Nel n.3 di questo giornale (maggio-giugno scorsi), avevamo dato un’occhiata alla situazione certo non brillante del Nord Ovest italiano (essenzialmente il Piemonte). Sempre basandoci quasi esclusivamente sulla stampa locale, vogliamo ora completare – provvisoriamente – quel panorama, partendo ancora dall’Embraco di Riva di Chieri (naturalmente, siccome non scriviamo in tempo reale, alcune situazioni possono essere mutate: se mai, ci torneremo sopra). Leggevamo dunque su La Stampa del 16/5: Sono salvi i circa 430 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri nel Torinese. Manca soltanto la firma finale, attesa per venerdi per chiudere definitivamente la vicenda. Sono due le aziende che assumeranno i lavoratori che avrebbero perso il posto con la chiusura dello stabilimento decisa dalla multinazionale Whirpool. Verranno assunti con gli stessi diritti e le stesse retribuzioni senza supporto di denaro pubblico. E’ una operazione buona, andata a buon fine assicura il ministro dello sviluppo Carlo Calenda. […] In tutto i lavoratori dello stabilimento che avrebbero perso il posto sono 497. Di questi settanta hanno lasciato l’azienda con incentivi; la soluzione individuata riguarda dunque i restanti 430. La gran parte dei lavoratori, oltre 350, saranno assunti da un gruppo israeliano-cinese la Venturer-Production […] che punta a produrre robot per la pulizia dei pannelli fotovoltaici e filtri per l’acqua. […] Nel complesso la società conta di occupare in totale 474 lavoratori a regime dopo il 2020; novanta saranno assunti nelle prossime settimane, 372 entro giugno 2020. La fase intermedia sarà coperta dal’uso di ammortizzatori sociali. Infine 40 dipendenti andranno alla torinese Astelav che si occupa di rigenerazione dei frigoriferi usati. Trenta saranno assunti subito gli altri dieci nel giro di un anno”. La Stampa pubblicizzava la cosa a caratteri cubitali, quasi si trattasse di un evento eccezionale: l’unica cosa che si può raccomandare ai lavoratori dell’Embraco è che tengano bene aperti gli occhi su questi accordi, in modo che vengano rispettati in futuro: mancano due anni al 2020…

Sempre La Stampa, ma del 31/5, c’informava della situazione a ItaliaOnLine (ex-Pagine gialle): “Nessun passo avanti nelle trattative con l’azienda e i lavoratori iniziano a organizzare gli scioperi a scacchiera. Il rischio di licenziamento per 400 persone di Italiaonline, insieme alla chiusura della storica sede di Torino, si fa sempre più concreto. L’ultimo incontro avvenuto tra ditta e sindacati non ha portato nessun risultato e adesso le parti aspettano di essere convocate al ministero del Lavoro”.

Ancora La Stampa, del 20/6, sulla situazione alla Comital: “Nessuna proposta di acquisto è stata formalizzata e ieri al Tribunale di Ivrea non è rimasta altra scelta se non dichiarare il fallimento della Comital. Finisce nel peggiore dei modi la storia dell’azienda di Volpiano, per anni leader europeo della produzione di laminati in alluminio per l’industria alimentare e farmaceutica. Azienda acquistata tre anni fa dal gruppo francese AEDI-Lamalu con grandi prospettive di sviluppo e occupazione. La crisi si è concretizzata un anno fa, quando a luglio lavoratori e sindacati si sono accorti che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Il 1 agosto è arrivata la doccia fredda: licenziamento collettivo per 140 lavoratori (oggi sono 110) e liquidazione dell’azienda per cessata attività. Da quel momento è iniziata la lotta dei dipendenti che per tre mesi hanno presidiato senza sosta i cancelli dello stabilimento e alla fine l’hanno spuntata: il gruppo francese ha ritirato il licenziamento e i lavoratori hanno ottenuto la cassa integrazione straordinaria fino a novembre in attesa che qualche compratore formalizzasse la sua offerta. I termini scadevano il 6 giugno e nessuno si è fatto avanti. La dichiarazione di fallimento alla fine, è rimasta l’unica tragica possibilità. I sindacati avevano chiesto la strada della continuità produttiva per tutelare meglio i lavoratori, ma il Tribunale ha respinto questa istanza. ‘E’ una decisione inaccettabile – commentano  Federico Bellono e Julia Vermena della Fiom-Cgil torinese – non tiene conto né delle residue prospettive industriali, né delle drammatica situazione dei lavoratori. Decideremo casa fare perché il tribunale riconsideri le sue decisioni’. Sulla questione della Comital interviene anche l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero: ‘La Regione già un anno fa ha svolto un importante ruolo di mediazione. La notizia di oggi apre scenari imprevisti e preoccupanti, su cui è necessario avviare subito un confronto.’”

