Più welfare!”: è questa la ricetta di tanti imbecilli che non hanno capito nulla delle dinamiche del capitalismo, delle sue leggi e soprattutto delle sue crisi, e che illudono chi li sta ad ascoltare che quella sia la strada per uscire dal dissesto generalizzato dell'economia mondiale. Il modello? Ma è ovvio: Germania e Svezia, in primis, due paradisi in terra. Poi però arriva qualcosa che manda in frantumi sogni, illusioni, mistificazioni.

Così, veniamo a sapere che, per almeno quattro notti, intorno al 20 di maggio, Husby, il quartiere-ghetto (ma come?!) di Stoccolma, è stato teatro di violenti disordini, dopo l'uccisione da parte della polizia, a metà mese, di un settantenne che s'aggirava con un machete in mano: auto ed edifici incendiati, sassaiole contro polizia e vigili del fuoco, a opera di gruppi di cinquanta-sessanta giovani e giovanissimi, immigrati e non, disoccupati o in cerca di lavoro. Gli osservatori osservano, i commentatori commentano: noi sappiamo che il welfare modello scandinavo è servito, per un lungo periodo, coincidente con la fase espansiva del capitale post-Seconda guerra mondiale, ad attenuare le disparità e le tensioni, ma non a eliminarle – anzi, ha finito per accumulare materiali esplosivi, pronti a esplodere ai primi segni di rallentamento dell'economia. E, in ogni caso, mentre il “mito scandinavo” imperversava, sappiamo quanto fossero diffusi alcolismo, suicidi, generalizzato mal di vivere...

Attraversiamo il Mar Baltico e approdiamo in terra germanica, altro amato/odiato mito del welfare (ricordate il “modello renano” che tanto affascinò in passato gonzi e marpioni?). Qui, tra fine aprile e inizi di maggio, si sono succedute due interessanti agitazioni: la prima, dei 33mila lavoratori della Lufthansa, che chiedevano aumenti di salario del 5,2% (ottenuti), a fronte di una controproposta aziendale di un ridicolo +0,4-0,6% e soprattutto della minaccia di taglio di 3500 posti agitato dalla compagnia (1755 voli annullati, blocco pressoché totale degli scali di Francoforte, Monaco, Düsseldorf, Colonia, con ripercussioni in tutt'Europa); la seconda, dei lavoratori della Mercedes e della Volkswagen, anch'essi scesi in lotta per rivendicare aumenti di salario e respingere piani di ristrutturazione (il fatto che il potente sindacato di stato IG-Metal sia stato costretto a farsi carico di richieste di aumenti del 5,5% contro il 2,3% offerto dall'azienda, per i 3,7 milioni di lavoratori del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico, mostra che il malcontento aveva raggiunto un livello preoccupante).

Lunga e ardua è la via della ripresa generalizzata della lotta di classe. Ma, intanto, benedetti dal welfare, benvenuti fra i ranghi dei proletari in lotta!

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°04 - 2013)

 

 

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