Italia

L'Italia, si sa, ripudia la guerra. Bene. Invitiamo i nostri lettori a dare un'occhiata al Decreto-legge 10 ottobre 2013, n.114, convertito con modificazioni dalla Legge 9 dicembre 2013 (cfr. Gazzetta Ufficiale, n.238 del 10/10/2013 e n.135 del 9/12/12013), relativo a: “Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione” – insomma, agli interventi della nostra pacifica Repubblica (la proroga è stata rinnovata a metà marzo 2014, ma all’atto in cui scriviamo non abbiamo ancora il testo finale). Per i soli tre mesi (ottobre, novembre, dicembre), abbiamo contato 25 voci diverse, per teatri di guerra e post-guerra (e, possiamo tranquillamente aggiungere, pre-guerra) che vanno dall'Afghanistan al Libano e all'Iraq, dal Kossovo alla Bosnia Erzegovina, dal Darfur al Corno d'Africa, dalla Libia al Sahel, dalla Palestina alla Somalia, e riguardano corpi militari, di polizia e di guardia di finanza, agenzie di informazioni e sicurezza, corpi militari volontari, oltre a cessione di mezzi a eserciti e a contributi ad associazioni combattentistiche. Per un totale, leggete bene, di euro 226.756.054. Nel corso dei nove mesi precedenti, l'importo per le medesime missioni era stato complessivamente di euro 701.824.812; il totale per l'intero anno 2013 fa, se non sbagliamo i calcoli, euro 920.580.866 1. Non c'è che dire: le penne della colomba della pace sono ben lisciate e ingrassate!

Ora, lasciamo ad altri il piagnisteo su “tutti quei soldi che si potrebbero spender meglio in altri modi”. O anime belle, è questa la logica del Capitale! i soldi vanno dove conviene mandarli! E lì, in quei luoghi, conviene mandarli, a tutelare gli interessi economico-strategici del Capitale nazionale. Ma non si tratta solo questo di questo: quel miliardino d'euro per il 2013 (senza contare gli altri analoghi per gli anni precedenti) equivale a un buon addestramento militare, fatto non nelle finzioni dei cortili delle caserme o delle zone interne della Sardegna, ma su campi di battaglia reali, dove i prodi militi italiani si possono preparare davvero, in situazioni di “piccole guerre”, alle “grandi guerre” che si profilano all'orizzonte.


 

Germania

Apprendiamo invece (dal Corriere della Sera del 13/1) che il Ministro della Difesa del nuovo governo di grande coalizione guidato da Angela Merkel, la signora Ursula von der Leyen, ha avanzato la proposta di aprire asili... nelle caserme. Ciò, ovviamente, per venire incontro alle necessità di madri e padri che lavorano e soprattutto di “attirare i giovani nell'esercito”. In un'intervista al Bild am Sonntag, riportata dal Corriere, Ursula da dichiarato infatti: “Il mio obiettivo è che l'esercito diventi uno dei datori di lavoro più attraenti: il tema più importante è conciliare il servizio con la famiglia”. Tutti “casa, chiesa e caserma”, dunque! Abbiamo sempre detto che, nel prendersi amorevole cura dei propri “cittadini” dalla culla alla tomba, il welfare state non fa altro che legarli più strettamente allo Stato. Che c'è di meglio che inserirli quindi al più presto nelle sue strutture militari, fargli respirare fin da piccoli l'aria sana delle camerate, familiarizzarli non solo con la pasta di pane ma anche con il presentat' arm, fargli fare meno girotondi e più marcette? Biberon e moschetto, il patriota perfetto... A quando la versione italica?

 

Cina e Giappone (per non dir della Corea)

Abbiamo già trattato della situazione nel sud-est asiatico, delle tensioni nemmeno tanto sotterranee che si vanno accumulando in quell'area, dei contrasti politico-strategici fra le potenze dominanti da vicino e da lontano (longa manus statunitense compresa). Aggiungiamo solo alcuni segnali che a prima vista possono sfuggire: per esempio, il progetto cinese di affiancare alla portaerei “Liaoning” (in realtà, si tratta della ex-Varjag russa, acquistata negli anni '90 e “rigenerata” a partire dal 2009) e alla sua “task force” (due cacciatorpediniere e due fregate, entrambe lanciamissili), una seconda portaerei con relativa “task force” (2 o 3 cacciatorpediniere lanciamissili da difesa aerea, 3 o 4 fregate lanciamissili e 1-2 sottomarini d’attacco nucleari); e, dall'altra parte, il recente varo del cacciatorpediniere giapponese “Izumo”, “il più importante bastimento di guerra costruito dal Giappone dalla fine della seconda guerra mondiale”, (Le Monde Diplomatique-Il manifesto, gennaio 2014) e l'aumento del finanziamento per la difesa del 5% proposto e approvato a dicembre dal governo Abe Shinzo.


 

Russia

Negli stessi giorni dei rivolgimenti in Ucraina, c'informa La Repubblica del 28/2, il ministro della difesa russo, Serghiei Shoigu, ha dichiarato che sono in corso colloqui e si stanno firmando “documenti importanti” fra Mosca e vari paesi (Cuba, Venezuela, Nicaragua, Seychelles, Singapore, Vietnam), con l'obiettivo di installarvi basi militari, oltre alla “possibilità di visitare questi Paesi a condizioni favorevoli, come pure l'apertura di siti di rifornimento per i bombardieri strategici in pattugliamento”. Insomma, c'informa il quotidiano, “Mosca intende espandere la sua presenza militare all'estero. […] Attualmente Mosca ha una sola base navale fuori dall'ex Unione Sovietica, a Tartus, in Siria. Nell'ex URSS, Mosca ha basi militari in Kirgizistan, dove sono stati dislocati anche paracadutisti, in Tagikistan, dove la brigata si è trasformata in divisione, e nelle due regioni georgiane separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud, mentre quest'anno sarà dispiegato un reggimento dell'aviazione (caccia) in Bielorussia”.

E poi, aggiungiamo noi, c'è la Flotta del Mar Nero, con quartier generale a Sebastopoli, in Crimea...

 

Si preparano, si preparano! Proletari, attenti!


 

1 Chi avesse difficoltà a trovare le suddette Gazzette Ufficiali può consultare il sito http://www.camera.it/leg17/465?tema=939&Il+decreto+legge+sul+finanziamento+delle+missioni+internazionali, che riporta anche, in un allegato, i dati relativi agli ultimi tre anni. 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°02 - 2014)

 
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