamentarismo borghese, in cui le classi oppresse si vedono concesso il diritto di decidere, una volta ogni tanti anni, quale esponente delle classi abbienti dovrà “rappresentare e reprimere il popolo in parlamento”. [...] La Comune non è stata un’istituzione parlamentare.

 

6 – Il significato della Comune sta nel fatto che essa ha tentato di spezzare, di distruggere dalle fondamenta l’apparato statale borghese, burocratico, giudiziario, militare, poliziesco, sostituendolo con l’organizzazione autonoma delle masse operaie che non conosceva distinzioni tra il potere legislativo e il potere esecutivo. [...]

[...]

 

9 – La storia dei secoli XIX e XX ha mostrato ancor prima della guerra che cosa sia nei fatti la famigerata “democrazia pura” in regime capitalistico. I marxisti hanno sempre sostenuto che, quanto più la democrazia è sviluppata e “pura” tanto più il giogo del capitale e la dittatura della borghesia appaiono nella loro “purezza”. L’affare Dreyfus nella Francia repubblicana, le sanguinose repressioni di scioperanti ad opera di squadre assoldate dai capitalisti nella libera e democratica repubblica americana, questi e migliaia di altri fatti del genere mettono a nudo quella verità che la borghesia si sforza con ogni cura di nascondere, la verità che nelle repubbliche più democratiche regnano di fatto il terrorismo e la dittatura della borghesia, i quali si manifestano apertamente ogni volta che agli sfruttatori comincia  a sembrare vacillare il potere del capitale.

[...]

 

12 – In questo stato di cose la dittatura del proletariato è non solo legittima, come mezzo per abbattere gli sfruttatori e schiacciare la resistenza, ma assolutamente necessaria per tutta la massa dei lavoratori, come unica difesa contro la dittatura della borghesia, che ha già portato alla guerra e che prepara nuove guerre. [...]

[...]

 

14 – La dittatura del proletariato è affine alla dittatura delle altre classi solo in quanto è imposta, come ogni altra dittatura, dalla necessità di schiacciare con la violenza la resistenza della classe che perde il suo dominio politico. La differenza radicale tra la dittatura del proletariato e la dittatura delle altre classi [...] è nel fatto che la dittatura dei grandi proprietari fondiari e della borghesia schiacciava con la violenza la resistenza della stragrande maggioranza della popolazione, cioè dei lavoratori, mentre la dittatura del proletariato schiaccia con la violenza la resistenza degli sfruttatori, cioè di un’esigua minoranza della popolazione, dei singoli proprietari fondiari e dei capitalisti.

Deriva da qui, a sua volta, che la dittatura del proletariato deve inevitabilmente portare con sé non solo un mutamento delle forme e degli istituti democratici in generale, ma un mutamento tale che implichi un’estensione senza precedenti dell’effettiva utilizzazione della democrazia da parte di coloro che sono oppressi dal capitalismo, da parte delle classi lavoratrici. [...]

 

L’essenza del potere sovietico sta nel fatto che l’intero potere statale ha come fondamento unico e permanente l’organizzazione di massa proprio di quelle classi che sono state finora oppresse dal capitalismo, cioè degli operai e dei semiproletario [...]. Proprio queste masse, che perfino nelle repubbliche borghesi più democratiche, pur avendo uguali diritti dinanzi alla legge, sono di fatto escluse in mille modi e con mille sotterfugi dalla vita politica e dall’esercizio delle libertà e dei diritti democratici, vengono ora associate in modo permanente e necessario, ma soprattutto decisivo alla gestione democratica dello Stato.

[...]

 

16 – La vecchia democrazia, cioè la democrazia borghese, e il parlamentarismo erano organizzati in modo che proprio le masse dei lavoratori venivano soprattutto estraniate dall’apparato amministrativo. Il potere sovietico, cioè la dittatura dl proletariato, è invece strutturato in modo da avvicinare le masse lavoratrici all’apparato amministrativo. A questo scopo tende anche l’unificazione del potere legislativo e del potere esecutivo nell’organizzazione sovietica dello Stato e la sostituzione delle circoscrizioni elettorali territoriali con le unità elettorali fondate sui luoghi di produzione : fabbrica, officina ecc.

 

17 – L’esercito era uno strumento di oppressione non solo in regime monarchico. E’ rimasto tale anche in tutte le repubbliche borghesi, persino nelle più democratiche. Solo il potere sovietico come  organizzazione statale permanente delle classi oppresse dal capitalismo ha la possibilità di sopprimere la subordinazione dell’esercito al comando borghese e di fondere realmente il proletariato con l’esercito, di realizzare l’effettivo armamento del proletariato e il disarmo della borghesia, senza di che è impossibile la vittoria del socialismo.

 

18 – L’organizzazione sovietica dello Stato è adatta alla funzione dirigente del proletariato, come classe che il capitalismo ha maggiormente concentrato e istituito. L’esperienza di tutte le rivoluzioni e di tutti i movimenti delle classi oppresse, l’esperienza del movimento socialista mondiale, ci insegna che soltanto il proletariato è in condizione di unire e guidare gli strati dispersi e arretrati della popolazione lavoratrice e sfruttata.

 

19 – Soltanto l’organizzazione sovietica dello stato può realmente spezzare di colpo e distruggere definitivamente il vecchio apparato, cioè l’apparato democratico e giudiziario borghese, che è rimasto e doveva necessariamente rimanere intatto in regime capitalistico perfino nelle repubbliche più democratiche, poiché era di fatto il maggiore ostacolo alla realizzazione della democrazia per gli operai e per i lavoratori. La Comune di Parigi ha fatto il primo passo su questa strada, un passo che ha una portata storica mondiale; il potere sovietico ha fatto il secondo passo su questa strada.

 

20 – La soppressione del potere dello stato è il fine che tutti i socialisti, e Marx per primo, si  sono posti. Se non si raggiunge questo obbiettivo, non si può realizzare la vera democrazia, cioè l’uguaglianza e la libertà. Ma verso questa meta può condurre nella pratica soltanto la democrazia sovietica o proletaria, poiché essa, facendo partecipare in modo permanente e necessario le organizzazioni di massa dei lavoratoti alla gestione dello Stato, comincia a preparare immediatamente la completa estinzione di ogni stato.

[...]

 

 

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°02 - 2009)

 

 

 

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