DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Operai! Compagni!

Due anni sono trascorsi dall’autunno 1920. La classe lavoratrice italiana fu allora sul punto di impadronirsi del potere; gli operai occuparono le fabbriche; anche gli strati più arretrati delle classi contadine erano entrati in movimento e violentemente occupavano le terre signorili, sorgevano spontaneamente i primi nuclei di una guardia rossa proletaria, l’incendio della rivoluzione divampava in tutto il paese. La classe operaia che sentiva di essere divenuta la protagonista della storia era disposta ai sacrifizi più eroici. Ma proprio in quel momento nelle file stesse del nostro partito si rivelarono i nemici più pericolosi del proletariato: i d’Aragona, i Buozzi, i Baldesi, i Turati, i Modigliani, con tutta la banda dei riformisti e dei centristi, vi hanno strappato la vittoria dalle mani e hanno salvato la borghesia.

Non siete riusciti ad impadronirvi del potere nel 1920; ecco perché i fascisti nel 1922 hanno potuto marciare su Roma e imporre la loro dittatura. Il riformisti giustificavano il loro sabotaggio della rivoluzione sciorinando ad ogni istante la lista interminabile degli inauditi sacrifizi che essa avrebbe domandato. Ma sono forse riusciti i riformisti a salvare la classe lavoratrice dai sacrifici più sanguinosi? Centinaia e migliaia di vittime sono già cadute; a decine e a decine di migliaia i proletari e i contadini sono condannati alla miseria e alla disperazione; le orde fasciste terrorizzano al paese; l’offensiva capitalistica continua implacabilmente contro le istituzioni economiche e politiche dei lavoratori.

La classe operaia, indebolita e disunita, assiste quasi impotente a tanta devastazione; la riorganizzazione delle forze proletari e si impone come una necessità immediata e in toga abile.

Oggigiorno la vera fisionomia politica dei riformisti italiani si è rivelata con estrema chiarezza a tutti gli operai: i riformisti al tono sono degli strumenti della borghesia. Come era facile prevedere da loro tattica di collaborazione governativa con l’ala sinistra borghese per attuare gradualmente le riforme socialiste, è fallita. La demografia si è alleata apertamente e senza riserve alla reazione. Tutte le garanzie costituzionali e tutte le conquiste operaie sono calpestate dalla dittatura dal terrore fascista. Mi riformisti che non volevano la violenza rossa hanno solamente ottenuto di contribuire allo scatenarsi della violenza reazionaria. Invano hanno supplicato la borghesia di raccoglierli collaboratori per rifare l’Italia. Invano si sono trascinati pietosamente e hanno cercato trascinare la classe operaia e piedi della monarchia! Per rifare il suo stato di classe la borghesia ha distrutto le organizzazioni operaie. Ossequiente ai saggi consigli del signor Turati la monarchia si è gettata nelle braccia di Mussolini, concedendogli pieni poteri di fabbricare l’opinione pubblica con la censura e col sequestro dei giornali, di organizzare l’economia nazionale con l’imposta sui salari, con l’abolizione delle 8 ore, con la protezione del parassitismo capitalistico, di violentare il suffragio universale con la proporzionale maggioritaria. Ecco come la borghesia ha accettato i servizi offerti umilmente dai signori Turati e C.: i riformisti sono stati messi alla porta come servitori non desiderati.

Compagni!

Gli insegnamenti del passato non sono però stati vani.

Il congresso di Roma del P.S.I. ha espulso il riformisti che ha votato la sua adesione all’Internazionale Comunista, accettando senza riserve di 21 punti e implicitamente quindi anche la fusione col Partito Comunista.

Il Congresso di Roma ha mostrato che i socialisti italiani desiderano sinceramente di dirigersi nella via del comunismo: essi hanno riconosciuto i loro errori pericolosi e hanno dichiarato di essere pronti a ripararli. Il IV Congresso dell’Internazionale Comunista si è occupato a lungo e minutamente della situazione nuova creatasi nel movimento operaio italiano: esso ha deciso all’unanimità di procedere alla immediata fusione del Partito Socialista Italiano col Partito Comunista d’Italia in un solo Partito che porterà il nome di Partito Comunista Unificato d’Italia (Sezione dell’Internazionale Comunista). Gli statuti dell’Internazionale dichiarano che in ogni paese non può esistere che un solo Partito Comunista, una sola Sezione dell’Internazionale Comunista. Il IV Congresso ha nominato una commissione speciale composta di tre rappresentanti del Partito Comunista e di tre rappresentanti del Partito Socialista sotto la presidenza di un membro del Comitato Esecutivo dell’Internazionale. Noi vi domandiamo di diventare tutti i collaboratori volenterosi ed entusiasti di questa Commissione, di creare le condizioni più favorevoli per il suo lavoro, di fare ogni sforzo perché la fusione avvenga rapidamente e senza difficoltà.

