Berlino. Il 12-13-14 gennaio scorsi, la sezione ha svolto un intenso lavoro, alla presenza di compagni e simpatizzanti provenienti dall’area di lingua tedesca e di alcuni compagni italiani. Il 12, presso la sede locale s’è tenuto un incontro pubblico, avente come traccia il testo del rapporto politico tenuto all’ultima Riunione Generale di Partito (“La resistibile ascesa dell’ignobile ‘mondo libero’”, pubblicato nel numero scorso di questo giornale). L’intera giornata del 13 è stata occupata dalle relazioni dei compagni e simpatizzanti di Zurigo, Vienna, Hannover, oltre che Berlino e Italia, che hanno permesso utili approfondimenti e chiarificazioni e l’organizzazione del lavoro di Partito. Il 14, con l’apporto dei compagni presenti di Svizzera, Austria e Italia, la sezione ha partecipato all’annuale manifestazione “Lenin-Luxemburg-Liebknecht”, distribuendo volantini e l’ultimo numero del nostro Kommunistisces Programm. Nell’insieme, una “tre giorni” molto utile per rafforzare il legame con il Partito, in un’area così importante come quella di lingua tedesca.

Roma. In ossequio alla tattica di indire conferenze dove ci si nasconde dietro sigle istituzionali senza comparire direttamente, Lotta Comunista ha organizzato, il 15/2, presso la Fondazione Basso di Roma, un convegno sui “fattori di razza e nazione nella teoria marxista”, riprendendo il titolo di uno dei nostri testi di base: i loro uomini sguinzagliati ovunque nel classico stile “servizio d’ordine” e tra i relatori il prof. Gian Giacomo Cavicchioli, una sorta di esperto del movimento comunista. Negli interventi, tralasciando l’“anti-bordighismo” di A. Mantovani che non ha mancato di sciorinare presunte contraddizioni presenti nelle posizioni di Bordiga sulla questione nazionale (cosa che, a quanto pare, va di moda tra i “liberi pensatori”, imbevuti di... ignoranza!), gli altri (Cavicchioli, Restelli e Basso) hanno cantato l’elogio di Bordiga (per il primo, siamo di fronte a un “vero e completo testo socialista”). Interessante il Restelli sulla storia delle lotte internazionaliste del proletariato triestino (specialmente negli anni in cui era attivo il giornale comunista “Il lavoratore”), contrapposte alla infame politica nazional-comunista di cui è stato preda nel secondo conflitto mondiale. Peccato che nessuno, nel tessere le lodi del grande teorico, abbia accennato minimamente alla sua militanza politica: così, al termine dei lavori, abbiamo ritenuto necessario prendere la parola facendo notare ai convenuti che si può parlare di “scritti di Bordiga” solo riferendosi a quelli firmati e pubblicati sino al 1930 (anno della sua espulsione dal PCI), mentre tutti i contributi successivi uscirono anonimi, negli organi di stampa di un partito nel quale militò fino alla morte, non per vezzo intellettuale ma nella ferma convinzione di esserne umile strumento (la sonda che scandaglia nella storia). Errore fondamentale, quindi, per chi voglia comprendere appieno il “pensiero di B.”, è quello di separare il teorico dal militante rivoluzionario: l’opera del restauro della teoria marxista, alla quale diede il suo formidabile apporto, è inscindibile da quella dell’organo rivoluzionario di cui egli fu insieme fondatore e semplice militante.

