In questi tempi oscuri, la lettura di un articolo di Luciano Canfora sul “Corriere della Sera” del 12/9 ha accresciuto ancor più il nostro sconforto. L'insigne studioso ci spiega, in un icastico elzeviro denso di pensiero (“Le guerre sono ancora inevitabili? Goodbye Lenin, comanda il profitto”), che le guerre, nonostante l'... arcaica ideologia leninista sulla loro inevitabilità, hanno una motivazione materialistica (non ci chieda il lettore spiegazioni di sorta su tale affermazione: non sapremmo dargliene): esse discendono dalla sete di profitto delle multinazionali delle armi. Di fronte a tanta scienza noi, Lenin, tutto il marxismo, sprofondiamo nelle nebbie delle “teorie arcaiche”. È vero, però, che il luminare non si abbassa a spiegarci il pensiero di Lenin; dal poco che si capisce sembrerebbe che egli, il rivoluzionario comunista strenuo difensore della teoria nota come “materialismo storico”, fosse dell'idea che le guerre non nascano per “motivazioni materialistiche”.

Non creda il lettore che lo stiamo menando per il naso. A tal fine, cerchiamo di riassumere il “pensiero” dell'illustre scienziato: Lenin era affetto dal male incurabile di considerare “inevitabili” le guerre; ma questa è una teoria paleo-realistica (?) e pertanto si presenta come “intuizione datata e non utilizzabile”. Ma Io, tuona il Canfora, Io che mi allineo tra “le grandi autorità spirituali che vanno al cuore del problema”, Io dichiaro sic et simpliciter che non si deve più ricorrere alle diagnosi leniniste, che appartengono alla storia antica. Sono quei mascalzoni che fabbricano e che vendono le armi, a generare le guerre! Gentaglia, che corre dietro al profitto, capite!, invece di dedicarsi alla cattura delle farfalle o ai cori gregoriani.

Noi dichiariamo, dal canto nostro, di non sapere quale fosse l'allucinogeno sotto la cui azione elaborava il proprio guazzabuglio il prode letterato. Che cosa c'entri Lenin con le sue farneticazioni non l'abbiamo capito, dal momento che costui non ha pensato opportuno spiegarcelo.

Possiamo solo ribadire, con Lenin, quanto segue: “La guerra non scoppia per caso, non è un 'peccato', come pensano i preti cristiani, ma una tappa inevitabile del capitalismo, una forma della vita capitalistica, legittima come la pace” (“Situazione e compiti dell'Internazionale”, 1914); e, inoltre: “il capitalismo ha sviluppato a tal punto le forze produttive, che l'umanità deve o passare al socialismo o sopportare per anni, e magari per decenni, la lotta armata tra le 'grandi' potenze per la conservazione artificiosa del capitalismo mediante le colonie, i monopoli, i privilegi e le oppressioni nazionali di ogni specie” (“Il socialismo e la guerra”, 1914).

 

Egregio Professore, se mai ci leggesse: sia sobrio e ripassi la lezione. Le cose stanno in un modo un poco più complicato di come Lei pensa.

 

Partito Comunista Internazionale

(il programma comunista n°06 - 2013)

 

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