Il periodo delle scissioni è passato. Un nuovo periodo storico si inizia per il proletariato italiano, il periodo della riorganizzazione delle forze proletarie. Tutti gli operai veramente rivoluzionari, tutti gli elementi combattivi del popolo lavoratore italiano entreranno nelle file del Partito Comunista Unificato d’Italia. Il Partito Comunista Unificato deve essere il centro organizzativo di tutti gli operai coscienti d’Italia. Essi devono unire tutte le loro forze per abbattere i riformisti, per liberare i sindacati dai traditori “amsterdamiani”, per lottare energicamente contro gli ultimi sforzi dei confederalisti riformisti, che attraverso un sedicente Partito del Lavoro, cercano di vuotare di ogni spirito di lotta le organizzazioni sindacali e di farne uno strumento per collaborare con la borghesia fascista. Bisogna conservare alle organizzazioni sindacali una forte unità ma bisogna vivificarle col spirito rivoluzionario e condurle nelle file dell’Internazionale dei Sindacati Rossi.

Operai! Contadini!

Il Partito Comunista Unificato d’Italia sarà l’avanguardia nella lotta di tutti i lavoratori contro il fascismo maledetto: intorno alla sua bandiera deve raccogliersi la parte migliore e più cosciente della classe operaia e contadina d’Italia. Applicate sistematicamente ed energicamente la tattica del fronte unico sia nel terreno sindacale che in quello politico: se esistono paese dove questa tattica si imponga per fortificare le posizioni della classe operaia, esso è appunto l’Italia dominata dal fascismo.

Il tradimento dei riformisti è stato pagato con sangue più prezioso della classe operaia italiana: nuovi combattenti devono sorgere da questo sangue. Il giogo fascista non sarà eterno; il regime borghese e condannato a morte. Più terribile è la reazione, più feroce la dittatura della borghesia e più numerosi saranno coloro che si manterranno fedeli alla bandiera rossa e che combatteranno fino in fondo per la dittatura del proletariato.

Andate alle masse! Nonostante tutte le difficoltà che troverete sulla vostra strada per le violenze dei fascisti e per gli abili intrighi dei riformisti, andate alle masse! I comunisti li devono lavorare in tutti gli ambienti operai, devono educare i loro fratelli di classe, devono incitarli alla lotta. I comunisti devono penetrare ovunque la borghesia e i suoi servi cercano di raggruppare violentemente i nostri fratelli di classe, per farli strumenti degli interessi capitalistici. Noi dobbiamo trovarci ovunque sono operai, per educarli e guadagnarli alla causa comune.

Vogliamo il governo operaio!” Ecco la parola d’ordine che deve conquistare la coscienza degli operai italiani. Solo il governo degli operai e contadini può salvare l’Italia dalla sua miseria attuale; solo un governo degli operai e contadini può “rifare l’Italia”. Tutti gli operai, anche quelli che non militano in nessun partito, anche quelli che militano ancora nei partiti avversari, devono essere chiamati a costituire il fronte unico proletario.

Non perdetevi di coraggio! Resistette! Legalmente e se è possibile, illegalmente se è necessario, difendete la causa comunista dinanzi alle masse operaie!

Andate alle masse e dite loro che il tempo delle scissioni è passato e che il IV Congresso mondiale dell’Internazionale Comunista ha cominciato l’opera di concentrazione di tutte le forze operaie d’Italia.

Prima il vero socialismo rivoluzionario!

Viva il Comunismo!

Viva il Partito Comunista Unificato d’Italia!

Viva la classe operai italiana!

Viva all’internazionale comunista!

 

Il Presidium del IV Congresso dell’Internazionale Comunista

La delegazione del Partito Comunista d’Italia

La delegazione del Partito Socialista Italiano

Il IV Congresso dell’Internazionale Comunista

(Protokoll 4 Kongresses, cit., pag. 18-20)

 

Al proletariato italiano

Compagni, operai, e contadini d’Italia!

Nell’occasione della solenne apertura del IV Congresso Mondiale della Terza Internazionale, che coincide con il quinto anniversario del trionfo della Rivoluzione Russa, l’Internazionale Comunista si rivolge a voi, poiché gli avvenimenti di questi ultimi giorni pongono in prima linea la vostra lotta contro una reazione implacabile.

Due anni or sono, l’Internazionale Comunista aveva energicamente consigliato ai capi del Partito Socialista Italiano, allora unificato, di iniziare l’offensiva. Essa domandava loro nel modo più pressante di sbarazzarsi dei fautori di compromessi, degli opportunisti, e, approfittando del panico della borghesia e del crescente spirito rivoluzionario dei lavoratori dopo le prove della guerra e le disillusioni della pace, di vibrare un colpo decisivo al regime borghese.

