Nell’opportunismo si cade, in origine, non per scelta “deliberata”, ma per l’illusione che al successo si giunga più rapidamente per la via meno ardua, la più immediatamente accessibile alle reazioni istintive delle masse, la meno apparentemente ingombra di ostacoli.

La grande arte della tattica rivoluzionaria risiede nella capacità di tenere sempre una rotta prevista e proclamata come unica anche nei momenti più difficili, nella certezza che – in un processo la cui maggiore o minore rapidità dipende certo in primo luogo da fattori oggettivi, ma il Partito, in quanto agisce, è esso stesso un fattore oggettivo della storia – la saldatura fra l’azione cosciente dell’organo politico e l’azione fisica ed elementare delle masse si creerà appunto in forza della tenacia con la quale si sia resistito alle facili suggestioni della via breve, della via piana, della via “nuova”, per seguire quella, aspra ma sicura, sulla quale non noi ma i fatti spingeranno i proletari, a qualunque patito aderiscano, a qualunque categoria appartengano, di qualunque colore sia la loro pelle.

(“Premessa” a In difesa della continuità del programma comunista, p, 12)

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