Nel primo anniversario della morte, Palmiro Togliatti è stato ricordato da «Rinascita» sulle cui colonne Rossana Rossanda analizza l'influenza esercitata dal capo dello stalinismo italiano sulla «cultura» del «ventennio» post-fascista. A questa analisi noi vogliamo offrire un piccolo, modesto contributo.

Quando nel 1936 il Cremlino diede inizio ai «processi-purga» con cui fu liquidata la vecchia guardia bolscevica, Palmiro Togliatti scrisse un lungo saggio intitolato: «Gli insegnamenti del processo di Mosca» apparso sulla rivista «teorica» del P.C.I. all'estero, «Stato Operaio».  Di questa, gli Editori Riuniti hanno recentemente pubblicato una antologia in due grossi volumi, ma chi li sfogli non trova nemmeno la traccia del sullodato saggio di Togliatti. Franco Ferri, curatore dell'antologia e grande storico... obiettivo, non fornisce ragione alcuna né della scelta né delle omissioni, ma la ragione dell'una e delle altre è evidentemente una sola: stendere una foglia di fico sulle vergogne dello stalinismo italiano. Nell'attesa dunque che il saggio di Togliatti venga finalmente ripubblicato, non ci resta che raccomandarci all'obiettività del senatore Umberto Terracini, avendo egli promesso dalla tribuna del recente congresso del P.C.I. un'edizione completa delle opere di Togliatti. Noi lo ringraziamo in anticipo e affermiamo senz'altro che se avessimo avuto qualche milione da spendere avremmo già da tempo pubblicato l'opera omnia di Togliatti, così come i cinesi stanno pubblicando in Cina l'opera omnia di Kruscev. Poter seguire nel tempo le evoluzioni di una delle più tipiche figure (o vorremo dire «figuri»?) della politica stalinista può rappresentare un'ottima propedeutica, nonché un'operazione utile alla salute, essendo una fonte di inesauribile spasso.

Nell'attesa abbiamo rintracciato il saggio «Gli insegnamenti del processo di Mosca», e di esso vogliamo servirci per recare il nostro modesto contributo all'analisi che Rossana Rossanda ha iniziato su «Rinascita» intorno all'influenza di Togliatti sulla «cultura» del  «ventennio» post-fascista. Orbene , nel saggio citato, il «Migliore» fece sfoggio delle sue brillanti doti di intellettuale formatosi alla scuola di Gramsci e Gobetti, e manifestò la finezza del suo gusto letterario in titoli di questo genere: «La collaborazione della polizia con i banditi trotzkisti».

Ma una delle qualità più spiccate di Palmiro fu, come è noto, il suo grande amore per la tolleranza, poi manifestatosi appieno nel «dialogo» da lui iniziato con il Papa di Roma. Non per nulla gli Editori Riuniti hanno recentemente ripubblicato il noto scritto di Voltaire, il quale era un nemico spietato del cattolicesimo, con l'introduzione di Togliatti, il quale lustrò gli stivali del re d'Italia e baciò in effigie la sacra pantofola. La profonda umanità che ha caratterizzato la vita di Palmiro è universalmente riconosciuta. E dunque, noi vogliamo citare un passo del sullodato saggio «Gli insegnamenti del processo di Mosca» che dimostra ancora una volta quanto Togliatti fosse «umano» e «tollerante».

Nel 1937 vi erano dei «mostri» e dei «banditi» che si permettevano di porre in dubbio le confessioni estorte agli accusati nei processi-purga di Mosca. Vi erano dei «criminali» che dinanzi alle affermazioni di Togliatti - «la collaborazione della polizia con i banditi trotzkisti» - avevano il coraggio inaudito di domandare semplicemente: Dove sono le prove?!?

E Togliatti, nel 1937, rispose. Rispose a questa domanda con un acume, una profondità, una umanità, una tolleranza, degni di passare alla storia. Rispose con le seguenti, memorabili, parole: «Nessuno può mettere in dubbio l'autenticità di fatti confermati da una riprova che è sempre stata considerata, da quando esistono al mondo una giustizia e dei giudici, come decisiva e irrefutabile: la confessione degli accusati» ( Da «Gli insegnamenti del processo di Mosca», in «Il complotto contro la rivoluzione russa» E.A.R., 1945, p. 40).

Quando le streghe confessavano di fare all'amore con il diavolo, si possedeva dunque la prova della loro colpevolezza, e in nome della giustizia dovevano essere bruciate vive! E la Santa Inquisizione era un modello di «tolleranza» e «umanità». A questo modello Palmiro Togliatti si è ispirato nel corso della sua vita e gli «intellettuali» italiani passati dal fascismo all'antifascismo possono guardare alla sua figura come ad uno specchio in cui contemplare se stessi.

 

il programma comunista, n. 9, 25 maggio - 10 giugno 1966

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