Anche La Sentinella del Canavese del 22/6 tornava sulla situazione alla Comital:

“Una trattativa difficilissima. La Comital di Volpiano è fallita. Martedi 19 giugno e 110 lavoratori sono sulla strada senza più cassa integrazione straordinaria. C’è una speranza flebile ed è che qualcuno si faccia avanti per affittare o acquistare l’azienda per farla ripartire. Giovedi mattina i lavoratori si sono trovati davanti al tribunale. Volevano capire perché la sentenza di fallimento avesse stoppato anche la seppur ridotta attività produttiva. Speravano che fosse una decisione che potesse essere rivista, ma cosi non é. Una delegazione di lavoratori, con il segretario provinciale Fiom Federico Bellono è stata ricevuta dal presidente del tribunale Vincenzo Bevilacqua e dalla giudice Claudia Gemelli, presente anche il curatore fallimentare Comital Frabrizio Torchio: ‘C’è poco tempo e siamo in una situazione molto delicata’, sintetizza Bellono. ‘La situazione può essere recuperata solo in presenza di una prospettiva concreta di vendita o affitto di azienda’. Dunque la mobilitazione continua: davanti alla fabbrica ci sarà un presidio permanente e per il 29 giugno è stata organizzata un’assemblea pubblica aperta a istituzioni parlamentari e sindaci. Bellono e Julia Vermena, la funzionaria Fiom che segue dall’inizio la vicenda, puntano al coinvolgimento del Governo. […] L’assessore regionale al Lavoro Gianna Pentenero si è impegnata a convocare quanto prima un tavolo per evitare di non perdere un’altra fabbrica sul territorio”.

Vi è ben poco da aggiungere su questa ennesima chiusura di un’azienda nella cintura di Torino, se non il dover constatare che la ripresa economica è una finzione. La crisi continua nel suo cammino. Non bastano gli articoli a tutta pagina dei vari organi d’informazione: i lavoratori devono necessariamente riprendere le forme di lotta, pena – presto o tardi – il licenziamento. Lasciar sfogare la tigre arrabbiata, per poi, in un secondo tempo, liquidare l’azienda e i lavoratori è una strategia che il sistema sta mettendo in atto da decenni. Stiamo veramente attraversando un brutto momento: altro che ripresa economica! Vedremo i prossimi sviluppi della vicenda. Purtroppo vicende simili alla Comital si succederanno in sequenza: Embraco, Comdata, Arca, Italia online (ex Pagina Gialle), la stessa FCA (FIAT), sono tutte aziende ampiamente, nel tempo, tradite dalla triplice sindacale, che sta consegnando al capitalismo una classe operaia indifesa, pronta a essere macellata non solamente nelle aziende ma, in prospettiva, sui campi di battaglia di tutto il mondo.

Continueremo a seguire questa situazione “regionale”, che però ce la dice lunga sulla “ripresa in atto” e che non è poi molto diversa da altre situazioni “regionali”. A maggior ragione, s’impone di uscire da logiche settoriali!

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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