Ovunque nel mondo, i proletari sono sotto attacco. I borghesi e i loro mezzi di disinformazione di massa sostengono che “si è usciti dalla crisi”. Ma, mascherata da precariato, la disoccupazione non smette di aumentare. Ritmi e condizioni di lavoro peggiorano di continuo. I veri e propri omicidi di massa di proletari in fabbrica, nei cantieri, sulle strade, nelle campagne toccano cifre impressionanti. Quel che si paga in affitti (quando si riesce a trovare un buco in cui vivere!), in vitto, gas e luce (che, insieme a un tetto, sono necessità primarie!), in trasporti (per andare al lavoro o per cercarne uno!), finisce per strangolare. Le quotidiane condizioni di vita diventano sempre più difficili e disperanti, pesano in maniera opprimente su singoli, coppie, giovani e vecchi.

Magistratura e “forze dell'ordine” si accaniscono sui proletari in lotta, vietano o caricano i picchetti, elaborano sempre nuove misure di repressione e intimidazione, agiscono in maniera terroristica contro chi difende ciò che negli anni è stato strappato con battaglie lunghe e difficili. Sindacati di regime e partiti riformisti e parlamentari sono da tempo colonne dell'“ordine costituito” e operano solo per difendere gli interessi del Capitale, dello Stato e della Nazione. Le superstizioni nazionaliste e religiose pesano poi come macigni: illudono i proletari di trovare una via d'uscita alla disperazione e al terrore quotidiani e contribuiscono a tenerli separati e contrapposti, per indebolirli al momento della lotta necessaria. A questo quadro tremendo, s'aggiungono le imprese, individuali o di gruppo, di squallidi razzisti e neo-fascisti, che agiscono come miserabile manovalanza in difesa degli interessi borghesi, diffondono terrore e divisioni all'interno delle file dei proletari, attaccano i più sfruttati, i più indifesi, i più ricattabili: quella crescente schiera di migranti in fuga dai disastri e dagli omicidi di massa che da decenni e decenni tutte le potenze imperialiste stanno producendo in Africa e Asia. E infine, dunque, le guerre: in una fascia che copre la riva sud ed est del Mediterraneo, dal Marocco alla Siria, con ramificazioni che arrivano all'Ucraina da una parte e all'Afghanistan e allo Yemen dall'altra, gli artigli insanguinati di tutti gli imperialismi (USA e Israele, Russia e Gran Bretagna, Francia e Italia, Germania e Cina, Iran e Turchia, Arabia Saudita ed Egitto, e via di seguito) penetrano nelle carni di proletari massacrati, bombardati, bruciati, gasati. Sono guerre per controllare fonti energetiche, guerre di posizionamento strategico, guerre imperialistiche, che alla lunga preparano un nuovo conflitto generalizzato – quella guerra mondiale che già due volte ha devastato il mondo, l’ultima risorsa del Capitale per uscire dalle proprie crisi strutturali.

Di fronte a tutto ciò, il proletariato – oggi diviso, disilluso, intimorito – deve ritrovare la strada della lotta aperta contro tutte le istituzioni borghesi. Deve riacquistare una propria totale autonomia, organizzativa e politica. Deve combattere per darsi stabili organismi territoriali di difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro. Deve tornare a sentire l'enorme forza che possiede quanto a numero e internazionalità, organizzandosi contro ogni divisione, ogni ingannevole illusione, ogni ipocrita richiamo dei sindacati di regime, dei partiti costituzionali, di questo o quello Stato, di questa o quella Nazione o prospettiva nazionalista. Soprattutto, deve comprendere di non avere alcun amico fra tutti i predoni, nazionali e internazionali, rifiutando fin da ora di schierarsi con questa o quella parte in conflitto.

Al suo fianco nelle dure battaglie che si preparano, noi comunisti operiamo perché questa prospettiva diventi ogni giorno più chiara: perché, nelle inevitabili lotte di oggi e di domani, si riapra, dopo quasi un secolo di sconfitte e tradimenti, la via verso una società senza classi, senza sfruttamento, senza guerre – verso il comunismo.

(sotto forma di volantino in varie lingue, questo testo è stato distribuito in Italia e in Germania, in occasione delle manifestazioni del Primo Maggio)

 

 

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