Sì alla lotta! No all’autolesionismo!

Pubblicato: 2010-07-20 18:52:57

Grande emozione ha suscitato il caso dell’infermiera napoletana che, per protesta per il mancato pagamento dello stipendio, si è sottoposta a una serie di trasfusioni di sangue, fino a morirne. I mezzi di comunicazione di massa si sono buttati sull’episodio come altrettanti avvoltoi e i riformisti di ogni specie ci hanno ricamato sopra in maniera vomitevole – tutti rovesciando retorica, lacrime e buoni sentimenti a barili.

Per noi, è un’ulteriore tragedia. E’ una tragedia di isolamento e di abbandono, di mancanza di prospettive, di rinuncia alla lotta. E’ la tragedia di una classe lavoratrice lasciata sola ad affrontare la crisi economica, dopo decenni di tradimenti politici e sindacali.

Negli ultimi mesi, nel mondo si sono succeduti episodi simili: grande rilievo è stato dato da tutti i giornali all’ondata di suicidi nella fabbrica della Foxconn, colosso della componentistica elettronica mondiale, a Shenzhen, in Cina [1]. Oppure, senza arrivare all’estremo autodistruttivo dell’infermiera napoletana, ci sono stati episodi che rispondono però a una logica comune: farsi male per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni – operai che s’incatenano alle ciminiere, disoccupati che si cospargono di benzina, lavoratori che minacciano di gettarsi nel vuoto...

Le energie che i proletari riescono a strappare alla macina dello sfruttamento sono preziose: vanno salvaguardate e soprattutto vanno indirizzate contro il modo di produzione capitalistico e il suo bastione, lo Stato. Non vanno disperse e tanto meno rivolte contro se stessi. Non è di martiri e di autolesionismo che ha bisogno la classe proletaria, ma di combattenti e di lotta aperta, dura, intransigente!

 


[1] Naturalmente, il patron della Apple, che della Foxconn si serve per costruire il famoso iPhone, neo-mito della bolsa e instupidita classe media di ogni latitudine, smentisce che vi si lavori male: “Conosco la Foxconn e non è un posto dove si sfruttano i lavoratori. E’ una fabbrica, certo, ma è un bel posto, con ristoranti, cinema, piscine e un ospedale interno” (Corriere della Sera, 3/6). Insomma, un nuovo Club Méditerranée su suolo cinese... E che importa se i lavoratori sgobbano 12 ore al giorno per sei giorni la settimana? Tanto poi vanno a farsi un tuffo in piscina e si ritrovano tutti insieme al ristorante.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°04 - 2010)