Ma l’opinione dei partigiani delle mezze misure e della prudenza è prevalsa. Essi hanno paura della dittatura del proletariato. Essi sono radicalmente pervasi dalle tradizioni democratiche e legalitarie.

Ed ora è avvenuto ciò che l’Internazionale Comunista vi aveva predetto; mentre i centristi tergiversavano con l’ala destra, la borghesia si è ripresa, la reazione ha iniziato l’offensiva, il potere è caduto nelle mani dei banditi che scagliano contro voi e contro i vostri ideali l’odio più implacabile dei vostri nemici di classe.

I fascisti sono i padroni della situazione; essi hanno di fatto instaurata la loro dittatura; essi hanno di fatto instaurata la loro dittatura; essi hanno schiacciata la democrazia e la legalità, tutte queste decorazioni ingannatrici davanti alle quali si inchinano ingenuamente i fiacchi capi del socialismo italiano.

Con il ferro e nel sangue essi compiono la loro opera; essi distruggono completamente le organizzazioni operaie contro le quali anche prima essi hanno condotto una lotta brutale con l’aiuto dello Stato. Lo Stato ora è caduto nelle loro mani. Ma non vi lasciate abbattere. Non soltanto non tutto è perduto, ma la vostra vittoria è assicurata se voi darete prova di fermezza e se adotterete una giusta tattica.

Le forze del proletariato nelle principali città industriali, Torino, Milano, Trieste, ecc. sono ancora intatte e possono prepararsi alla resistenza in un avvenire relativamente prossimo.

Il Partito Comunista d’Italia che ha rotto da tempo i propri rapporti con gli elementi indecisi che sotto il nome di “massimalisti” seguivano una tattica di debolezza e di concessioni fino a concludere, or è un anno, la pace con le bande fasciste, il Partito Comunista tiene fermamente la bandiera rossa e chiama a sé non soltanto tutti i socialisti capaci d’una azione rivoluzionaria, non soltanto tutte le masse operaie ed i contadini coscienti, ma anche tutti gli uomini onesti che vedono con spavento avanzarsi la nera reazione.

Bisogna ricordare che le forze della Rivoluzione in Italia non sono così deboli come può sembrare ai seminatori di panico, mentre le forze dei fascisti sono molto più deboli di quanto affermino i loro amici e i loro ammiratori.

Non soltanto una importante frazione della democrazia intellettuale radicale si separa da essi, ma nello stesso campo dei vostri diretti nemici di classe non vi è unione.

I fascisti sono innanzi tutto uno strumento nelle mani degli agrari. La borghesia industriale e commerciale ravvisa con inquietudine l’esperienza tentata dalla sanguinosa reazione, che essa considera come un bolscevismo nero. D’altra parte, a fianco degli elementi che sono politicamente indeterminati ma che partecipano energicamente alla lotta immediata come gli studenti controrivoluzionari e gli ufficiali mobilitati, i fascisti hanno anche elementi operai fra il proletariato della campagna ed una parte di contadini. Questi elementi si accorgeranno ben presto di essere stati, con promesse fallaci, coinvolti in questa avventura controrivoluzionaria e che di essi si sono fatti dei soldati dei grandi proprietari fondiari contro i loro stessi fratelli.

Infine il fascismo è la politica delle avventure internazionali. Perciò, mancando di programma e d’ideale, senza una solida ed omogenea base sociale, il fascismo non tarderà a provocare contro di lui un movimento di indignazione pubblica.

È necessario che questo movimento entri nella misura del possibile nel nostro metodo perché gli operai d’Italia, con il Partito Comunista alla testa, conducano questo movimento di protesta fino al limite massimo che sarà possibile. L’Internazionale Comunista è con voi, cari compagni, essa segue attentamente le fasi della vostra difficile lotta, essa indica ai proletari di tutti i paesi gli avvenimenti d’Italia come un esempio delle conseguenze dannose della falsa tattica dell’opportunismo e del semi-opportunismo ed essa sarà felice di poter segnalare la storia ulteriore del vostro movimento come un esempio del modo come questi errori devono essere riparati.

L’Internazionale Comunista è pronta a portarvi tutto l’appoggio che essa può darvi con le sue forze.

Viva l’unione di tutti gli operai contro la reazione!

Viva l’unione degli operai di tutto il mondo contro il capitale!

Viva la Terza Internazionale e la prossima vittoria della Rivoluzione Proletaria!

Pietrogrado, 5 Novembre 1922

 

 

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