Una delle conseguenze (certo non la peggiore, ma almeno una delle più significative) della controrivoluzione che ci avvolge e ci opprime da quasi un secolo è la distruzione totale agli occhi e nella mente delle masse delle idee più elementari che formano la base del programma marxista. Questa base è innanzi tutto la rivoluzione proletaria (violenta dunque, e internazionale) e la dittatura aperta della stessa classe, indispensabili a quanto dichiara il marxismo ed a quanto ha dimostrato la storia, perché sia abolita la dittatura della borghesia che garantisce l’esistenza del capitale, della merce e della schiavitù dei salariati. Ma chi potrà capire e aderire a questo programma, mentre le nozioni stesse di « proletario », « proletariato » o « classe » non sono più capite ? Il « Lavoratrici e lavoratori ! » a cui si rivolgevano le incantazioni della trotskista Arlette Laguiller, maestra di operaismo ma anche di democratismo piccolo-borghese e grettamente nazionale, era più « facile » da tenere a mente e accettare, ma  era anche molto più vago, perché includeva non solo i proletari, cioè i senza-riserve, che sono costretti per vivere o sopravvivere a vendere la propria forza di lavoro contro un salario, ma anche tutti quelli che lavorano, compresa l’aristocrazia operaia e, perché no ?, i membri delle « mezze classi »: piccoli commercianti, intellettuali, insomma tutti quelli che  l’opportunismo democratico corteggia.

Se il proletariato internazionale è la sola classe capace di dirigere il movimento che porterà all’abolizione del capitalismo, dei suoi Stati e, più in là, all’estinzione di ogni Stato e alla liberazione dell’umanità, è proprio perché in questo mondo di schiavi, non possedendo nulla, esso non ha nulla da difendere e preservare, nemmeno una misera casetta di periferia acquisita a forza di prestiti e di sacrifici. Ma queste verità sono difficili da ammettere: quindi, fuori il vocabolario che le riflette ! Invece, esiste un vocabolo che appare proprio semplice e simpatico (ancora più del « Lavoratrici  e lavoratori ! » di Arlette) : è il termine « popolo » con i suoi derivati, così che perfino l’estrema destra se ne è impossessata per meglio rivaleggiare con la « sinistra » democratica e ingannare i « lavoratori » con la sua demagogia. Sin dal 2016 Marine Le Pen ha preteso di parlare « au nom du peuple », e prima di lei suo padre si era autodefinito capo di una « destra nazionale, sociale e popolare ».

Questo infame miscuglio di « popolo », « socialismo » e « nazione » non è una novità. In Germania l’hitlerismo aveva fondato il movimento « nazional-socialista » e, come l’italico fascismo, era giunto al potere non solo grazie all’aiuto economico, politico e militare del grande capitale, ma anche irreggimentando come sicari la feccia degli « esclusi », e raccogliendo nel fango parlamentare la grande maggioranza dei voti di un popolo deluso dai tradimenti delle sinistre ufficiali.

Per difendere e rafforzare la classe rivoluzionaria, è dunque importante ristabilire alcune nozioni elementari, dapprima guardando la realtà e la storia. Non esiste una barriera ermetica tra fascismo e democrazia : queste due forme della dittatura borghese si costeggiano, si alternano, si mischiano secondo quello che conviene alla classe loro padrona. In questo stesso momento, in Francia, mentre la democrazia si blinda sempre più, l’estrema destra flirta col « popolo », riattaccandosi tra l’altro alla tradizione ben francese del « poujadismo ». Tutti i populismi, dopo aver lusingato, paralizzato, irreggimentato i lavoratori, sono finiti con lo scatenare contro di loro il terrore più nudo e crudo. Così, in Argentina, uno dei populismi più famosi, il peronismo, ha assassinato in massa centinaia di migliaia di « desaparecidos », che erano stati inizialmente sedotti dai suoi discorsi « di sinistra ».

Per ritrovare la sua forza, il proletariato deve diffidare innanzi tutto dell’interclassismo, altro nome del populismo, e del nazionalismo. I proletari non hanno riserve, e non hanno patrie. La loro forza, essi la ritroveranno unendosi con i loro fratelli di classe di tutte le nazionalità e di tutti i colori e rompendo senza indugi e resistenze con i loro pretesi amici e pastori di sinistra, destra ed estrema destra che li inducono a fondersi nei « popoli » nazionali, cioè a mettersi alla coda delle piccole borghesie e infine delle borghesie « tout court ». Il più bell’esempio di questa lotta per l’autonomia di classe, condizione della vittoria, è stato offerto nel 1917-23 dalla Rivoluzione russa, che è riuscita insieme a finirla colla guerra mondiale e a riunire i comunisti nell’indispensabile arma di lotta: l’Internazionale.

Dunque, addio, partiti sedicenti comunisti! Addio, Lega Nord! Addio, Syriza! Addio, Podemos! Addio a tutti i nazionalismi della ricca Europa settentrionale, che temono più di tutto di essere « invasi » e di dover spartire la loro torta con i « meteci » venuti dalla miseria! E addio all’inenarrabile Mélenchon, che meriterebbe di diventare ministro della Signora Le Pen, se questa accedesse un giorno al potere…

****

ABBASSO IL PROGETTO DI LEGGE DARMANIN!

