«Io, milite oscuro del socialismo, mi onoro di appartenere alla falange dei rivoluzionari; cioè non credo che il fenomeno delle insurrezioni a mano armata possa evitarsi nella più grande e più umana delle rivoluzioni della mia specie. Qui è il punto principale che divide me da Montalto, Bosco, Petrina e Verro: essi credono che la rivoluzione socialista si compirà senza insurrezioni armate. Secondo me le distruzioni violente spariranno quando comincerà ad esistere l’umanità.

L’umanità non è esistita mai e non esiste ancora: ci sono stati degli individui umani, cioè uomini che in tutto o nella massima parte degli atti della loro vita hanno mostrato di avere sentimenti altruistici solidamente organizzati; ma l’umanità, come ente collettivo, incomincerà ad esistere il giorno, in cui l’uomo non sarà più costretto dai bisogni della propria conservazione a fare una lotta da lupi col proprio vicino.  

Ammesso anche che la maggior parte degli individui delle nazioni civili sia oggi disposta per eredità e per educazione a vivere umanamente, bisogna pure che essa si adatti a vivere bestialmente, né più né meno come l’altra parte che non vi è disposta, se non vuole esporsi al pericolo di cadere tra i vinti e gli affamati; bisogna pure che ognuno di noi si adatti a levare il pane dalla bocca altrui senza pietà. Con le attuali organizzazioni sociali, sono destinate a perire quelle nazioni e quegli individui che non si sforzano, col permesso dei codici, di rapire qualche cosa alle altre nazioni o agli altri individui. Questa vecchia verità è stata già riconosciuta da non pochi conservatori; ma essi, confondendo la biologia con la sociologia e applicando male le leggi  darwiniane, finiscono sempre col concludere che la lotta per la vita è legge naturale, che ha dominato e dominerà perennemente i rapporti tra nazione e nazione, tra individuo e individuo della stessa nazione.

Noi rivoluzionari, noi socialisti, invece, basandoci sulla storia e sulla sociologia, crediamo che verrà giorno in cui l’uomo non sarà più costretto dai bisogni della propria esistenza ad armarsi di fucili, di cannoni e di codici, per fare il ladro col cosidetto straniero, col proprio concittadino, e non rare volte coi genitori, coi fratelli e con le sorelle. Saremo degli utopisti: ma non dimenticate che la bestia uomo si è distaccata dalle bestie ed è giunta al punto in cui è per virtù di utopie, le quali, prima di realizzarsi, destarono disprezzi, ire, odi e persecuzioni contro i poveri sognatori.

E la storia è da un pezzo che va preparando la realizzazione alla più bella delle utopie del cervello umano: il giorno, in cui nei codici si affermò che nell’interesse pubblico si può levare la proprietà privata al cittadino, indennizzandolo con moneta, si fece un vero atto di socialismo incosciente; un altro atto di socialismo incosciente può chiamarsi il servizio militare obbligatorio per tutti gli uomini robusti, mentre i deboli e le donne ne vanno esenti... e tanti altri esempi si potrebbero citare di socialismo incosciente. La ripetizione di simili atti e un gruppo complesso di fattori, che non è qui il luogo di esaminare, hanno prodotto la coscienza socialista che oggi non è più un sogno, ma la visione netta di una tendenza sorta da lungo tempo nelle società umane e arrivata a tale grado di sviluppo da farci sperare che non è lontana l’epoca in cui avremo le prime organizzazioni coscientemente socialistiche.

Qui ripeto ciò che dichiarai nel mio interrogatorio: da socialista ho tentato di contribuire alla più umana, alla veramente umana, delle rivoluzioni con tutti i mezzi che ho creduto necessari e che il codice della borghesia permette a tutti i cittadini italiani.

Mezzi che il codice chiama reati, non li ho adoperati, non già perché li rigetti a priori, in sé, ma per la semplicissima ragione che ritengo non essere ancora arrivato il tempo, nel quale simili mezzi saranno utili e dolorosamente necessari .

...La rivoluzione per raggiungere i nostri ideali non è quella di cui mostrano spaventarsi i magistrati. Avete inteso quale deve essere e quale sarà.

Nessuno potrà provocarla: l’insurrezione armata sarà fatale. Sono dolente che quest’ora dell’insurrezione armata non sia suonata. Credo anzi che sia ancora molto lontana».

Con queste parole, il socialista Nicola Barbato, processato a Palermo dopo il movimento dei Fasci nel 1894, concluse personalmente la sua difesa. Poche, semplici, lapidarie parole di chiarezza teorica di un compagno modesto quanto valoroso.

(Da Storia della sinistra comunista, vol. 1, pp. 24-25, Edizioni il programma comunista)

                                                                                                           

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2010)

 

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