Il lancio del secondo satellite ha chiarito che si indicano non le altezze medie ma quelle massime, e la previsione del lancio del cane ammette che il nuovo Sputnik al suo "perigeo" passi a soli 200 km. Si annunzia ora l'altezza massima "oltre 1.500 km" ed il nuovo periodo che non è più di 96 ma di 102 minuti collimando con quello da noi indicato di 104 minuti abbastanza bene.

Si dice che le osservazioni verificano un'orbita prima calcolata, ma ciò che sarebbe stato utile per la cultura dei non "specialisti" sarebbe stato dare a tutti gli elementi prima del lancio. Essi dovevano esistere sotto forma (al minimo) dell'asse maggiore e del minore dell'orbita. Ma erano, crediamo, avvolti nell'indeterminatezza.

Si può fare un calcolo meno grossolano sull'orbita ellittica, tenendo buono il tempo di rivoluzione di 102 minuti. Esso conduce a 1.570 km di distanza dalla superficie della Terra a Sputnik apogeo. Ammettendo che la distanza perigea sia la detta di 200 km segue che i due semiassi sono 7.934 e 6.564 km dal centro della Terra; la lunghezza dell'orbita 45.700 km (mentre quella circolare a 1.570 km di altezza sarebbe stata di circa 50.000); la velocità media 7,50 km per secondo. Le formule elementari kepleriane in queste ipotesi ci danno la velocità massima di 8,1 e quella minima di 6,7 circa, che si ha alla massima altezza. È dunque plausibile che lo Sputnik due sia partito ad oltre 1.500 km ma non colla velocità di 8 bensì di meno di 7 km. Solo se scende a 200 raggiunge la velocità di 8, o poco più. L'altezza media è dunque circa 900 km.

Quanto allo Sputnik I, se il periodo era all'inizio di 95 o 96 minuti come fu annunziato, la massima altezza può aver superato i 900 km, ma la minima è stata certo molto minore (come da rilievi di molti osservatori) e la media intorno ai 550 da noi indicati. Le velocità non variano molto (e per qualunque corpo dipendono dall'altezza a cui sta passando, così all'ingrosso). Per il n. 1 sarebbero state tra 8,2 e 7,1 km, e nella media 7,6 come accennammo.

Resta il lancio del razzo nella Luna. Il problema del proiettile-satellite è trattato nei classici trattati di meccanica razionale da mezzo secolo. Un proiettile che lascia la Terra da un punto della superficie ricade su di essa, fino ad una certa velocità. Se supera quella di partenza di 11.000 metri circa non prende un'orbita ellittica (quindi un satellite va lanciato dall'alto) ma una orbita iperbolica, e non ritorna più sulla Terra. Se viene sparato dall'alto, oltre ad evitare la resistenza dell'aria, basta una velocità minore. Il problema non è di arrivare lontano, perché si può andare fino al Sole, ma di "azzeccare" la sfera lunare. Riuscirci vuol dire padroneggiare velocità, posizione e direzione del lancio finale, risultato in verità notevole. Già Verne immaginò che si vedesse brillare sulla Luna un punto di urto del colpaccio.

Tutto lo smarrimento dei demoborghesi risale al fatto che essi imbottivano i crani col sostenere che il comunismo facesse ribassare la scienza, non in quanto tale, ma perché con la dittatura comprimeva lo spirito. I conti col comunismo non si fanno in Russia, ove non se ne sente neppure l'odore, e si sviluppa la stessa tecnica e scienza di ogni forma capitalista. Resta solo smentito che per tanto occorra la atmosfera fasulla della libertà parlamentaristica. Se i razzi-satelliti hanno per bersaglio i valori dello spirito, possono far centro davvero.

La cagnetta se tornasse non potrà raccontare se nello spazio cosmico lo spirito funziona. I valori del corpo possono salvarsi entro un recipiente ad ambiente condizionato (atmosfera chimica, temperatura, pressione) e la cagnetta direbbe solo se le azioni di radiazioni extra-atmosferiche li travolgono. Ma non dirà che succede della vita biologica fuori del campo di gravitazione. Le nostre cellule vivono sotto l'accelerazione di gravità di circa metri 9,80. Si è provato nei decollaggi che si resiste ad una accelerazione varie volte multipla. Quid per accelerazioni ridotte? La cagnetta sopporta quella minima di sei decimi del normale, ma nella astronave si arriverebbe a zero. La vita si fermerebbe certamente, e nessuno scafandro antiradioattivo lo eviterebbe. È vero che un uomo appeso per i piedi muore solo dopo un certo tempo, sotto un'accelerazione negativa uguale alla positiva terrestre. Nella irrealizzata finora, accelerazione zero, al massimo vivrà il doppio del tempo, ma la questione non è aritmetica; e senza essere fisiologi opiniamo che crepi prima, e non crediamo studiare meglio il problema pensandoci a testa in giù. Il brevetto lo prenda un altro.

 

Da "Il programma comunista" n. 21 del 1957

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