Il partito proletario comunista non può commettere il colossale errore di considerare la potente organizzazione della Chiesa come neutrale nei conflitti di classe, né lasciarsi indurre a questo dal fatto storico che la Chiesa stessa, fulcro sociale e politico dei regimi pre-borghesi, sia oggi passata alla solidarietà totale con gli istituti capitalistici succeduti alla rivoluzione democratica. Anzi proprio per questo la Chiesa va considerata come fattore di primo ordine nella conservazione degli istituti capitalistici, tanto più in quanto essa, come in Italia, è riconciliata con lo Stato, ed è ispiratrice di partiti che hanno deposto la impostazione antidemocratica ed antisociale in corrispondenza alla parallela rinuncia dei partiti borghesi all'anti-clericalismo massonico.

Il partito proletario di classe, dinanzi alla collaborazione senza riserve tra cattolici e sinistra democratica, non proclama certo il ritorno all'anti-clericalismo borghese di tipo massonico, fieramente avversato dalle sue migliori tradizioni, ed alla religione non contrappone un ateismo di antico tipo borghese, ispirato alla formula anti-marxistica secondo cui occorra prima liberare le coscienze dall'oscurantismo religioso per avere poi il diritto di volere liberare le classi inferiori dallo sfruttamento sociale. Il partito, però, nella sua propaganda pone in evidenza l'antitesi fondamentale tra la sua teoria del mondo e della storia ed ogni concezione trascendente, mistica, religiosa e dichiara incompatibile con l'appartenenza alle file rivoluzionarie quella ad associazioni e confessioni religiose di qualunque scuola. Il regime proletario, dopo la rivoluzione, escluderà programmaticamente qualunque associazione religiosa, ritenendo che non possa non presentare caratteri politici, e si riprometterà di far sparire progressivamente ogni credenza religiosa, in quanto le masse, liberate dagli estremi della depressione economica, saranno condotte sempre più alla conoscenza scientifica ed alla concezione propria della dottrina del partito.

La stessa campagna di chiarificazione politica e teorica deve avere di mira la critica, insieme alle concezioni religiose, di quelle di natura "immanentistica" ossia che sostengono come direttrici delle attività umane forze e valori immateriali collocati nella sfera di una pura attività ideale. Come coefficiente di degenerazione teorica, queste concezioni possono essere ancora più pericolose di quelle trascendenti, che, facendo salvo un incomprensibile mondo dell'al di là, impediscono meno la concreta conoscenza dei rapporti reali; sicché ogni ateismo che ricadesse nell'incredulità di tipo borghese illuministico non va considerato un progresso verso la concezione dottrinaria comunista.

(Dalla «Piattaforma politica» del Partito 1945 (tesi n. 20) ).

 

il programma comunista, n. 23, fine dicembre 1966

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