Si è tenuto, sabato 21 aprile 2012, a Benevento, un incontro-dibattito di lavoratori, indetto dalla Usb (Unione sindacale di base), sul tema “Articolo 18 e controriforma del lavoro”. Alla manifestazione hanno partecipato i nostri compagni distribuendo volantini e giornali, che sono stati accolti con molto favore.

L'intervento del responsabile provinciale ed il clima generale erano improntati ad un forte spirito di lotta e ad una dura critica al governo. Ma l'intervento dei dirigenti nazionali attenuava parecchio questo spirito, mostrando di tenere più a “ conquistare l'apertura di un tavolo di trattativa “ (come si abusa dire oggi), piuttosto che “far ricorso all'arma dello sciopero per vincere”.

E’ intervenuto un compagno, che ha detto:

“Cercherò di essere breve e leggero, per quanto possibile. Si parla dell'articolo 18. Bene. Ci fu un tempo in cui lavoravo in fabbrica e con altri 12 lavoratori fui licenziato.

“Allora, applicammo a modo nostro l'articolo 18. Scioperò l'intera fabbrica a tempo indeterminato e, dopo alcuni giorni, i licenziamenti furono ritirati. Certo, ricordo che qualche lavoratore tentennò. Ma sane misure,

per così dire, ‘dittatoriali’, dette anche ‘picchetti’, servirono a creare unità nella lotta e si vinse.

“Adesso, quest'arma e questi sistemi fanno storcere il naso a certi democratici sindacati che considerano disdicevoli picchetti e scioperi. ‘Basta applicare le leggi!’, dicono.

“L'articolo 18 casca a fagiolo. Esso mostrerebbe, a loro dire, l'inutilità dello sciopero e ci garantirebbe dal sopruso e dalla illegalità. Sull'articolo 18 i sindacati hanno concentrato ogni attenzione. Se si parla di questo, il salario, l'orario di lavoro, i ritmi di sfruttamento, passano in secondo e terz'ordine. L'organizzazione sindacale più dura (si dice!), la Fiom, è con i lavoratori! Ma no! Udite... Udite... la voce della Fiom rivolta a Marchionne e soci: ‘Volete aumentare l'orario di lavoro? Ne possiamo parlare’ (cioè, ‘siamo d'accordo!’). ‘Volete contenere i salari? Parliamone! (cioè, ‘siamo d'accordo!’). ‘Volete aumentare i ritmi di lavoro ed eliminare le pause? Sediamoci intorno a un tavolo [maledetti tavoli!] e discutiamone’ (cioè, ‘siamo d'accordo!’). ‘Ma non ci toccate l'articolo 18! Giù le mani dalla Costituzione!’.

“Ma la Costituzione (e non solo quella italiana ) non afferma forse, nell'unico articolo che conta: “La proprietà privata è sacra e inviolabile”? E ci dovremmo battere per essa?

“I lavoratori sono di altro avviso e gridano: ‘Meno ore di lavoro, più salario... per ora!’. Faremmo e faremo volentieri a meno di una costituzione che sancisce lo sfruttamento dei lavoratori. Lo so, per certi sindacati patrioti, tricolori e democratici questa è una bestemmia.

“Cantate pure ‘Fratelli d' Italia’: noi intoniamo l'’Internazionale’!

“Qualcuno, con giusta indignazione, si è scagliato contro governanti e politici, che per sostenere e organizzare il salasso dei lavoratori percepiscono fior di quattrini, e alla fine ha esclamato arrabbiato: ‘Mandiamoli a casa!’ Voglio solo sperare che non li si voglia mandare a casa con la bacchetta magica che ha la forma di una… matita magica, quella per le urne elettorali!

“Da lavoratore, e dopo attenta riflessione e con maggiore calma, direi: ‘Sbattiamoli in galera!’”.

L'intervento è stato apprezzato da moltissimi e qualcuno ne ha dedotto che l'unica soluzione è la rivoluzione.

Costui ci convince.

 

 Partito Comunista Internazionale

(il programma comunista n°04 - 2012)

 

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