PER L’UGUAGLIANZA E L’ UNITÀ DEI LAVORATORI FRANCESI E IMMIGRATI !

EVVIVA LA LOTTA DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE !

(volantino diffuso in varie manifestazioni e assemblee di sans papiers)

Sicuro, il Sig. Ministro degli Interni Darmanin, primo sbirro di Francia, che pensa già di candidarsi alla Presidenza della Repubblica, ci tiene, alla sua legge antiproletaria intitolata « Asilo e immigrazione », che egli presenterà questo Ottobre al Parlamento dopo molte andate e ritorni, tutte destinate ad inasprire il progetto originario, che già s’inseriva in una serie di misure di stesso stampo, discusse e adottate in una vera frenesia legislativa: una trentina di leggi sull’immigrazione in quarant’anni, non c’è che dire !

Quest’offensiva non è dunque nuova, né squisitamente francese: di fronte al proletariato, classe internazionale, la borghesia al potere nella Francia democratica (ma si tratta di una democrazia sempre più autoritaria e poliziesca!) agisce pure internazionalmente. Mentre diversi Paesi, come la Gran-Bretagna e l’Italia, chiudono i loro porti per impedire l’entrata dei disgraziati che fuggono la guerra, la miseria e le persecuzioni, oggi i grossi calibri europei, dalla Borne alla von der Leyen, proclamano a Lampedusa la loro « solidarietà » di ricchi e si richiamano a una « mobilitazione europea » contro l’ « invasione » dei migranti.

Naturalmente l’offensiva anti-immigrati, che in realtà è un’opera di violenza anti-proletaria, si accompagna e si maschera dietro delle belle parole. No certo ! Non si tratterebbe di cercare di terrorizzare i « senza-carte » e così esercitare una pressione sulle condizioni di vita e di lavoro dell’insieme dei proletari! Si tratterebbe di opporre a una »emigrazione scelta », cioè ai « bravi » lavoratori, quelli molto qualificati, l’« emigrazione subita », quella dei proletari di secondo ordine, sospettati di essere dei frodatori, insomma dei delinquenti, che sognano solo di ingannare e di imbrogliare (entrando o mantenendosi nel Paese, oppure facendo venire la loro famiglia, eventualmente grazie alla complicità dii cattivi francesi che forniscono loro false dichiarazioni in quanto alla paternità, all’età, al matrimonio, ecc. Questi migranti non fanno che turbare l’« ordine pubblico » e meritano solo di essere allontanati il  più presto, possibile dal territorio della « dolce Francia »!

Certo il progetto di legge Darmanin, come tutte le leggi procedenti, non mira ad abolire completamente l’immigrazione: questo sarebbe d’altronde impossibile, perché il Capitalismo ha bisogno di questi lavoratori costretti di accettare salari e in genere condizioni di vita e di lavoro in mestieri particolarmente penosi (edilizia, ristorazione, pulizia…) che i francesi sedicentemente « non vogliono ». Esso mira piuttosto a inasprire la concorrenza e la divisione esistenti nel seno della classe lavoratrice e che si manifestano nelle discriminazioni secondo il sesso, la razza ecc., e perseguitando i lavoratori stranieri, distinguendo tra lavoratori « protetti » (ben fragili protezioni!) e lavoratori precari, quindi lavoratori con « diritti » e lavoratori senza "diritti".  Mentre criminalizza e penalizza sempre più la parte immigrata della classe, (dieci anni di carcere e non più cinque previsti per i lavoratori « sans-papiers » e altri « delinquenti » con il pretesto di lottare contro i « passeurs » (“passatori”, così vengono chiamati i francesi solidali…), creazione della « duplice pena »  (prima la chiusura nei «CRA» (Centri di detenzione amministrativa), cioè carceri speciali per stranieri, sovrappopolate e particolarmente disgustose, nelle quali sono rinchiusi tra gli altri trentacinquemila ragazzini di meno di sedici anni, il cui quotidiano è fatto di automutilazioni,  suicidi e tentativi di suicidio, poi il bando fuori dal Paese con le famose OQTF (« Obblighi di Lasciare il Territorio Francese »), la borghesia usa sempre più non solo la violenza dei fatti e delle leggi, ma quella della menzogna, per ottenere l’accordo dei lavoratori francesi contro i loro fratelli stranieri, e aizzare contro di costoro  la schiera della « brava gente » di tutte le classi sociali.

I democratici di sinistra e di estrema-sinistra proclamano di voler “cambiare” (naturalmente con le elezioni) il « cattivo governo »  Macron-Darmanin, che accusano di essere troppo a destra o addirittura di tendenza razzista e fascista, e di sostituirlo con uno « migliore », più a sinistra, anzi, come dicono i trotzkisti, un « governo operaio » , cioè in realtà un governo PC-PS, con o senza la partecipazione degli Insoumis di Mélenchon (costui, si sa, un famoso operaio!). Ora è stato proprio un « sinistro », il socialista Michel Rocard, a sputare non tanto tempo fa, la frase infame, celebre perché è stata riprese dall’insieme della classe politica, compreso pochi giorni falla TV da certo Emmanuel Macron: « Non possiamo accogliere addirittura tutta la miseria del mondo! » Gli onorevoli Rocard e Macron fingevano di dimenticare che è stata prima di tutto la colonizzazione (attuata tra l’altro dalla Francia) che ha provocato il saccheggio di interi continenti, e dunque la miseria e l’emigrazione che loro lamentano.

