Procede (purtroppo) senza grandi intoppi e opposizioni il percorso di attuazione della legge 107/2015 (quella della cosiddetta "Buona scuola"). Lo sciopero di confederali e Snals del 20 maggio scorso ha avuto discrete adesioni, ma non segna certo una ripresa dell'opposizione alla legge. La richiesta di riapertura di un contratto atteso ormai da sette anni si scontra con l'esiguitdelle somme previste come stanziamento (300 milioni), complessivamente inferiori agli "incentivi" erogati all'interno della "Buona scuola" (200 milioni per il bonus di 500 euro, altrettanti per i premi ai meritevoli). La logica dei fondi extracontrattuali che superano quelli stanziati per contratto (poche decine di euro di aumento) rientra pienamente nell'intento di togliere ai sindacati il terreno sotto i piedi e di gestire la scuola secondo il principio del bastone e della carota, oltre che del classico divide et impera. La categoria, gifortemente frammentata in docenti a tempo indeterminato, docenti di nuova assunzione, precari, personale ATA (escluso da ogni bonus e in contrazione occupazionale), lo sarancor picon la selezione in base al merito, che garantira una parte dei docenti di ruolo (e solo a essi) un incremento retributivo che potrebbe essere significativo, considerando che ogni scuola riceverun fondo di 23-27mila euro. Quanto ai criteri di riconoscimento dell'incentivo, ogni scuola sta decidendo per proprio conto, in ossequio alla cosiddetta autonomia: fattore, questo, che rende la frammentazione ancora pimarcata.

Sullo sfondo grava la prospettiva di una trasformazione a regime di tutti i contratti a tempo indeterminato in nuovi contratti "a tutele crescenti". I nuovi assunti hanno sottoscritto un contratto triennale che a scadenza potrebbe non essere rinnovato, come tutti i nuovi contratti previsti dal Jobs Act. La questione ancora oggetto di interpretazioni, ma non abbiamo dubbi che l'esito sarquesto, in nome dell'equiparazione di lavoro pubblico e lavoro privato, sempre al ribasso. Ma la prospettiva di una precarizzazione di fatto si allarga anche a tutto il personale di ruolo: basta infatti chiedere il trasferimento o risultare in soprannumero nel proprio istituto per essere trasferiti nei cosiddetti "ambiti territoriali", vasti quanto una provincia, e assegnati con varie modalit(anche a discrezione e gradimento del dirigente) alle singole scuole, dove si sottoscriverun contratto... triennale.

La categoria in effetti sottoposta a un notevole attacco, ma non sembra proprio in grado di reagire: i pochi giovani sono sotto il ricatto di una fresca assunzione che deve essere confermata, i molti vecchi aspettano una pensione che si allontana e non hanno l'energia per combattere; in mezzo, la massa che, con qualche eccezione nelle grandi citt per lo pisi adatta alla meglio o accetta le novitsenza coglierne spesso la valenza, intascando i 500 euro del bonus annuale come una manna dal cielo. Con tutte le risorse stanziate per la scuola - dice Renzi - perchscioperare?

I sindacatoni, dopo aver sputato fiamme e minacciato tempeste solo un anno fa, all'approvazione della legge 107/2015, come era facile prevedere non si sono pisentiti, fino alla proclamazione dello sciopero del 20 maggio scorso, indetto piche altro per dimostrare la loro esistenza in vita e per togliere fiato agli scioperi indetti per la settimana precedente da Cobas, CUB, RdB e simili. Questi ultimi continuano a sopravvivere in una marginalitinoffensiva, vuoi per i loro limiti e divisioni interne, vuoi per obiettive difficoltderivanti dall'esclusione dal diritto di convocare assemblee in orario di servizio e di partecipare alle trattative. Il quadro senz'altro fosco, ma le tensioni covano anche dentro questo baraccone tanto gigantesco quanto fragile.

 

Partito comunista internazionale

                                              (il programma comunista)

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