Avevamo previsto che la caduta del «mito» Stalin avrebbe provocato (tra una pleiade di imbecilli inseguitori di tutte le «mistiche» purchessia) il pullulare della fungaia ― e tartuferia ― degli oppositori della prima ora, dell'ora di mezzo, e dell'ultima ora, contendendosi il diritto alla primogenitura in antistalinismo e non comprendenti di cedere alle irresistibili influenze del più deteriore metodo stalinista che era quello dei santi e dei reprobi dialoganti magari a parti invertite.
Tutti questi signori, che ripetono inconsciamente la lezione imparata, hanno, a sentir loro, un compito ben preciso creare il partito di classe e fin qui (valga quel che valga la creatività e il modo scorretto di porre il problema) si potrebbe anche soprassedere. Ma da quali posizioni partono, su quali posizioni costoro si basano per fare il partito della classe operaia?
Tutti quanti, e ciò è altamente indicativo, hanno una posizione in comune: libertà e democrazia.
Vuoi la libera discussione tra gruppi, gruppetti e gruppettini per metterci d'accordo sui punti di convergenza; bella tautologia; mettiamoci d'accordo su quello su cui siamo già d'accordo. Ma non hanno mai capito, costoro, che il marxista è tale proprio perché, al di là dei punti accessori di convergenza, ricerca e punta i piedi sulle fondamentali questioni di principio là ove esiste la divergenza reale, l'incompatibilità tra la chiarezza di una linea politica, fondata sulla reale dinamica storica, e un nebuloso pragmatico, concreto confusionismo che cambia di forma a seconda del mutare delle più superficiali situazioni contingenti?
Un esempio? (Siamo d'accordo con gli anarchici sull'uso della violenza rivoluzionaria per demolire il potere capitalistico e distruggerne la macchina statale, ma questo è un punto accessorio nel quadro generale; ciò che rende irrimediabilmente inconciliabili le posizioni è il fatto che gli anarchici dopo questo uso di violenza puntano su una vaga libertà della persona umana e ricadono nelle più bolse ideologie borghesi. Noi siamo per l'uso, storicamente necessario, di una macchina-Stato, costruita dal proletariato vincitore per reprimere i conati di ritorno controrivoluzionario della sconfitta classe borghese. Questione accessoria, dunque, l'uso della violenza; questione fondamentale, il proclamato aperto impiego della Dittatura proletaria); e su questo si rompe, non ci si accorda.
Altra sottostalinatura in circolazione: la democrazia all'interno del partito. Quale partito? Manco a dirlo, il P.C.I. (o P.C.F.) o l'accidente come lo vogliono chiamare (perché non chiamarlo popolarprogressivo? calzerebbe a pennello!). E chi impedisce il ritorno (in senso proprio ― tornare indietro ― reazionario) alla democrazia?E chi se non il sottostalinista Palmiro Togliatti?
Fronte unico, dunque, contro Palmiro. I lustrascarpe del lustrascarpe protestano contro il lustrascarpe.
Questi democratici in pectore liberti dall'incubo della dittatura s'infoiano in un'orgia di libertà; e la democrazia borghese, arma teorica della Grande Rivoluzione, dopo aver fatto la mantenuta d'alto bordo, da ormai invecchiata meretrice si vende agli alcolizzati agli angoli degli angiporti: è la sua degna fine.
Ma in ciò è più marxista Togliatti, e Stalin di lui, che agivano e agiscono storicamente anche senza averne coscienza, considerando, il secondo, la democrazia possibile come metodo politico fra le nazioni, dovuto alla concorrenza e allo scambio commerciale sul mercato mondiale e negandola all'interno di un monopolio nazionale ― il primo riconoscendola infraclassista, come realmente è, nell'ambito della nazione.
Borghesi tutti e due ma storicamente a posto, anche se Togliatti lo fa per analfabetismo e in modo pedissequo.
Non hanno capito questi democratici a percentuale che la democrazia all'interno di una sola classe è un non senso? Che una classe sociale è un'entità storico-economico-sociale unitaria e unidirezionale e questo vale per il capitalismo con la sua democrazia ― e questo vale per il proletariato, ma come antitesi storica al capitalismo e come antitesi politica alla democrazia.
Fondare il partito rivoluzionario di classe basandosi sul libero dibattito e sulla libertà di opinione, è come voler determinare il modo di camminare dei bipedi uomini basandosi sul muoversi di uno storpio.
Alla larga, signori; vi lasciamo con le vostre ideuzze democratoidi. Noi siamo per il partito rivoluzionario proletario e dittatoriale.
 
Il Programma comunista, n.16, 27 luglio - 3 agosto 1956
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