Mentre continua l'osceno stillicidio di assassinii a sangue freddo di giovani neri da parte degli apparati repressivi (statali e federali) statunitensi, al punto che si fatica a tener conto di tutti gli episodi 1, si è tenuta a Ferguson (Missouri) una manifestazione in ricordo di Michael Brown, ucciso il 9 agosto 2014. Ci sono stati scontri con la polizia in tenuta antisommossa che ha usato gas e lacrimogeni per disperdere la folla, e ci sono stati spari: un giovane ha fatto fuoco contro gli agenti, che l'hanno poi ferito in maniera grave.

La situazione sociale è tesa in tutti gli Stati Uniti, dove le notizie di una ripresa economica con riassorbimento (relativo) della disoccupazione non bastano certo a modificare una realtà di base che vede i settori più svantaggiati e sfruttati (e numericamente più numerosi) del proletariato statunitense – in primo luogo, i neri e i Latinos (messico-americani, portoricani, centro- e sud-americani), ma anche fasce crescenti di poveri bianchi – sotto un costante attacco, una repressione senza fine, da parte sia delle forze repressive “legali” sia di gruppi armati “illegali”.

In occasione della manifestazione di Ferguson, infatti, hanno fatto la loro comparsa squadre di “Oath Keepers”, elementi di destra che, con il pretesto di difendere la Costituzione cui hanno prestato giuramento (in inglese, oath) e accusando i poteri statali e federali di non farlo con la dovuta decisione, scendono in campo armati fino ai denti di armi ultra-sofisticate. Il panorama statunitense brulica di queste formazioni, che vanno ad aggiungersi a quelle classiche del KuKluxKlan o della Black Legion, forse troppo folkloristiche per questi picchiatori e assassini prezzolati e ampiamente foraggiati – ex marines, ex agenti di polizia, reduci di guerre vicine e lontane, il sottobosco razzista che funge da massa di manovra del Capitale per terrorizzare e reprimere, pronti e disponibili a spingersi là dove, per opportunità politica, le “forze dell'ordine” non possono andare (ed è una bella gara!).

Il dissesto economico e sociale degli ultimi anni, aggiungendosi a quello dei decenni precedenti, specie in aree lontane dalle grandi metropoli luccicanti, fa poi sì che i presupposti di una “guerra fra poveri” ci siano tutti. La rabbia e l'indignazione delle masse nere vengono abilmente gestite in modo che il “problema” rimanga di tipo “razziale”; al tempo stesso, fra gli stessi settori bianchi di lavoratori non meno sottoposti a sfruttamento, il “razzismo” è alimentato ad arte, creando una frattura all'interno del proletariato – una storia vecchia, che risale all'epoca della schiavitù e soprattutto del post-schiavitù, quando gli ex-schiavi neri entrarono a far parte dell'enorme serbatoio di manodopera sfruttata, occupandone i gradini più bassi, ricattabili e ricattati. Divide et impera.

Il vicolo cieco di uno scontro di “razza contro razza” è sempre pericolosamente vicino, negli Stati Uniti come in altri paesi che conoscono realtà simili (si pensi anche solo alla Gran Bretagna o alla Francia) e può essere aggirato solo dal ritorno sulla scena del partito comunista organizzato a livello mondiale. Negli Stati Uniti, la mancanza di un'autentica tradizione politica rivoluzionaria (il marxismo vi giunse tardi e per di più in una situazione ancora di estrema fluidità sociale, faticando dunque ad attecchire; i due esili e precari partiti comunisti nati nell'immediato post-Prima guerra mondiale non ebbero la forza e il tempo per mettere radici, prima di essere afferrati nel vortice della controrivoluzione staliniana da un lato e dell'opportunismo trotskista o dell'inconsistenza consiliarista dall'altro – tutti temi su cui sarà utile tornare), quella mancanza ha lasciato solo il proletariato USA, già così frazionato ad opera del Capitale. Il problema del partito rivoluzionario s'è posto, ma in maniera effimera, contraddittoria, debole: le stesse Pantere Nere, negli anni '60, prima di essere spazzate via dalla repressione statale (che ha usato contro di esse tutti i mezzi, dai più sanguinari ai più subdoli: dagli omicidi di massa all'uso della droga o dell'infiltrazione poliziesca – ah, la democrazia!), pur sentendo generosamente il bisogno dell'organizzazione politica, non hanno saputo e potuto darsi null'altro che un “partito” dalla teoria vacillante e spesso equivoca, in cui Marx e Lenin erano posti accanto a Mao e Guevara, il referente era sempre e soltanto il “giovane nero del ghetto” per lo più appartenente alla marginalità sottoproletaria, e la stessa organizzazione sopperiva alle proprie fragilità teorico-politiche con ampio ricorso a un “militarismo” formale e a un pericoloso e autodistruttivo leaderismo 2.

La questione del partito rivoluzionario si pone dunque con estrema urgenza negli Stati Uniti, come altrove. Solo così, solo attraverso la sua presenza a fianco del proletariato USA di qualunque colore esso sia, solo attraverso il suo lungo lavoro di preparazione, organizzazione e direzione, quel vicolo cieco si potrà evitare. Altrimenti esso segnerà la continua distruzione di energie preziose, a uso e consumo del “bestione trionfante” – il capitalismo.

 

1 Il 28 maggio 2013, basandosi su un ampio studio prodotto dal Malcolm X Grassroots Movement e intitolato Operation Ghetto Storm, il sito Alternet ricordava che nel corso dell’anno precedente erano stati uccisi almeno 313 neri, uno ogni 28 ore: cfr. http://www.alternet.org/news-amp-politics/1-black-man-killed-every-28-hours-police-or-vigilantes-america-perpetually-war-its . Da parte sua, il sito Vice News calcolava, il 9 agosto 2015, che 1083 le persone (di ogni colore) sono state uccise dalla polizia nell’anno successivo all’assassinio di Michael Brown: cfr. https://news.vice.com/article/police-have-killed-at-least-1083-americans-since-michael-browns-death.

2Sulle Pantere Nere, cfr. il nostro articolo “Il movimento delle 'Pantere Nere'”, Il programma comunista, n.5/1971. Anche su questo movimento sarà utile tornare in futuro.

 

  Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

 

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