Benevento. A seguito degli attacchi scatenati dalla polizia, a Firenze e a Pisa, contro adolescenti che manifestavano contro i bestiali bombardamenti su Gaza, vi è stato un moto di sdegno in tutta Italia. A Pisa, in particolare, a migliaia sono scesi in strada esprimendo lo sdegno contro l'infame attacco poliziesco. Anche a Benevento il 24/02, c'è stata una manifestazione di condanna sotto la prefettura: promossa da CGIL, ANPI e varie organizzazioni, ha visto una settantina di manifestanti, pochi i giovani, molti gli anziani. Tutti gli interventi esprimevano la condanna alla violenza poliziesca e tutti hanno parlato della guerra, esprimendo il proprio pacifismo. Infine, è intervenuto un nostro compagno che ha sinteticamente espresso la posizione dei comunisti: 1) la crisi di sovrapproduzione del sistema capitalistico determina necessariamente il ricorso alla guerra; 2) no al pacifismo degli “uomini di buona volontà”, sì alla lotta aperta contro le guerre del capitalismo; 3) siamo qui a manifestare contro la violenza poliziesca, consapevoli che il potere ricorrerà sempre più alla violenza rivolgendola contro i lavoratori che saranno costretti dai fatti a scendere in lotta contro il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Abbiamo raccolto numerosi consensi alle nostre posizioni e distribuite numerose copie del nostro giornale.

Cagliari. Perdurando la scarsa combattività del proletariato, le opportunità che ci sono offerte di cercare il contatto con la classe o per lo meno di fare opera di propaganda e proselitismo per il partito sono le manifestazioni organizzate dalle varie forme di opportunismo. A fine novembre 2023, abbiamo partecipato allo sciopero di UIL e CGIL in Sardegna, distribuendo un nostro volantino proprio contro gli scioperi-farsa e facendo conoscere il nostro giornale. Lo sciopero e la manifestazione sindacale si sono svolti, come da prassi, di sabato mattina e per poche ore ed erano quindi parte di uno spezzettamento degli scioperi su scala nazionale, dimostrando ancora una volta l’azione di divisione degli opportunisti che dirigono i sindacati di regime. Erano presenti soprattutto pensionati, pochissimi proletari. Ma alcuni giovani hanno accolto con piacere le nostre analisi e indicazioni di azione. Ha concluso la manifestazione il segretario generale Landini: ma dopo i toni roboanti usati davanti alla piazza, in pochi giorni è passato alla conciliazione e concertazione al tavolo con il governo. Tutto come previsto. Comunque, le voci dei proletari intervenuti dal palco testimoniano le preoccupazioni crescenti sul futuro e il fatto che il sindacato assume toni e parole sempre più ipocritamente battagliere per poter continuare l’opera sostanziale di stemperare la rabbia montante.

In tale occasione, abbiamo nuovamente raccolto l’insoddisfazione dei lavoratori Amazon di Cagliari (in totale sono circa 2mila), e stiamo operando perché diano corpo a una necessità reale e molto sentita: una organizzazione sindacale che rivendichi reali miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro, superando l’aziendalismo dei sindacati di regime. Ma c’è ancora molta paura a esporsi e la grande difficoltà è soprattutto che i tantissimi lavoratori da remoto nemmeno si conoscono tra loro.

Le altre manifestazioni, prodotto del tempo attuale, sono quelle “a sostegno della Palestina”, organizzate dai comitati di palestinesi residenti all’estero e dalla variegata galassia della sinistra opportunista, indipendentisti sardi e sindacati di base. Tante bandiere nazionali e pochi proletari. Ampio lo schieramento di polizia nonostante la scarsissima partecipazione alle manifestazioni, relegate in un angolo e circondate. La piccola borghesia, nonostante sia convinta di essere post-stalinista, ha raccolto la bandiera nazionale che la borghesia ha gettato nel fango – come da tradizione stalinista – e riempie i discorsi di parole come “patria”, “autodeterminazione nazionale”, “lotta contro l’invasore e l’oppressore”, “libertà”, “difesa della Costituzione” e una generica e metafisica “pace”, che non considera mai le classi sociali. Le sole possibilità di cambiamento sono affidate all’opera delle coscienze, ossia alla cultura, alle campagne di sensibilizzazione, all’educazione nelle scuole. In queste manifestazioni, portiamo le nostre parole d’ordine, proprio perché sono in completa antitesi con quelle dei partecipanti e cerchiamo di intercettare giovani con spirito rivoluzionario che siano almeno intuitivamente insoddisfatti dalla politica opportunista piccolo-borghese della cosiddetta “sinistra alternativa”. Nonostante tutto, buona la diffusione del giornale e dei nostri volantini.

 

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