Lotte proletarie in Polonia

Pubblicato: 2009-11-08 16:56:51

Leggere sui quotidiani nazionali esempi di lotta proletaria di resistenza al capitale è diventato praticamente impossibile: un muro gigantesco divide ormai la società dello spettacolo borghese dalla realtà. Eppure gli avvenimenti che riusciamo a evidenziare (da “Le Monde Diplomatique”, marzo 2008) sono importanti per avere un quadro della situazione reale.

In Polonia, il 2007 è stato un anno di lotte sociali e di scioperi delle più diverse categorie: postini, infermiere, insegnanti, doganieri e minatori, ma anche operai di industria. Le stesse condizioni di pressione sui salari (un quarto di quelli occidentali), sull’occupazione e sulle condizioni di vita e di lavoro in genere si sono abbattute sui lavoratori polacchi, mentre il costo dei beni di consumo e dei servizi si avvicina a quello tedesco. La massiccia emigrazione e la crescita dei Fondi europei hanno permesso di mettere in conto una diminuzione della disoccupazione, con un aumento della precarietà generale: ma tutti i settori, sia industriali che del pubblico impiego, sono entrati in fibrillazione. A febbraio, i postini reclamavano un drastico aumento dei salari  (dagli attuali 300 € netti) sostenuti dal sindacato anarcosindacalista “Iniziativa dei lavoratori”; a giugno, le infermiere e ostetriche di Varsavia hanno occupato il Ministero, sostenute dai manifestanti e contro la polizia che cercava di farle sgomberare dall’edificio (sul piazzale antistante, un insieme di tende è divenuto centro di accoglienza di tutti i lavoratori solidali, tra cui i minatori di profondità). Poi, hanno cominciato i lavoratori dei trasporti pubblici a Kielce, che hanno paralizzato la città contro la proposta di acquisizione dell’impresa da parte del gruppo francese Veolia, con il rischio reale di finire in una via senza sbocco (l’azienda si sarebbe trasformata in un’impresa ad “azionariato operaio”). In luglio, lo scontro interno tra infermieri (con aumenti salariali inesistenti) da una parte e direttori e medici (con grossi aumenti stipendiali) dall’altra è ripreso e si è incancrenito soprattutto per la volontà del governo di privatizzare il sistema sanitario, con il progetto di incamerare mezzi finanziari notevoli, facendo pagare parte delle cure agli assistiti.

Le manifestazioni di protesta delle infermiere sono proseguite anche nei primi mesi del 2008, e a esse si è aggiunto lo sciopero degli insegnanti a Varsavia, che ha posto come obiettivo l’aumento del 50% degli stipendi e il ritiro dei piani di commercializzazione dell’istruzione. A fine gennaio, lo sciopero dei doganieri ha bloccato la frontiera orientale, con la richiesta di salari più alti. I conducenti di autobus si sono messi in sciopero della fame a Bydgoszez, a Lublino c’è stata l’occupazione di uno zuccherificio, anche i lavoratori della GM Opel sono scesi in sciopero così come quelli del supermercato Tesco a Tychy. Ma lo sciopero in cui il conflitto è stato più duro, e che ha ottenuto la più grande solidarietà a Varsavia, è stato quello di 500 minatori, che hanno fatto uno sciopero della fame barricandosi sotto terra, nelle miniere di carbone a Budryk, in Slesia. Lo sciopero, protrattosi per 46 giorni, era organizzato dai sindacati Agosto ’80 e ZZ Kadra (organizzazioni indipendenti dalle grandi centrali sindacali), e si è concluso con un aumento del 14% dei salari. In questa occasione, come in tante altre, i militanti di Solidarnosc hanno organizzato il crumiraggio insieme al sindacato dei minatori ZZg: il loro livello di sindacalizzazione, non a caso, è diminuito del 70% dal 1993 al 2003. Il livore antiproletario di Solidarnosc si è spinto a chiedere che il governo neghi la possibilità di organizzazione e di azione alle piccole formazioni sindacali, una proposta ripresa dagli imprenditori e dai sostenitori del “sindacalismo responsabile”: miserabile fine corporativa di un “sindacato di lotta”, che ventotto anni fa si era scontrato con i sindacati di regime...

 

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°03 - 2008)