Bordiga ritiene che presupposto di un’attività veramente rivoluzionaria del PCF sia la creazione di un apparato sindacale. Non si tratta di modifiche immediate ed improvvise. Non si esige che il riconoscimento dei principi marxisti che regolano i rapporti fra partito e sindacati, e l’elaborazione di un piano politico di azione. Gli avvenimenti dal congresso di Marsiglia in poi ci rafforzano nell’opinione che, nel partito e nei suoi elementi dirigenti, esista in queste questioni un certo grado di mancanza di volontà e di iniziativa.

Dal rapporto del comp. Frossard risulta che, a suo parere, la piattaforma dell’agitazione per rivendicazioni concrete degli operai nasca da un peggioramento delle prospettive rivoluzionarie. In realtà, si tratta del contrario: in ogni situazione, anche in una prospettiva di avvicinarsi della rivoluzione, gli interessi materiali del proletariato costituiscono la base più naturale dell’azione rivoluzionaria.

Nella questione sindacale, i compagni francesi sembrano rivolgere la loro principale attenzione alla prospettiva di un passaggio del proletariato deciso nei sindacati rivoluzionari unitari, e non si preoccupano a sufficienza di organizzarvi l’influenza del partito. Non sono ancora in grado di disciplinare i suoi militanti, che lavorano nei sindacati, per i suoi propri scopi.

Un esempio clamoroso di ciò è il caso Trotti, che, in qualità di delegato ufficiale dei sindacati francesi e, nello stesso tempo, di membro del PCF, al congresso dei sindacalisti in Italia ha preso posizione contro coloro che erano per l’I.S.R. Nella Commissione creata dal partito per trattare la questione dei rapporti fra la I.S.R. e i sindacalisti, i compagni erano pronti a fare grandi concessioni nella questione del collegamento fra il Comintern e l’I.S.R. e forse anche a rinunziare alla rappresentanza reciproca. La sola idea di un simile cambiamento costituisce già un pericolo serio, e la delegazione italiana, considerandola una questione di principio, prenderebbe energicamente posizione contro ogni cambiamento di tali forme.

L’Internazionale deve spingere il partito francese a svolgere con maggiore energia e iniziativa l’attività sindacale, altrimenti il partito sarà condannato ad una specie di impotenza rivoluzionaria.

Il partito deve possedere una struttura corrispondente al suo ruolo di partito comunista. Deve sbarazzarsi del complicato apparato disciplinare. La tattica del fronte unico non può svilupparsi in modo utile se il partito che la applica non dispone già di un’esperienza corrispondente ed anche di uno speciale apparato. È impossibile attendere dal partito francese che conduca con successo la lotta per il fronte unico, finché non è in grado di assicurare il lavoro sindacale. Analogamente, le deficienze riscontrate nel partito devono sconsigliare all’Internazionale il lancio della parola d’ordine del governo operaio [in Francia].

L’Internazionale e gli altri partiti comunisti devono aiutare il partito-fratello francese a districarsi dalla situazione sfavorevole nella quale ora si trova 1.

 

1 Nella seduta dell’11 giugno della stessa commissione, “Bordiga vota per l’insieme delle mozioni presentate dalla Commissione con la riserva che, date le difficoltà in cui oggi si trova il partito francese, non è consigliabile il lancio in Francia della parola d’ordine del governo operaio e del blocco operaio” (ibid. p. 130-131).

 

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