Fin quando il Capitalismo e i suoi Stati non saranno stati abbattuti, ci saranno leggi anti-immigrati, cioè anti-proletarie, e i cosiddetti « diritti » conquistati saranno suscettibili di essere ripresi,  ma ci sarà pure la possibilità per i proletari e i rivoluzionari di lottare per abolire queste leggi borghesi (rammentiamo la legge CPE, Contratto Prima Assunzione ), che è stata abolita pure essendo già stata « promulgata » (cioè, pur essendo diventata « intangibile »), grazie alla potente mobilitazione dei giovani proletari. Le manifestazioni, i comitati che operano nei nostri quartieri per promuovere la comprensione e la solidarietà tra compagni francesi e immigrati, sono iniziative preziose, che devono essere rafforzate. Pur lottando contro il progetto li legge Darmanin e Compagni, si tratterà di prepararsi e preparare la classe per una lotta più ampia e più profonda: questo implica di usare parole d’ordine e metodi i più radicali possibili, e i più suscettibili di andare, come diceva nel 1848 il Manifesto del Partito Comunista, da allora troppo dimenticato, verso « l’unione crescente dei lavoratori ».

ABBASSO LA LEGGE DARMANIN!

DIRITTI UGUALI PER TUTTI I LAVORATORI!

A LAVORO UGUALE SALARIO UGUALE!

SOLIDARIETA’ CON I « SENZA CARTE»!

I PROLETARI NON HANNO PATRIA!

PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI!

***

Una serata al “Circo Elettrico” di Parigi

Va di moda, anche tra i sinistri, e perfino a volte tra nostri ex-compagni, tessere il romantico rimpianto: «Ahinoi! Il Partito non esiste, quindi non esiste  neanche la classe!»… Oppure, variante più volgare e... gallica, « Una volta c’era la Renault, la fortezza operaia, adesso non esiste più, quindi non c’è proletariato ».

A tutti questi nostalgici ci piacerebbe forse rispondere con la frase presa in prestito, si dice, da Engels a Cervantes, e che abbiamo già citata in questo giornale (si direbbe che ci piace!): «La prova del budino sta nel mangiarlo! ». oppure semplicemente: « Ma aprite un po’ gli occhi!».

E per farli sorriderei li inviteremmo a guardare mentalmente lo spettacolo che avrebbero potuto vedere, se non fossero stati così miopi, giorni fa, a una serata organizzata a Parigi al « Circo Elettrico », che a volte invita i lavoratori in lotta e le organizzazioni che li sostengono (certo non quelle della collaborazione di classe, perché i sindacati ufficiali, a parte poche Unioni Locali dissidenti, sono troppo occupati a negoziare e inginocchiarsi davanti ai potenti…).

Allora avrebbero visto, sotto l’immenso tendone, una folla enorme, animata, rumorosa, che gridava con un’unica voce: « Che cosa vogliamo? - I documenti! - Per chi ? - Per tutti! - E quando ? - Adesso! » Lì niente di gallico, ma dei lavoratori « senza i documenti di lavoro» e i loro « difensori »: cioè (salvo un nostro errore!) i veri proletari, bianchi, neri, venuti da tutte le parti del mondo, e in particolare dalle ex-colonie, radunati attorno ai più sfruttati e oppressi, i senza-diritti, I senza-riserve, quelli che sono accusati di essere dei delinquenti, e i loro « soutiens” (solidali), battezzati  »passatori » dai delinquenti veri, il Comitato d’affari della classe dominante che ci opprime.

E avrebbero sentito quella che è la vera fratellanza, non quella della menzogna iscritta sul frontone di tutti gli immobili ufficiali, ma quelle che si vince e si rinforza nella lotta. Avrebbero sentito i discorsi dei lavoratori in sciopero dei cantieri di Arena , o di Chronopost in lotta da  ventitré  mesi. Avrebbero visto, con uno stupore presto sostituito dalla riconoscenza e dal capire che tutto ciò fa parte della natura delle cose, quella giovane sconosciuta (ma subito riconosciuta come vera sorella) avventarsi nelle nostre braccia dopo ave ricevuto un nostro volantino, gridando: « Grazie! Sono palestinese! » E allora, per dar loro il colpo di grazia, avremmo aggiunto: « La Francia la vedete, ma avete mai sentito parlare degli scioperi attuali dell’automobile negli Stati Uniti, e degli inglesi in piedi, e degli iraniani e delle iraniane idem? »

Ecco quello che avreste potuto sentire e vedere, cari lettori, voi che non siete né miopi né sordi, se foste stati al « Circo Elettrico », dove c’era un gran caldo l’altra sera, una sera d’inverno piena di luci e di felicità condivisa…

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.