Capitalismo assassino: la tragedia di Haiti ( Il Programma comunista, n°1, 2010)

Pubblicato: 2010-04-05 09:47:57

 

 

Di fronte all’apocalittico terremoto che ha semidistrutto aree intere dell’isola caraibica di Haiti, non abbiamo molto da aggiungere a quanto abbiamo già scritto in decine e decine di altre occasioni – più di recente, all’epoca dell’uragano Katrina sulla costa della Louisiana o dello tsunami che colpì ampie zone dell’Indonesia. Come sempre nel caso di simili “eventi naturali”, è il capitalismo il primo responsabile delle morti di decine di migliaia di persone e delle sofferenze di altrettante. L’inurbamento selvaggio, le condizioni miserevoli di vita, la precarietà delle infrastrutture, la forbice sempre più spalancata fra ricchezza e povertà, lo sviluppo ineguale che condanna interi paesi e aree geografiche a una miseria e sfruttamento assoluti: sono queste caratteristiche squisitamente capitalistiche che creano e amplificano la tragedia. Ora, contate e raccolte le vittime, spianate le rovine, spentasi l’orgia di sensazionalismo mediatico, avrà come sempre inizio il grande business della ricostruzione: non a caso, benedetti da un presidente Premio Nobel per la Pace, i lungimiranti USA – dopo aver stanziato i soliti miliardi che chissà che fine faranno (e che comunque sono begli investimenti sul futuro: l’usuale Piano Marshall delle catastrofi)  – hanno inviato ben diecimila marines per mantenere l’ordine di fronte alla minaccia, molto reale, di sommosse popolari (suscitando i mugugni di altri paesi “interessati”: vedi la Francia). D’altra parte, è dal 1915 che gli USA hanno allungato le mani sull’isola, inaugurando un secolo di tragedie infinite per una popolazione ridotta alla fame e alla miseria: le recenti lotte sociali per il pane (di cui abbiamo scritto mesi fa) hanno anticipato il “disastro naturale”.

Capitalismo assassino, dunque: in tutti i sensi e senza possibilità di assoluzione.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2010)